Con un altro clamoroso colpo di spugna dallo scorso 19 giugno la maggioranza di governo ha assicurato al suo leader e alle altre quattro più alte cariche istituzionali del paese l?immunità dai processi penali in corso (o che stanno per iniziare) per tutta la durata del loro incarico e fino alla scadenza della loro funzione, riguardanti qualsiasi reato commesso anche prima dell?assunzione della loro carica. È questo in sintesi il contenuto del discusso ?Lodo Schifani? ripreso dalla Casa delle Libertà dal lodo Maccanico e inserito nel testo della legge di attuazione della riforma dell’immunità parlamentare (l?ex Ddl Boato) appena approvata.

Un provvedimento palesemente in soccorso del Presidente del Consiglio, diventato legge a colpi di maggioranza (302 sì, 17 contrari e 13 astenuti) che è stato fortemente stigmatizzato dalle opposizioni come una soluzione frettolosa al delicatissimo tema del rapporto tra politica e processi. Molti autorevoli parlamentari hanno bollato il provvedimento come incostituzionale e addirittura come ?amorale?. Per tutti il ?Lodo Schifani? ha rappresentato uno sfacciato aiuto offerto a Silvio Berlusconi in vista del semestre italiano di presidenza dell?Unione Europea.
La nuovissima legge blocca di fatto tutti i processi penali in corso (non la possibilità di effettuare indagini) nei confronti di Presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera, della Corte Costituzionale e, ovviamente, del Consiglio dei ministri. Per i nuovi reati contestati a partire dall?approvazione della legge le indagini preliminari potranno essere normalmente avviate, ma tutto il procedimento verrà ?congelato? al momento del rinvio a giudizio. Insieme alla sospensione dei processi vengono bloccati anche i relativi termini di prescrizione.
Per capire meglio cosa il Parlamento italiano ha appena generato, partiamo dal significato delle parole. Il termine ?Lodo? proviene dal linguaggio giuridico e indica una sentenza non emessa da un organo della magistratura: di fatto questa nuova legge, sospendendo per un lungo periodo i processi in corso o che stanno per avere inizio in capo alla cinque maggiori cariche dello Stato, funziona proprio come una sentenza (anche se con effetto temporaneo). Fu l?ex ministro Antonio Meccanico a proporre il ?Lodo? diversi mesi or sono come alternativa alla legge Cirami. Non nacque quindi come un paracadute totale per i vertici dello Stato, ma aveva l?intento di sanare, almeno per il semestre di presidenza dell?Unione Europea, l?anomalia tutta italiana di un Presidente del Consiglio coinvolto da anni in diversi (e ormai notissimi) processi penali.

Dopo gli esiti della scorsa settimana l?On. Maccanico ha commentato con estrema delusione la scelta unilaterale della maggioranza di governo di utilizzare la sua idea in un contesto e con scopi diversi da quelli da lui immaginati, e dopo un accorato intervento in parlamento, al momento del voto ha preferito astenersi. L?emendamento ha poi preso il nome di ?Lodo Schifani? proprio perché non sostenuto più dal suo padre storico, ma portato avanti dal partito del Premier nella persona del Presidente dei senatori di Forza Italia.
È un segno di barbarie politica che un problema così delicato sia stato risolto dal governo unilateralmente e con tanta fretta. Il coinvolgimento dell?intero parlamento è in questi casi la garanzia primaria per raggiungere una decisione davvero democratica. Ora le più alte cariche del paese sono sì garantite da rischi giudiziari durante lo svolgimento delle loro funzioni di guida e amministrazione della cosa pubblica, ma il Paese intero deve sopportare ancora una volta la mancanza di una classe di governo matura e responsabile, capace di unire la comunità nazionale nei momenti cruciali e di impegnarsi concretamente di fronte a decisioni che si riflettono sulla vita di tutti i cittadini.