Riflettendo sull’ultima riunione a Via Catanzaro (NdR: riunione del circolo PD ferrovieri Roma) mi venivano in mente le sagge conclusioni di Piva. Parole miti e moderne che contrastavano con il nostro ennesimo, lacerante, rito di autocoscienza punitiva e con i nostri appelli ad un “partito” che non c’è più, almeno nelle forme che hanno accompagnato la nostra giovinezza biologica e politica. Anche io sono arrivato alla riunione arrabbiato, amareggiato e con la voglia di trovare conferma in altri arrabbiati come me. Poi ho riflettuto su quanta di quell’acqua potesse ancora “macinare”, sul mondo che ci troveremo di fronte nei prossimi anni, sui miei figli (16 e 20 anni) e sui cambiamenti sempre più accelerati con i quali ci troveremo a fare i conti… e mi sono domandato:

–       sarò in grado di leggere e capire quello che verrà? In che modi la politica “di sinistra” potrà avere influenza sulla vita dei miei figli e sui contesti culturali e sociali che si svilupperanno?

–       Ma esiste una politica “di sinistra”, cioè una chiave moderna di interpretare il reale e di dare risposte alle nuove contraddizioni sociali che rischiano di inghiottire le nuove generazioni in processi di aggiornato (e neanche tanto…) sfruttamento?

Mi venivano in mente le tante volte che mio figlio ha reagito con stupore positivo alle risposte che io gli davo su domande apparentemente ingenue e disarmanti: papà che cosa significa essere “di destra”? Il fascismo cosa è stato per l’Italia? E’ stato proprio così cattivo? Cosa è un sindacato? Perché si sciopera? Chi ha “inventato” il socialismo? E via dicendo… Tutte le volte la mia cultura “analogica” è stata compresa e apprezzata: nella velocità dell’informazione on-line a lui mancavano proprio quei passaggi, quelle “liaison” che costruiscono il senso dei processi storici e del presente.

Ho capito così una cosa: è inutile scimmiottare una modernità digitale che non mi appartiene se non come processo acquisito con fatica e sul quale è molto più bravo mio figlio, anzi! Sul quale lui può insegnare a me molte cose. Quello che io ho di “pregiato” per lui è la cognizione “strutturale” della continuità che lega questi processi accelerati di modernità con le idee ed i valori costruiti dalla civiltà  democratica otto-novecentesca. Computer e lotta di classe? Internet e rivoluzione? Non lo so, forse sì.

Ora il PD sta dentro un governo…che non è il nostro…che forse non sarà l’ultimo nato all’interno di un estenuante processo di mediazione della politica italiana. Sì, la politica sarà molto complessa nel futuro e, probabilmente, con molte incognite e pochissimi ormeggi sicuri e porti “franchi”: le problematiche sociali si stanno facendo così complesse che costringeranno tutti, a più riprese, a fermarsi, tirare il fiato, chiedere tempo… perché siamo fragili e il cambiamento ci mette a dura prova, ci fa sentire inadeguati.

Io credo che davanti a queste incognite sia inutile e lacerante ostinarci in ulteriori processi di divisione ideologica; sia anche improduttivo estenuarci a difendere roccaforti già espugnate utilizzando magari  strumenti a noi consueti ma troppo ingombranti.

Mamma mia che palle un Congresso! Ma ve l’immaginate tutta la liturgia, le ipocrisie, le correnti… “no, il dibattito no!” Diceva Nanni Moretti, ricordate? Senza considerare tutto il carico di aggressività che, in genere, viene sollecitato in queste occasioni.

Provate a pensare di passare 4 o 5 giorni in sezione, chiusi in un torvo dibattito congressuale e poi di tornare a casa e spiegare quello che avete fatto a vostro figlio di 16, 17, 18…anni. Se è affettuoso si rimette le cuffiette ed ascolta l’ultimo dei Coldplay.

Credo che il nostro compito, quello della generazione cui appartengo (baby boom o giù di lì), sia quello di mettersi in discussione, di tornare ad avere piacere se qualche vecchia costruzione va in frantumi. Come, in fondo, abbiamo fatto noi stessi dal ’68 in poi: vi ricordate? Rudi Dutschke, “Siamo realisti vogliamo l’impossibile”, “Ce n’est q’un debut…”…e poi la musica rock e il nuovo cinema e i nuovi rapporti con il corpo e l’altra metà del cielo…e le femministe, ecc. ecc. Se a “sinistra” ci fossero state soltanto vestali gelose nel difendere il passato ci sarebbe stata Praga? O Berlino? O il Viet-Nam? E tutta la rivoluzione nella legislazione civile e nei diritti dei singoli? In fondo anche il fax, caro Piva….

Io non so se alla fine costruiremo un partito “leggero”, o un “laboratorio”… però vorrei ancora una volta, per quello che mi consentirà la natura e la voglia, partecipare a “quello che verrà”, senza preconcetti, raccontando le mie tante ragioni e le mie tante esperienze ma facendomi anche cambiare, se sarà necessario. Vorrei non cercare a tutti i costi un nemico e provare a cambiare, magari, punto di vista per vedere se, alle volte, la ragione (anche solo un pezzetto)  non stia anche dall’altra parte.

Forse d’ora in avanti, facendoci un po’ più orientali (senza abbandonare i classici degli Editori Riuniti, per carità…), potrebbe miracolosamente accadere che il flusso delle cose sia meno doloroso, più benigno (anche perché poi le “cose” comunque accadranno… e forse le cose “siamo noi”).