Traditore, vigliacco, mignottocrazia, bunga-bunga, escort , rottamatore, Scilipoti, Che fai, mi cacci?, Montecarlo, massaggi, sversamento, monnezza, Rosarno, Anemone, cricca, Ruby, sfiducia, Wikileaks, Grecia, Haiti, orecchino, parentopoli , crisi, Golfo del Messico, disoccupazione, n’drangheta , piazza, preti pedofili, Terzigno, insicurezza, vajassa , sregolazione, balconing, sputtanopoli, narcinismo , coazione al vuoto, Avetrana, presentismo euforico, disavanzo primario, contatore del debito pubblico, precarietà, ce ne è abbastanza per dire addio senza rimpianti al 2010? Senz’altro, se non fosse, per chi scrive, che il 2010 ha apportato, per fortuna e grazia di Dio, anche gemme novelle nella sfera più intima degli affetti familiari.
Il 2011? Dipende, purtroppo, da noi, tutti, dalla nostra responsabilità, dalla nostra misura, dal nostro pudore, dalla nostra carità (sì! dalla nostra carità!), dal nostro lavoro, dal nostro riarmo mentale, come dice De Rita. E, poi, fortunatamente, dalla misericordia di Dio!
Auguri, dunque, prima di tutto ai nostri figli! Auguri di saper essere seri, misurati, pudichi, laboriosi e caritatevoli, come loro impone la grande fortuna che hanno avuto di crescere in un periodo di pace e di diffuso benessere!
E auguri a noi di riuscire – col nostro riarmo mentale – a non meritare , anche se ormai in questa tanto picciola vigilia de’ sensi ch’ è del rimanente , il loro disprezzo quando lasceremo a loro il Paese pieno di speranze che avevamo ereditato dai nostri genitori.
Dunque, fatto l’augurio, attorno ad esso cerchiamo di costruirci anche per quest’anno (che sarà molto difficile per tanti) un esercizio di ascesi civile, come ormai andiamo facendo ad inizio di ogni anno; ricordate i buoni propositi del 2009? Controllare il linguaggio, proteggersi dagli emozionismi! E poi quello del 2010? Combattere i ciarlieri!
Non so come siano andati questi esercizi per chi abbia voluto provare a sottoporvisi. Certo, come vedevamo sopra, l’anno non ha aiutato sia per il linguaggio sia per la pandemia di emozionismi e ciarlatanerie che hanno visto ancora trionfare l’ homo garrulus che tanto temevamo ad inizio d’anno. Ma mai come quest’anno, lo dicevo nell’augurio, vale la pena di tenere duro, perseverando ed, anzi, accrescendo l’ascesi civile con un nuovo impegno: dar corpo ad un riarmo mentale!
Che vuole dire “riarmo mentale”? Provo a declinare il concetto come lo vedo io: non solo tornare a desiderare (anche questa è una felicissima espressione di De Rita) ma anche tornare a scavare, sulla roccia faticosa, le strade che rendono i nostri ritornati desideri non certo miraggi per nuove diffuse affabulazioni ma ragionate e misurate aspirazioni che una volta erano alla portata della nostra fatica.
Torniamo ad essere severi, non nei giudizi (che, anzi, tanto più sono stupidi quanto più rumorosamente severi; e poi di Catoni dalla tunica sporca ne abbiamo fin troppi in questo Paese!) ma nei pensieri, nelle volontà, nei costumi e nelle manifestazioni di questi, nel senso profondo della responsabilità nel tempo.
Torniamo a pensare criticamente (a discernere, se volete) non accatastandoci dietro alle opinioni correnti ( Se mala cupidigia altro vi grida, uomini siate, non pecore matte! , Dante, “Paradiso”, canto V); torniamo a credere nel sacrificio, a rapportare i mezzi ai fini, ad investire nel capitale umano, a distinguere la spesa dall’investimento, a non avere paura dell’ambizione di lasciare un futuro accettabile a chi viene dopo di noi.
Torniamo a pensare, con generosità e con libertà, avendo presente che pensare è certo un dominio cognitivo, ma è soprattutto una qualità morale (Salvatore Natoli, “Il buon uso del mondo”, Mondadori,2010) e che solo gli uomini liberi sono veramente utili gli uni agli altri (Natoli, ibidem).
Questo, mi pare, possa essere l’impegnativo programma del nostro riarmo mentale e questa è la mia speranza per 2011. Buon anno a tutti!