La febbre della Terra continua a crescere. Senza sosta. Il 2014 è stato, da 200 anni a questa parte, l’anno più caldo. Le temperature della superficie degli oceani hanno raggiunto i più alti valori mai registrati superando i livelli record raggiunti nel 1998 dopo ‘El Nino’. 1)
Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) il XXI secolo conta già 14 dei 15 anni più roventi mai osservati. Nel 2014 si sono ripetuti molti dei enomeni meteorologici estremi che si erano verificati nel decennio precedente .Ondate di calore record, siccità, tifoni , piogge torrenziali, inondazioni di grande ampiezza hanno seminato morte e desolazione in vaste zone di tutti i continenti.
Nelle regioni più povere e popolate, in assenza di adeguate misure di riduzione della vulnerabilità delle popolazioni, un numero crescente di persone ha perso la vita. I sopravvissuti sono stati costretti ad abbandonare il proprio paese a causa dei danni irreversibili subiti dall’economia locale. Secondo il rapporto People Displaced by Disasters, redatto nel 2014 dal Norwegian Refugees Council,+ la gestione dei rifugiati ambientali sarà una delle più grandi sfide che la comunità internazionale dovrà affrontare nei prossimi anni. Nel 2013 i rifugiati ambientali sono stati 22 milioni, quasi tre volte il numero di rifugiati causato da guerre e conflitti. “Questo trend in crescita continuerà a esserlo finché le persone vivranno e lavoreranno in aree a rischio. E ci si aspetta un aumento dei rischi per colpa degli effetti negativi del riscaldamento globale”.
Ormai è certo che la forte accelerazione del riscaldamento globale sia da attribuire alle attività antropiche. Gli scienziati dell’IPCC (organismo delle Nazioni Unite per la valutazione dei cambiamenti climatici) hanno potuto osservare una brusca impennata della temperatura nell’ultimo secolo (+0,85°C rispetto al 1880) in coincidenza con significativi aumenti della popolazione, del consumo dei combustibili fossili (petrolio, carbone, gas), della diffusione dell’agricoltura industriale, dell’allevamento intensivo, della deforestazione in zone strategiche per il clima come la foresta amazzonica e le foreste pluviali dell’Asia e dell’Africa.
Il rapporto IPCC del 2014, ammonisce che probabilmente il riscaldamento globale avrà, in assenza di drastiche scelte politiche condivise a livello internazionale, un impatto sul nostro pianeta. “duro, diffuso e forse irreversibile”. Tra i fenomeni di alterazione generati dal riscaldamento climatico, gli scienziati dell’IPCC hanno individuato: l’intensificazione di fenomeni meteorologici estremi; la tendenza alla tropicalizzazione delle zone a clima temperato e quindi la diffusione di fenomeni meteorologici tropicali quali tornado, precipitazione piovose intensissime, la desertificazione, la siccità, lo scioglimento dei ghiacci (alpini e artici),l’innalzamento del livello dei mari, la diffusione di specie non autoctone ed infestanti (nel mare e sulla terraferma), la diffusione di malattie tropicali in zone a clima temperato. Le conseguenze dell’intervento umano sugli ecosistemi della Terra e le sue potenziali ripercussioni sulla nostra stessa sopravvivenza erano state anticipate da molti scienziati già negli anni scorsi.
Esseri umani e natura sono in rotta di collisione .I danni causati all’ambiente e alle risorse ambientali sono pesantissimi e spesso irreversibili… Se non sapremo controllarle molte delle nostre attività attuali metteranno a rischio il futuro che diciamo di volere per il genere umano, per le piante e per gli animali…alterando per sempre un mondo che non sarà più in grado di riprodurre la vita cosi come la conosciamo. Se vogliamo evitare la collisione è urgente cambiare rotta.
La citazione è tratta dal World Scientist’ Warning to Humanity documento firmato nel 1993 da 1500 scienziati tra cui molti premi Nobel in campo scientifico. Nello stesso anno un altro appello firmato da 58 Accademie scientifiche mondiali affermava :L’ampiezza della minaccia è legata all’incremento demografico e all’uso pro capite delle risorse, nonché alla produzione dei rifiuti e al degrado ambientale ..Le tecnologie oggi disponibili e gli attuali livelli di consumo del mondo sviluppato non potranno non avere conseguenze negative in ogni nazione … Se la popolazione continuerà a crescere aumenterà anche la possibilità che si verifichino mutamenti irreversibili di dimensioni inimmaginabili.
