La politica è per definizione il luogo della laicità, cioè della separazione dei piani. ?La politica non si desume dalla fede, ma dalla ragione. In questo senso lo stato deve essere stato laico, profano nel senso positivo?, sono parole del cardinal Ratzinger, che dicono in modo chiarissimo la natura e insieme la responsabilità della politica. Dunque la politica è esperienza profana e del tutto secolarizzata. Eppure si ha la sensazione che sia in atto una deriva pragmatica eccessiva e inquietante. Non solo i valori della tradizione cristiana, ma gli stessi valori di quella tradizione laica che connotano la prima parte della Costituzione, nei quali per decenni si è riconosciuta la stragrande maggioranza degli italiani, vengono oggi, nei fatti, anche se ancora non si osa teorizzarlo, messi in discussione. In questo senso si avvertono i segni di una secolarizzazione radicale che pretende di portare l?esperienza politica su un piano di totale neutralità valoriale e, dunque, di separazione e di sempre maggiore distanza dalla condizione esistenziale degli uomini.
Tutto ciò comporta domande nuove per i credenti, a partire dal ?come esserci?? dentro questa nuova stagione politica. Come essere dentro il tempo difficile e interessante che stiamo vivendo. Più si alza la soglia della laicità (intesa come cultura laicista), più cresce infatti la domanda ai cristiani di fecondare di senso questo tempo.
Purtroppo la risposta, o le risposte, non sembrano all?altezza.
I cristiani per lo più sembrano rifuggire dall?impegno politico, o lo accettano non sempre con adeguata preparazione (chi si sta occupando di formarli?) muovendosi spesso in modo timido e scoordinato anche dentro lo stesso schieramento. La Chiesa sembra lasciar fare, non confidando molto sulla loro capacità di influenzare gli eventi della politica italiana, assumendo essa l?onere di orientare i comportamenti concreti dei credenti nelle diverse situazioni. E la politica, su tale tipo di presenza della Chiesa, si divide. Da una parte fingendo di crederci (così almeno appare), si sostengono spesso acriticamente anche posizioni non magisteriali perché ciò è funzionale ad altri fini, dall?altra ? invece ? si reagisce in modo scomposto rivelando una sorta di complesso di inferiorità verso le indicazioni della Chiesa che, non riuscendo a contrastare efficacemente nel merito, vengono eccepite addirittura sul piano del diritto ad essere espresse.
Resta il dato di una politica disorientata e disordinata, prigioniera di una quotidianità senza respiro, quasi inconsapevole della sua inadeguatezza a dare risposte alle domande che le vengono poste. E la voce di quanti fanno riferimento alla ispirazione cristiana, si fa appunto sempre più flebile e intermittente. Anch?essi sembrano assorbiti nel clima declinante e malinconico di questa fase storica che ci siamo abituati a chiamare (seppur impropriamente) seconda repubblica.
Si sta ora affacciando la necessità di una nuova stagione per i credenti, dopo quella dell?unità politica e quella della diaspora in diversi partiti e schieramenti. La necessità cioè di trovare la strada per rendere più utile, cioè più visibile e influente, la loro partecipazione al lavoro politico, non per convenienza di parte (e non solo perché i cattolici non sentono di essere parte nel senso che normalmente si attribuisce a questa espressione), ma per rendere un servizio al paese e alla democrazia che mostrano di averne bisogno. Proprio la fine delle ideologie e l?allargamento del mondo rendono infatti urgente la necessità di ripensare categorie e forse anche modalità organizzative della politica.
I partiti tradizionali non sono più, per varie ragioni, proponibili. E, peraltro, non lo è più neppure la ?leaderizzazione? della politica, alla luce delle esperienze che hanno dimostrato quanto essa sia destinata a degenerare nella privatizzazione dei partiti e della politica stessa.
E? molto probabile che il futuro cui riservi una politica organizzata in ?partiti larghi? che assomigliano sempre più a organizzazioni elettorali tenute insieme da un tessuto ?ideologico? molto leggero, contenitori ed espressione, ad un tempo, di un pluralismo culturale molto variegato e strutturato, tendenzialmente proiettati a divenire una ?federazione di fondazioni?.
Dopotutto è innegabile che entrambe le coalizioni che danno vita al bipolarismo italiano del nostro sistema politico soffrono delle stesse difficoltà: eccessiva frammentazione, povertà di visione e pensiero, carenza di meccanismi selettivi dei ceti dirigenti. Una trasformazione di questo tipo può allora aiutare a superare i limiti indicati.
Se sarà così, diventa necessario favorire questo processo ed esserci.
Nella coalizione di centro sinistra chi ritiene di condividere l?opportunità di rendere più rilevante il contributo di una ispirazione culturale, etica e politica come è stata ed è quella del cattolicesimo democratico, dovrà disporsi a ritrovarsi insieme, darsi una struttura, organizzare forme e occasioni di incontro di elaborazione di pensiero, proposte e mediazioni, dentro il nuovo contenitore denominato ?partito democratico?.
Il lavoro non manca. Siamo infatti convinti che il partito democratico debba assumere ? tra le altre ? la sfida maggiore che oggi viene dalle questioni poste dalle rivoluzionarie conquiste della scienza.
Forse per la prima volta nella storia il problema maggiore non è quello di sollecitare il progresso tecnico, bensì di temperarlo umanisticamente, poiché oggi viviamo materialmente al di sopra delle nostre possibilità culturali e pensiamo razionalmente al di sotto delle nostre necessità spirituali. La domanda di un nuovo umanesimo scuote, dunque, la politica secolarizzata e con essa è necessario tentare di interloquire. Ha detto Steven Jobs, il presidente della Apple, che sarebbe disposto a scambiare tutta la sua tecnologia per un?ora di colloquio con Socrate. Un?affermazione che misura da un lato lo smarrimento dell?uomo contemporaneo e dall?altro l?assenza di risposte e interlocutori forti per i problemi veri dell?uomo d?oggi.
Nel partito democratico, pur essendoci oggi qualche resistenza a cogliere la centralità di questi problemi, si pone la prospettiva per uomini e donne credenti che non abbiano alcun complesso di inferiorità, di un lavoro serio e ?creativo?.
Il dialogo intrapreso da noi due vuole solo rappresentare un contributo per iniziare.
E? nato quasi per caso. In un tempo peraltro non propriamente adatto. Ci siamo trovati a dibattere durante l?ultima campagna elettorale per le elezioni politiche del 2006, in quattro località che sono anche le città natali di quattro protagonisti della vicenda politica dei cattolici italiani: Formigine, Arezzo, maglie e Borgo Valsugana.
Una sorta di pellegrinaggio casuale e significativo, che ci ha aiutato a raccogliere la lezione di chi ci ha preceduto, per fecondare una proposta di futuro: Ermanno Corrieri, Amintore Fanfani, Aldo Moro e Alcide De Gasperi.
Giulio Mauri e Luigi Giorni, lavorando sulle registrazioni, hanno concentrato i quattro dialoghi in un unico breve discorso e, di ciò, li ringraziamo. Ad integrazione vengono poi pubblicati i profili di questi quattro grandi protagonisti ed alcuni dei nostri articoli già apparsi su quotidiani e riviste.

Roma, settembre 2006

Pierluigi Castagnetti
SavinoPezzotta

P.Castagnetti, S.Pezzotta, Introduzione in ?Come Esserci. I credenti nella nuova fase della politica secolarizzata?, Rubbettino Editore, Catanzaro, 2006.