Se guardiamo la recente storia del Partito Democratico dalle primarie ad oggi dovremmo essere impietosi con chi lo ha diretto. Un record assoluto di sconfitte dalle politiche agli enti locali, una valanga di voti persi, un senso di sgomento aleggiante tra gli elettori. Bene dunque ha fatto Veltroni a dimettersi. Molto avevamo sperato in lui, ma ora accettiamo volentieri le sue dimissioni.
Il problema ora è il dopo-Veltroni.
Ma il problema dei problemi viene ? secondo me- ancor prima e dobbiamo chiederci prioritariamente, senza tentennamenti o autocensure: l?operazione Partito Democratico è stata giusta o sbagliata? Per cui, prima di pensare a chi sostituirà Veltroni e ai modi in cui questo avverrà (primarie o congresso), credo sia bene chiedersi se sia stato giusto (o comunque vantaggioso) per la politica italiana, per il centrosinistra, aver perseguito la linea strategica della fusione tra DS e Margherita ( o forse non era meglio la linea più soft di una federazione?).
Lo scenario attuale è veramente deprimente: da una parte c?è una destra vincente, un po? populista, un pò xenofoba, strettamente in pugno ad un uomo solo, che la gestisce a suo piacimento utilizzando tutti i mezzi (e i media) a sua disposizione (che sono veramente tanti). Una destra che è vincente anche perché è riuscita attraverso il sapiente, metodico, quotidiano uso e controllo dei mass media essere egemone culturalmente. Dall?altra abbiamo solo frammentazione: una sinistra ?radicale? ormai annullatasi in scissioni dell?atomo, l? opposizione urlata alla Di Pietro, un Centro cattolico oscillante – cantico delle sirene destabilizzante per altri cattolici, ma guarda caso, solo per quelli del centrosinistra – e infine il nostro povero PD senza una chiara proposta politica, senza un leader. Per non parlare del sindacato, che affronta la più grave crisi economica del dopoguerra profondamente diviso, ancora con una triplice UGL-CISL-UIL, dove però l?UGL ha sostituito la CGIL.
La cosa che più deprime (e allontana) in tutto questo scenario è l?emarginazione della politica dalla vita quotidiana, intendendo con la parola ?politica?, la tensione alta, ideale di sintesi programmatica di un pensiero (anche filosofico), di una visione del mondo. In altre parole la politica intesa come la concretezza dell?ideologia. Paradossalmente la destra è politicamente vincente proprio per l?assenza di politica. Molti sono i sintomi di questa assenza: nessuna corrente apparente, nessuna voce critica, tutti sudditi del principe. Anche forze, solo qualche anno fa, ideologicamente schierate come AN sono ora appiattite ai voleri del sovrano che tutto decide. Pensiamo al recente annuncio del ritorno di Mastella nel PDL. Ci si sarebbe aspettato almeno un brontolio dalla Lega (Mastella sinonimo emblematico a torto o a ragione della corruzione, dell?opportunismo di un Sud sanguisuga dell?Italia produttiva del Nord). E invece niente: silenzio assoluto. Sia da AN che dalla Lega (tranne qualche brontolio delle rispettive basi).
Questo è il dato di partenza, su cui dobbiamo riflettere.
La domanda di fondo allora è: ?Come si sconfigge una destra apolitica arroccata sull?assolutismo del capo??.
La mia risposta è molto semplice: riprendendo a fare politica.
Ma fare politica (la vera politica: la concretezza dell?ideologia) occorre appunto riconoscersi in omogenee visioni del mondo. Il ?ma anche? di Veltroni non ha prodotto che paralisi. Mettere insieme: operai ma anche industriali, laici radicali ma anche cattolici integralisti, precari ma anche teorici della flessibilità, giovani emergenti ma anche consolidate oligarchie partitiche che hanno frustrato l?emersione di forze nuove, ha solo portato paralisi nell?offerta programmatica, nella vita del partito, riassumendo in piccolo tutti i mali di veti e controveti dell?ultimo Governo Prodi. E? stato in grado il PD di produrre proposte concrete, chiare, alternative a quelle del Governo sui temi del lavoro, sulle questioni bioetiche o sui diritti civili ? Dove anche è stato un problema decidere a quali gruppi parlamentari aderire nel Parlamento europeo. E via dicendo?
Pertanto è giunta l?ora della chiarezza.
La Sardegna ci indica una strada: il Centro esiste, ha fatto da ago della bilancia, e se si lascia che vada a destra non ci sono alternative per il prossimo ventennio a questo Governo. Il PD è paralizzato dalle oligarchie conservatrici interne e dal fronteggiarsi delle sue due componenti principali e sarà perdente finché non si troverà una sintesi, che di sconfitta in sconfitta sarà sempre più difficile trovare (tra poco ci saranno le Europee: un altro incubo). La sinistra radicale è frammentata in attesa di un demiurgo in grado di catalizzare le sue diverse istanze: eppure ha rappresentato oltre il 10 % dell?elettorato.
Mi chiedo allora se non sia meglio per tutti essere coerenti con la propria visione del mondo, senza autocastrazioni e sotterfugi: quella parte di cattolici della Margherita che si sente stretta nel PD raggiunga allo scoperto Casini e l?UDC e con un?operazione politica trasparante e alla luce del sole costruiscano insieme una Grande Centro! Chi ce lo impone il bipartitismo? In tutte le grandi democrazie europee ci sono più di due forze rappresentate in Parlamento. Che la componente DS a sua volta partorisca un leader in grado di far breccia anche nella sinistra radicale e di ricomporre un?unità a sinistra per una Grande Sinistra Unita, non settaria, ma in grado di colloquiare col Centro! Finalmente ci sarebbe un po? di chiarezza: una Destra populista, apolitica e xenofoba, un Centro moderato e cattolico, una Sinistra laica, ambientalista e del lavoro. Il Centro e la Sinistra dovranno poi confrontarsi nei programmi e la politica con la P maiuscola (quella delle mediazioni alte tra alte visioni del mondo) potrebbe riprendere il cammino in Italia.
Solo in questo modo si ridarebbe all?elettorato cattolico, di centrosinistra e di sinistra, la voglia di continuare a sperare, la voglia di rimettersi in gioco, con nuovi dirigenti nei due schieramenti, magari federati, sotto la guida di un Obama italiano.
O vogliamo lasciare l?opposizione in mano a Di Pietro? E restare per altri vent?anni a vedere impotenti gli altri governare ?
Tornare alla politica come via d'uscita