Nel loro libro “ Natura in bancarotta“Johan Rockström e Anders Wijkman 2) individuano i nove sistemi principali che consentono al nostro pianeta di funzionare .
Per ognuno di questi sistemi propongono un “confine” da non superare rispetto alla pressione umana, per non innescare retroazioni pericolose. I nove confini planetari sono rappresentati dal cambiamento climatico, dal tasso di perdita di biodiversità, dalla modificazione dei cicli biogeochimici dell’azoto e del fosforo, dalla riduzione della fascia di ozono stratosferico, dall’acidificazione degli oceani, dall’uso globale di acqua dolce, dal cambiamento dell’uso dei suoli, dal carico delle particelle atmosferiche di aerosol, dall’inquinamento chimico.
Purtroppo abbiamo già superato tre di questi confini (cambiamento climatico, tasso di perdita di biodiversità e modificazione dei cicli biogeochimici dell’azoto e del fosforo) ed è quindi urgente una radicale trasformazione del sistema economico e produttivo.
I media in questi anni hanno tranquillamente ignorato i contenuti drammatici di questi documenti .E continuano a farlo. Questo atteggiamento irresponsabile dei media ha fatto si che non solo il grande pubblico ma anche segmenti più acculturati della popolazione occidentale abbiano una scarsa conoscenza delle conseguenze dell’attuale sistema economico e produttivo sui sistemi che consentono alla terra di sostentarci.
L’incapacità collettiva di intervenire sulla rotta di collisione tra uomo e natura ,segnalata dal mondo scientifico non è solo un problema di mancanza di una cultura ambientale. Secondo Paul e Anne Ehlrich 3) la maggior parte degli individui percepiscono se stessi e la nazione in cui vivono come assillati da problemi più gravi e più immediati. Meglio non ammettere l’urgenza di sfide cosi lontane e alte e rimandarle sine die.
Per gli Ehlirch c’è poi un’altra ragione. Gli USA sono ammalati, forse più di ogni altra nazione, di un orgoglio collettivo, l’hubris sociale, basato sull’ignoranza 4). Ritengono che i problemi legati all’ambiente possano essere accantonati e riparati in seguito quando e se la società riterrà necessario investirvi denaro e tecnologia.
Ma c’è una ulteriore ragione .Il sistema nervoso umano non è ancora adatto a registrare i sottili e graduali cambiamenti climatici. Senza l’aiuto di strumenti sofisticati non siamo in grado né di individuare i gas serra accumulati nell’atmosfera né di interpretare i dati che da tali strumenti gli scienziati ricavano. Le conquiste della scienza e della tecnica che ci circondano sono facili da vedere. Non accade altrettanto per gli effetti dell’incremento demografico e dei livelli esasperati dei consumi che richiedono più attenzione e studio e stentano perciò a farci passare all’azione.
Gli Ehlirch individuano lucidamente nella disuguaglianza della distribuzione del potere il maggiore ostacolo verso una società umana e sostenibile. Il potere è quasi tutto in mano ai governi ,alle multinazionali, ad altre istituzioni sociali e a singoli individui che, grazie a immense ricchezze, incidono sulle prime tre categorie.
Il potere esercita nei confronti degli individui un totalitarismo soft attraverso alcuni pilastri che sostengono la società dei consumi. Secondo Serge Latouche,5) la società occidentale per secoli ha fatto fatica a crescere, perché si produceva molto ma non si consumava abbastanza. Solo dopo la seconda guerra mondiale si è trovata la “soluzione”: la società dei consumi, la crescita infinita per l’eternità. Che poggia su quattro pilastri: la pubblicità, il credito, l’obsolescenza programmata e l’obsolescenza percepita. La pubblicità crea il desiderio di consumare, rende perennemente insoddisfatti di ciò che abbiamo: porta l’infelicità perché dobbiamo essere infelici in modo da desiderare sempre qualcosa da comprare. Ma per farlo servono sempre più soldi e ci indebitiamo. Ed ecco che il credito fornisce i mezzi per consumare. Il popolo dei consumatori viene perciò indotto a consumare il più possibile, a far circolare le cose, grazie ai prezzi bassi e ai fenomeni dell’obsolescenza pianificata (deperibilità programmata degli oggetti) e dell’obsolescenza percepita (invecchiamento del design dell’oggetto, che viene eliminato anche se ancora perfettamente funzionante). E si apre il capitolo dello smaltimento dei rifiuti …
Chi detiene il potere ha creato una rete particolarmente efficiente che non attribuisce status di notizia a tutto ciò che potrebbe mettere in discussione i quattro pilastri della attuale società. In tal modo è il potere a stabilire le priorità: prima i problemi più vicini (ad esempio come fare ad aumentare ogni anno i consumi e il PIL) poi semmai quelli più lontani nel tempo .Da risolvere solo se, e quando,non lo si potrà più evitare. Come gli allarmi degli scienziati sugli effetti del riscaldamento globale.
