Franceschini, leader dell´Ulivo alla Camera: un anno fa sul Pd tanti non ci avrebbero scommesso un euro.
Non piace a Dario Franceschini il gioco della “posta” sulla leadership. Proprio quello che «non ci vuole» alla vigilia di congressi storici, in cui Ds e Margherita si scioglieranno per intraprendere la creazione del Partito democratico. È il momento piuttosto, dice, di parlare del partito nuovo, della sua fisionomia, delle sfide da affrontare. Franceschini, capogruppo dell´Ulivo alla Camera, sta limando i discorsi che terrà a entrambe le assise, della Margherita, il suo partito, e dei Ds.
– Onorevole Franceschini, parliamo dell´entusiasmo che non c´è. Come può nascere un partito in piena di risacca?
«Risposta semplice: forse perché la scelta che noi facciamo ora, i nostri elettori l´hanno già fatta da un pezzo, almeno dieci anni fa. E poi, vorrei ricordare che il nostro tentativo è doppiamente inedito. È inedito infatti far nascere un partito attraverso lo scioglimento e la fusione di due forze politiche molto radicate. Stiamo costituendo un partito mentre siamo al governo. Tutti i partiti storicamente nascono su una protesta, su una lotta, pongono una candidatura alternativa a governare il paese. Creare un partito mentre si governa ha come conseguenza che il giudizio della gente, sia misurato molto sull´azione del governo».
– Per questo manca l´entusiasmo?
«Cinque anni fa era facile per noi riempire le piazze contro Berlusconi. Ora il partito va fatto con la ragione. I sondaggi rilevano che c´è stato un calo di consenso alla coalizione. Gli elettori che momentaneamente hanno deciso di non votare più il centrosinistra nella quasi totalità fanno riferimento all´Ulivo perché gli altri partiti dell´Unione sono piccoli e identitari. In parte il clima non positivo era inevitabile, perché abbiamo fatto scelte serie, ad esempio una finanziaria di risanamento e di avviare il percorso di riforme non in base al diagramma del sondaggio settimanale ma sui bisogni del paese. Se le riforme sono vere, il consenso non arriva subito. Ma c´è anche la parte evitabile, e quindi colpevole. Sta nell´immagine complessiva della coalizione e, in parte, dell´Ulivo. Ancora frammentazione, litigiosità, protagonismo, troppe facce che parlano solo per essere riprese dalla telecamere. Il Pd nasce anche per contribuire alla riduzione della frammentazione».
– Ci sono inoltre molti malumori, come si vincono?
«Dopo che si è deciso di imboccare la strada del Pd, i due partiti promotori hanno adottato un meccanismo partecipato. Alcune centinaia di migliaia di persone sono state coinvolte nelle fasi congressuali a tutti i livelli, nelle sezioni, nei circoli. Questo processo approderà alla scelta democratica maggioritaria del Pd su cui un anno e mezzo fa, nessuno avrebbe scommesso un euro. Era ipocrita pensare che la scelta potesse partire senza i percorsi congressuali di Ds e Margherita. Ma è chiaro che questa fase si conclude domenica sera e la fase costituente deve partire lunedì».
– Quali requisiti dovrebbe avere la fase costituente?
«Deve essere veloce, perché prima serviva la pazienza per convincere, da lunedì prossimo andrà avanti chi è già convinto. Secondo requisito, costituente totalmente aperta a tutte quelle persone, movimenti, associazioni che si riconoscono nell´Ulivo e nel progetto del Pd pur non avendo un´appartenenza ai Ds o alla Margherita. Terzo e più importante: nella fase costituente molta politica. Si affronteranno i temi dello statuto, delle regole, delle famiglie politiche europee. Ma la gente si aspetta che il Pd affianchi all´azione di governo, la capacità di parlare dei grandi problemi: i cambi climatici, lo scontro tra civiltà, la globalizzazione, il lavoro».
– Alleanze tra leader, disfide per il Pd, quelle che Fassino ha chiamato “gossip”, quale peso hanno?
«Interessano solo gli addetti ai lavori. Dobbiamo garantire agli italiani è che quando sarà il tempo, la scelta del leader del Pd sarà trasparente e coinvolgerà tutti quelli che vogliono essere coinvolti».
– La sinistra di Mussi non ci sta e annuncia l´addio ai Ds. La preoccupa o per lei è meglio così? Anche nella Margherita ci sono tensioni con Parisi e Bordon.
«Spero ancora che non avvenga la scissione di Mussi. Un partito come il Pd, per la sua stessa consistenza, non sarà un partito identitario, ma un luogo in cui conviveranno laici e cattolici, una parte moderata e una sinistra come nei grandi partiti europei. La sinistra Ds può difendere le proprie ragioni dentro il Pd. Nei Dl c´è un´unica mozione congressuale e Rutelli unico candidato. Dentro quest´unità possano convivere sensibilità diverse».
GIOVANNA CASADIO