Roma, domenica mattina, ore 11, Teatro delle Vittorie, il tempio dello spettacolo televisivo della RAI.
Il pubblico è già in sala da almeno un?ora, in attesa della diretta TV. Pippo Baudo è già arrivato e tutti i posti in prima fila sono impegnati da bigliettini. Si sa, quelle poltrone così ambite sono sempre le ultime ad essere occupate dalle persone, ma le prime ad essere bloccate per ogni evento. Una signora in decima fila chiede alla vicina se ha i capelli a posto. Un altro chiama la signorina con il pettine e la spazzola per farsi passare un po? di cipria sulla pelata. Le luci potrebbero rimbalzare sulla testa, con un effetto di lucido sgradevole. C?è una telecamera che scivola silenziosa sulle teste del pubblico. ?È quella che usano a Sanremo?, quella che ti fa entrare nel vivo della scena, che ti porta accanto ai tuoi beniamini, che ti regala il palcoscenico dentro casa, e che fra qualche anno, ne sono certo, ti farà annusare anche il profumo dei fiori della riviera.
Manca ancora qualche minuto.
C?è tempo per un?ultima email e un paio di messaggini, prima di staccare tutto. Si sa, all?ingresso del teatro c?è un grande cartello: DURANTE LO SHOW SPEGNERE I TELEFONINI.
C?è grande attesa, è tutto un bisbigliare: ?chissà se la Daniele si siederà qui vicino a me?? ?mi dicono che ci sarà anche Pupo?? ?certo che Cucuzza è invecchiato? ma dai!? c?è anche quello dei pacchi? ma tu sai come si fa a partecipare??. Mancano pochissimi minuti.
Entra un sacco di gente? Ah sono quelli dei bigliettini? Tutti che si salutano a gran voce, tanti che si allungano per stringere mani, qualcuno più timido ammicca solo qualche sorriso da lontano, sperando di incrociarne un altro di ?quelli della prima fila? o per lo meno sperare di essere intercettati in questo improbabile saluto a distanza da qualcuno che potrebbe intuire un rapporto così stretto da ritenerti intoccabile?? ?niente, anche questa passerella è inutile, non mi vuole proprio parlare?perché non si volta?? basterebbe solo qualche grado in più a sinistra?accidenti, adesso si è messa in mezzo pure l?Azzariti? eppure sono qui, ora si capisce da che parte sto? beh, facciamo passare quest?ora di diretta e poi faccio io una telefonatina? non è possibile perdere anche la domenica mattina, svegliarsi presto?? ??anche tu qui?? ?l?ho saputo solo ieri, ma non me la potevo proprio perdere questa diretta?.
Le luci si abbassano un paio di volte fino all?intensità voluta dal direttore della fotografia. La scenografia si anima di mille luci e diventa un mosaico sullo sfondo. Nel mezzo hanno messo un tavolino, sembra quello su cui Santoro appoggia il suo schermo piatto e con cui si collega con i suoi inviati di Annozero. Però lui non c?è, non si vede in platea. C?è una grande poltrona a sinistra, un trono direi, sembra quello di Uomini e Donne? A destra un coro? beh, la musica è una parte fondamentale di ogni spettacolo. Le voci si abbassano. ?Ci sono anche gli effetti speciali!…?, dei fumi che da dietro le quinte invadono il proscenio, il coro inizia, al pubblico viene suggerito con un gesto della mano di alzarsi in piedi. Inizia la diretta TV.
Inizia la Santa Messa, quella vera.
Sì, ma in una cappella di cartone, finta come gran parte del pubblico lì presente, che non sa rispondere alle preghiere, che non sa quando alzarsi o sedersi e ha bisogno del gesto del direttore di scena, pardon, del cerimoniere, per compiere anche i gesti più semplici. Le telecamere indugiano sulla prima fila, dove siedono anche il presidente e il direttore generale. Ma anche il regista, dopo aver ripreso i loro silenzi, per pietà, quando ci sono le parti corali, evita di inquadrare quelle bocche chiuse. È la messa per la giornata di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Ogni anno viene celebrata nei corridoi o nelle cappelle delle palazzine Rai. Da sempre. Quest?anno però si è voluto esagerare. Ci vuole la diretta TV in questo anno di grazia! Sono talmente tanti i devoti di Viale Mazzini che nessuna cappella sarebbe stata così capiente per contenerli tutti. Peccato che al di là della strada che fiancheggia il palazzo di vetro, quello del cavallo, c?è un chiesone che avrebbe potuto ospitare anche gli uscieri, i magazzinieri, e quanti, operatori della comunicazione, non sono stati neppure avvisati di questa mirabolante santa ricostruzione, organizzata proprio per i dipendenti dell?azienda RAI. I vertici aziendali hanno pensato forse di diventare loro stessi apostoli e di portare poi nelle direzioni, nelle redazioni, fin nelle sale prova delle ballerine la loro limpida testimonianza. Tutta l?Italia, in diretta TV, ha potuto così finalmente distrarsi anche durante questa messa teletrasmessa, dove chi leggeva era più conosciuto di ciò che veniva letto. Lì, nel tempio dello show, dove l?incenso si sarà mischiato alle pailettes del sabato sera e un camerino trasformato in sacrestia, hanno messo in scena il Vero, hanno rischiato però di trasformare anche questo brandello di Verità in fiction, complici un anemico card. Bagnasco e un irrequieto mons. Frisina, alla testa del suo coro, che cantava solo canzoni da lui composte. Amen.
L?incenso mischiato alle pailettes