Oggi si vota. Teoricamente “a camere riunite”, praticamente non proprio “riunite”: un po’ alla volta nell’aula e i positivi nel drive-in all’uscita di via della Missione [ndr, è l’uscita dove nel ’48 spararono a Togliatti]. Curiosità storiche e logistica pandemica a parte, l’importante è che finalmente si voti.
Quando sono nato io ancora non c’era un presidente della repubblica, c’era un capo “provvisorio” dello stato che solo con l’entrata in vigore della Costituzione -il 1° gennaio 1948- assunse il titolo e le funzioni di presidente, per poi lasciare il posto pochi mesi dopo al primo presidente eletto dal parlamento. Da allora di presidenti ne ho visti dodici: più o meno simpatici, più o meno democristiani, più o meno austeri, più o meno creativi nell’interpretare le funzioni che la costituzione gli assegna. Tra queste la più importante è rappresentare l’unità nazionale ed è una funzione fondata sulla capacità di esercitare un’autorità morale, di compiere scelte trasparenti, di sentirsi -per il ruolo che ricopre- svincolato da chi lo ha eletto.
Quando -oggi pomeriggio- Roberto Fico comincerà a leggere i nomi sulle schede e immagineremo al Quirinale i personaggi che saranno votati, la prima domanda che dovremmo porci è proprio questa: “possiede questa persona l’autorità morale necessaria”? Non sono così ingenuo da non sapere che gli esiti elettorali sono condizionati dalle trattative tra partiti, dal peso politico esercitabile e dalle prospettive future dei singoli e dei gruppi, ma -alla fine- è un nome quello che bisogna scrivere su quel foglio e il voto è segreto: mi piace credere che -almeno per qualcuno- anche la domanda sull’autorità morale abbia il suo peso.
Non sappiamo se basterà uno scrutinio o se ce ne vorranno decine (nel ’71 per eleggere Leone ne servirono 23); le premesse non sembrano far sperare in ampie convergenze e inoltre -come notano molti commentatori- questa volta la partita è doppia (si vota cioè per il Quirinale collegando l’esito a chi andrà -o resterà- a Palazzo Chigi); tuttavia, proprio perché -visti gli impegni stringenti e scadenzati che il Paese ha preso con l’Europa- il programma del nuovo governo è in gran parte già scritto, la partita potrebbe non andare troppo per le lunghe.
Ovviamente tutti ci auguriamo di avere presto un presidente di grande spessore morale, con una lungimirante visione, al di sopra delle parti, capace di non farsi condizionare dalle pressioni politiche, ma al tempo stesso di non invadere il campo delle dinamiche politiche… peccato che i presidenti non si possano ordinare on-line su misura! Quello che avremo sarà una persona in carne ed ossa, con i suoi limiti, il suo passato e le sue caratteristiche che non potremo cambiare. Speriamo sia la migliore persona disponibile ad un ruolo così delicato, ma non aspettiamoci un messia. Ci aspettano anni complicati e in un cammino difficile è più utile un compagno di viaggio con competenza, buon senso e capacità di ascolto che improbabili “guide” che hanno alle spalle percorsi diversi.
Ritengo comunque probabile che avremo un nuovo presidente entro la fine di gennaio: il primo febbraio inizia Sanremo.