Nonostante la pioggia dispettosa di maggio, ieri gli amici di Praxis hanno potuto ammirare il complesso del Collegio Romano – l’antica scuola fondata dai gesuiti – godendo di una visuale insolita: dai tetti.
L’occasione è stata il secondo appuntamento del ciclo “Il modello vincente” (LINK), proposto quest’anno dalla Scuola di politica e territorio per ricercare percorsi improntati a un difficile ma quanto mai necessario equilibrio tra continuità e innovazione.
Relatore dell’incontro, intitolato “La restituzione di senso”, è stato Luciano Larivera SJ, economista di formazione e da dieci anni membro del collegio degli scrittori della “Civiltà Cattolica”, la rivista dei gesuiti per la quale si occupa di politica estera ed economia internazionale.
“L’unica rivista ancora soggetta a censura”, come ha ricordato scherzosamente il direttore di Praxis Amedeo Piva, alludendo al fatto che le bozze vengono inviate in lettura alla Segreteria di Stato ogni lunedì precedente alla pubblicazione.
E durante l’incontro si è parlato molto di rapporti con il mondo, dal momento che il focus dell’intervento di Padre Larivera si è incentrato sulla grande figura di Francesco Saverio, compagno di studi di Ignazio di Loyola alla Sorbona – il fondatore della Compagnia di Gesù lo definì “il più duro pezzo di pasta che abbia avuto da impastare” – e quindi missionario in India e Giappone, giunto a un passo dalla Cina, dato che la morte lo raggiunse nell’isola di Sanciano nel 1552.
“La teologia della carità è ciò che caratterizza il missionario”, ha spiegato Padre Larivera, che ha definito il missionario “un operatore di carità”.
Le strade percorse con questo obiettivo dai gesuiti sono state nei secoli molteplici, dall’imparare la lingua dei popoli con cui entravano in contatto, fino ad arrivare all’esempio di Matteo Ricci, vestito come un mandarino del Seicento alla corte dell’Imperatore e assolutamente a suo agio con gli usi e i costumi del popolo cinese.
Tutto per restare fedeli all’indicazione di Ignazio: portare l’annuncio della fede senza rinunciare a vivere completamente al servizio e in mezzo agli uomini, nel cuore della società.
E lo stesso Collegio Romano per lungo tempo è stato della Capitale il cuore e la mente, se si pensa che nel complesso hanno avuto sede il primo osservatorio astronomico e meteorologico ma anche – come ha ricordato Francesco De Luccia SJ, – le più antiche tipografie in ebraico e in arabo di Roma.
Dopo la prima tappa nella splendida chiesa di S. Ignazio, sotto la falsa volta a trompe l’œil dipinta nel tardo Seicento da Andrea Pozzo, la visita è proseguita con la guida di Padre De Luccia attraverso i luoghi dove visse San Luigi Gonzaga.
Diversamente dalle stanze di S. Ignazio (LINK), qui gli ambienti hanno conservato tutte le superfetazioni successive alla fase originaria del Cinquecento. E così le pareti si presentano ancora oggi rivestite di un pomposo damascato rosso, con decorazioni e stucchi dorati di gusto settecentesco. Mentre, in una stanzetta in fondo all’appartamento, spicca orgogliosa sul nudo pavimento in mattoni una bella incisione rettilinea. “Il meridiano che passa per Roma”, ha spiegato Padre De Luccia, perché i gesuiti da sempre vivono il loro mandato apostolico nell’amore per la scienza.
Basti pensare che Matteo Ricci, per il popolo cinese Li Matou, “il Saggio d’Occidente” portò in dono all’Imperatore una copia fatta arrivare appositamente dall’Italia del trattato sulla sfera di Cristoforo Clavio, padre gesuita e fine matematico al pari del Ricci stesso.
Gli amici di Praxis hanno dovuto rinunciare, rispetto a quanto previsto in programma, solo alla visita alla torre di osservazione del Calandrelli (LINK), a causa del tempo inclemente e degli insidiosi gradini che li separavano dalla vetta.
Ma hanno potuto conoscere, grazie alla sapienza e alla gentile ospitalità dei padri gesuiti, uno scenario della città – e della sua storia – tra i più spettacolari. Di quelli che difficilmente si lasciano scoprire da quanti sono “della razza di chi rimane a terra”.
Nella foto: Praxis con Francesco De Luccia SJ nelle stanze di San Luigi Gonzaga