Chi avesse in programma un viaggio negli States o ne sia reduce non può assolutamente perdere il capolavoro di Philip Roth : ?Pastorale americana? ( Ed. Einaudi). Non bisogna farsi ingannare dal tono soft e nostalgico dalle prime cinquanta pagine. Superato il prologo, la spietata penna di Roth si scatena, in un crescendo di intensità e di ritmo. Il suo stile caustico e diretto accompagna il lettore in uno sconvolgente viaggio nella storia degli Stati Uniti, attraverso la metaforica cronaca di un?epoca. Con meticolosità scientifica scava negli abissi della società americana con l?obiettivo di smascherarne gli inganni. La cavia di cui si serve è Seymour Levov, atleta bello e vincente, marin tutto d?un pezzo, figlio modello, lavoratore onesto ed instancabile. È lui lo ?Svedese?, il dio della piccola comunità ebraica di Newark, venerato ed invidiato da tutti i suoi compagni di Liceo. Proprio un suo compagno, Nathan Zuckermann, consueto alter ego letterario di Roth, narra la sua storia. L?esistenza di Seymour contiene tutti gli ingredienti che secondo la ricetta americana conducono ad una vita felice ed esemplare. E lui è pronto a seguire la ricetta con devozione e diligenza, facendo del politicamente corretto la sua religione, della felicità un dogma. Come da copione sposa miss New Jersey e crea dall?impresa ereditata del padre un piccolo impero. La nascita dell?amata figlia Marry sembra la lieta conclusione della storia di un americano modello. Ma Roth è uno scrittore che non segue gli schemi e che ama sorprendere. La piccola e vezzeggiata Marry diviene la rovina del suo perfetto papà. Spietatamente abbatte le mura che Levov aveva costruito attorno alla sua vita per impedire alla crudele realtà del mondo di entrare nel suo rifugio incantato. Seymour deve allora affrontare l?orrore della guerra in Vietnam, il terrorismo violento ed indiscriminato del ?68 americano. Invano tenta di comprendere e di mediare. Sotto di lui si apre una voragine sempre più profonda che lo risucchia, facendo crollare tutte le sue certezze. Con abilità magistrale e una vena di sadismo Philip Roth spoglia Levov di ogni illusione, mette alla prova la sua fede cieca nella ?pastorale americana?, come un Giobbe del ventesimo secolo. Lo costringe ad abbandonare la sua ottusa cecità e a guardare in faccia la meschinità delle persone che ama e la propria debolezza. Fino al giorno del Ringraziamento del ’73 che si trasforma in una memorabile resa dei conti, in cui la società svela anche l?ultimo trucco annientando ogni utopia. Capolavoro indiscusso della letteratura del novecento, questo romanzo ha regalato a Roth il premio Pulitzer nel ?98.
Recensione di un saggio di successo negli States