Come avranno notato i pochi amici che visitano questo blog, da qualche giorno mi sono astenuto dallo scrivere: teniamo tutti il fiato sospeso per quello che può accadere del nostro bellissimo e incosciente Paese. Infuria su di noi ed attorno a noi una tempesta dagli esiti imprevedibili, che può travolgere l’Italia e l’Europa e che non si arresta con le sole dichiarazioni del nuovo governo e della zoppa e goffa governance europea.
Tutti i nodi vengono al pettine. Come abbiamo sempre pensato, non sarebbe bastato il (pur assolutamente necessario) recupero di una dignità politica internazionale dopo i tanti mesi di sciagurata gestione della nostra immagine (e non solo di questa), a risolvere i problemi di fondo che da tanto tempo vedevamo con chiarezza. L’aver tardato tanto a divenirne coscienti (in Italia), ha amplificato i rischi di una situazione (nostra) troppo a lungo occultata; ma l’implosione più vasta che rischia di travolgere l’Europa ha anche cause esterne correlate alla debolezza di importanti leadership, esaltata anche – come accade spesso ai deboli – dalla presunzione di poter giocare ruoli impropri e dai “ricatti” dei rispettivi elettorati che non sanno guardare oltre il loro naso.
L’intero mondo è seduto su una montagna di debiti, pari, più o meno, all’80% del prodotto mondiale lordo (noi siamo al 120% del nostro prodotto interno lordo); che i detentori di questi enormi crediti (come tutti sanno ad ogni debito corrisponde un credito) siano in agitazione è fin troppo normale; che la loro agitazione sia concentrata su chi ne ha di più, di debito, può meravigliare solo gli ingenui e i prigionieri delle proprie ideologie, soprattutto se le economie di questi debitori lasciano pensare che non saranno mai capaci di restituire quanto hanno ricevuto in prestito. Molte banche in tutto il mondo hanno investito parte dei depositi che ricevono dai clienti in debiti degli stati e dalla qualità di questi (anche) dipende la capacità delle banche di restituire i depositi ai depositanti, ove questi ne facciano richiesta, come pure quella di prestare denaro a chi ne necessita per sviluppare l’economia. Un loop esplosivo, come facilmente si capisce.
Dunque, come da tempo sappiamo, la situazione è di estrema gravità, per noi soprattutto (indebitati, depressi e, finora, mal guidati) ma non solo per noi. I “pensieri” che sento correre in giro sono da brivido.
Per questo, non ho avuto e non ho voglia di scrivere. Ma oggi mi ha colpito una notiziola che ben accompagna la mestizia che ci pervade: Laura Antonelli, una bellissima sex symbol di qualche decennio fa, compie 70 anni, in miseria, in solitudine, distaccata dal mondo ma – dice il Corriere – in preghiera. Le sventure subite (da un’ingiusta detenzione ad un devastante lifting andato male), la fine del glamour che ne circondava la bellezza e della bellezza stessa, l’abbandono degli amici e l’isolamento dal proprio mondo sembrano essere i capitoli di un’elegia amara della bella vita, che – purtroppo – echeggia, sia pure dal piccolo mondo frivolo dello spettacolo, le vicende di un Paese che ha anch’esso dissipato se stesso.
Per questo, forse e curiosamente, mi ha colpito questa piccola notizia che viene da un mondo cui non ho mai prestato troppa attenzione. Tutti l’avevamo ammirata, la bella e vitale Laura di Malizia, che non ha saputo conservare se stessa nelle maree della vita e che ora comprende la fatuità del proprio trascorso: ha sperperato il suo provvisorio successo, dicono i giornali, ha tentato di arrestare il decorso del tempo sul proprio volto, che costituiva buona parte della sua ricchezza; ma, dicono sempre i giornali, non sembra travolta dall’amarezza, anzi pare distaccata ed assente.
Noi, torno così ai più drammatici casi nostri, non possiamo attendere distaccati ed assenti, per quanto inutili siano i rimpianti su ciò che avremmo potuto essere, e non siamo stati, se solo fossimo stati capaci di dirci come stavano le cose; anche a noi il lifting di debito e svalutazioni alla lunga non è venuto bene, anche noi abbiamo fatto uso di droga autorappresentandoci un mondo dove si può vivere e festeggiare coi soldi degli altri. Noi però siamo ancora in tempo; per poco ancora ma ancora. Seguitiamo ad attendere con fiducia trepidante la misura dell’impatto con la realtà.
Torneremo a parlarne quando ci sarà più chiara la strada.