In questi ultimi tempi avvertiamo un po’ tutti che il futuro non sarà mai più come prima: una prosecuzione del passato a saldo positivo.

Siamo cresciuti nel culto della “tradizione”, di quei grandi riferimenti culturali, sociali, politici, che ci hanno fatto percepire il futuro come un cammino possibile, come una missione certa: avremmo consegnato ai nostri figli una condizione migliore della nostra.

Questa certezza è sempre meno il riferimento delle nuove generazioni.

La nostra civiltà occidentale – e nel piccolo, il nostro Paese, e nel micro, la nostra famiglia – sta accettando senza apparente resistenza che i nostri figli, i nostri nipoti non ci “supereranno” per condizioni di vita, di ricchezza, di benessere… ci sembra ormai un destino ineluttabile.

Dobbiamo misurarci con un futuro ben diverso: nel 2015, non fra un secolo, il mondo globalizzato vedrà affacciarsi in misura maggioritaria sul mercato degli acquisti centinaia di milioni di nuovi “cittadini” (Centro Studi Confindustria, Scenari industriali, Luglio 2010). In maggioranza giovani, in larga misura donne, che utilizzeranno la rete per comprare dal detersivo alle scarpe, ma che soprattutto saranno molto più ricchi di oggi. Un nuovo popolo globalizzato, con molta più fiducia nelle sorti progressive dell’avvenire perché è una popolazione in rapida ascesa sociale ed economica.

Di questo popolo noi non facciamo parte, già oggi. Ne faranno parte, i giovani della Cina, del Brasile, dell’India e auspicabilmente i nostri immigrati.
Queste giovani popolazioni nella loro corsa non avranno avuto il tempo di consolidare antiche appartenenze, né acquisendone i valori e le ideologie ma neanche subendone le incrostazioni.

Saranno questi che, con le radici al vento, troveranno modi nuovi per guidare il mondo. E noi?

SEGNALIAMO:

Nel nostro sito (www.amiciperlacitta.it) …

Identità e radici in aria. La politica alla prova dei fatti (Praxis apre la nuova stagione di appuntamenti con Enrico Letta e Fausto Bertinotti. Per discutere di identità e narrazione al tempo del mercato globale), di Silvia Lanzano

“Centrale su tutti il problema della definizione della «identità», secondo Bertinotti una questione «non risolta» per il Pd, perché impossibile da affrontare, come il partito avrebbe scelto di fare, «puntando solo sul programma». Diverso l’approccio di Letta, che ha rilanciato invece il tema delle «radici in aria».

Le radici della Fiat: ditelo a Marchionne (le dure dichiarazioni del manager sullo stato del Paese e lo pseudocapitalismo italiano) di Fabrizio Torella

“La Fiat dal dopoguerra fino più o meno ai nostri giorni è stata un esempio improprio di capitalismo, se paragonato al capitalismo americano ad esempio”.

La globalizzazione non è una malattia (l’impossibile difesa delle rendite di posizione nel mondo dagli equilibri variabili), di Gianni Del Bufalo

“L’equilibrio di una situazione dipende dai confini della situazione stessa.
Assegnare metà di un panino ciascuno è equilibrato se il panino è uno e le persone sono due, non lo è più se le persone sono diventate tre e il panino è sempre uno”.

Quando economia e mercato sono senza vincoli (le teorie di Milton Friedman e l’egemonia indiscussa del mercato), di Giulio Carminati

“Alla base dei modelli di sviluppo di Friedman c’è il concetto tutto individualista di creazione di un’élite; economica, culturale, politica, militare che ha il compito di gestire lo sviluppo del paese”.

Buona settimana.

Amedeo Piva