Sabato scorso all’auditorium Massimo si è svolta la prima assemblea della costituente regionale del partito democratico.

Molti di noi sembravano un gruppo di studenti al primo giorno di scuola.

C’era grande aspettativa sull’inizio di questo nuovo cammino e sulla possibilità di assistere al delinearsi di un nuovo modo di fare politica, aperto al coinvolgimento e alla piena partecipazione dei delegati.

Dopo l’intervento del segretario Nicola Zingaretti, molte persone si sono succedute sul palco per esporre le proprie idee ed aprire un confronto franco sui temi che via via venivano affrontati. Tutto sembrava procedere nel migliore dei modi finché non si è “inciampati” nel pasticciaccio della nomina del presidente dell’assemblea.

Erano stati proposti i nomi di tre donne ed era stato stabilito che alle 13 si sarebbero dovute chiudere le candidature. Pochi minuti prima delle 13, due di loro hanno ritirato la propria candidatura. A quel punto rimaneva una sola candidata (tra l’altro quella su cui avevamo già manifestato la nostra volontà di convergere). Il segretario ha deciso di non procedere alla votazione di un solo candidato e di posticipare la chiusura delle candidature alle 14, chiedendo l’approvazione dell’assemblea dove, peraltro, in quel momento erano rimaste poche persone.

Alle 14, quando siamo rientrati abbiamo appreso con un certo sconcerto che “qualcuno” aveva deciso di far decadere anche l’altra candidatura (per inciso, una ragazza immigrata) e di proporne altre 3.

Non è stato un bel momento. Ci è sembrato di assistere ad un passaggio da “prima repubblica”.

Amedeo Piva ha prontamente preso la parola ed espresso con pacata fermezza la sua (e la nostra) contrarietà alla modalità con cui si era proceduto alla ri-nomina dei candidati. Ma ormai la decisione era presa.

Molti di noi, compreso il sottoscritto, sono stati presi da una certa qual forma di sconforto. Abbiamo pensato che in fin dei conti, nel nuovo partito democratico, di nuovo c’era solo il nome.

Ma poi, poco dopo, mi sono accorto che nei corridoi fuori dall’aula non si parlava d’altro. Molti, esprimevano il loro dissenso per quanto era accaduto. E dal momento che dico “molti” non mi riferisco solo agli eletti nelle liste Letta e Bindi.

Ci siamo parlati ed abbiamo deciso di far convergere i nostri voti sulla candidata che ritenevamo più appropriata a rivestire il ruolo di presidente. Allo spoglio dei voti, abbiamo appreso, com’era prevedibile, che quella candidata non era stata eletta ma che comunque, con una certa sorpresa, non aveva ottenuto i circa 40 voti espressione della sommatoria dei delegati delle due liste Letta-Bindi ma ben 107.

Smettere di fumare non è cosa da poco. Anche se si è convinti fermamente che il fumo fa male, la sigaretta è sempre lì a tentarti e a chiederti di essere riaccesa.

Noi non vogliamo, e credo non dobbiamo, essere un elemento di rottura. Vogliamo proporre le nostre idee, collaborare e vigilare affinché non si ricada nella tentazione.

Credo proprio che sabato abbiamo svolto appieno il nostro ruolo.