Poiché i singoli individui non controllano né orientano l’informazione, politici, multinazionali, grandi investitori pubblicitari, editori multimediali censurano le notizie che potrebbero interferire sui loro immediati profitti. I politici possono arricchire se stessi e i loro complici mentendo sui problemi più gravi o mettendoli a tacere .Tentazione irresistibile affermano gli Ehlirch se non si capisce che il conto per loro stessi e le future generazione sarà salato.
In questo scenario cupo una luce di speranza viene dai messaggi di Papa Francesco e dalla sua incessante attività per coinvolgere sui temi ambientali i rappresentanti di tutte le religioni del mondo.Negli ultimi mesi, il Papa ha sostenuto la necessità di creare un nuovo sistema finanziario ed economico radicale per evitare disuguaglianze umane e la devastazione ecologica.
“Un sistema economico incentrato sul dio denaro ha bisogno di saccheggiare la natura per sostenere il ritmo frenetico di consumo che è ad esso inerente. Il sistema si perpetua immutato, dal momento che dominano un’economia e una finanza che mancano di etica. Non è l’uomo più che comanda, ma il denaro. I soldi comandano”. …..”La monopolizzazione delle terre, la deforestazione e l’appropriazione dell’acqua sono alcuni dei mali che allontanano l’uomo dalla sua terra natale. Il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e la deforestazione stanno già mostrando i loro effetti devastanti nei grandi cataclismi di cui siamo testimoni”.
Nel messaggio del dicembre scorso inviato al vertice Onu sul clima a Lima, Papa Francesco auspica una «risposta collettiva responsabile, che superi gli interessi e i comportamenti particolari e si sviluppi libera da pressioni politiche ed economiche. La questione ecologica è vitale per la sopravvivenza dell’uomo e ha una dimensione morale che tocca tutti non senza significato» Oltre a una risposta che superi gli interessi particolari, Papa Francesco invita al confronto a partire da una «cultura alimentata dai valori di giustizia, rispetto ed equità».6)
Ma può Papa Francesco realizzare un’impresa che finora non è riuscita a nessun capo di governo e ispirare l’azione decisiva sui cambiamenti climatici? Sembra di sì. Secondo fonti vaticane,riferite da” The Guardian” , probabilmente, nel 2015 il Pontefice diffonderà un’enciclica sull’ambiente tra il miliardo e duecento milioni di cattolici nel mondo e si rivolgerà personalmente ai leader politici e religiosi del mondo per spingerli a impegnarsi ad un’azione reale sul clima .
Nell’enciclica sarà dato ampio spazio al problema dell’accesso alle risorse primarie, ai danni causati dal disboscamento, al riscaldamento globale, all’inquinamento e ai delitti ambientali che spesso rimangono impuniti. Tratterrà inoltre il problema della distruzione degli alimenti connesso all’insana «cultura dello spreco e dello scarto».
L’obiettivo del Papa è di riuscire ad influenzare direttamente il vertice cruciale dell’Onu sul clima, che si terrà Parigi il prossimo dicembre, quando i Paesi cercheranno di concludere 20 anni di trattative, spesso inconcludenti , facendosi carico di un impegno universale per ridurre le emissioni.
1) El Nino, fenomeno oceanico, con importanti conseguenze meteorologiche, che si manifesta con aumento della temperatura superficiale del mare al largo delle coste del Perù e dell’Ecuador e successivamente con fenomeni meteorologici particolarmente intensi, prima nelle zone circostanti e poi su scala planetaria.
2) Johan Rockstrom, uno degli scienziati più autorevoli sulle tematiche dell’Earth System Science e Global Sustainability, e Anders Wijkman, copresidente del Club di Roma
3) Paul Ehlrich e Anne Ehlrich ,biologi dell’università di Stanford autori di diversi saggi tra cui Il cambio dellaruota
4) Sindrome di Hubris, definita come disturbo delle personalità di successo. Uno studio dimostrerebbe infatti che il potere dà alla testa modificando i comportamenti dei leader con il rischio di procurare conseguenze disastrose.
5) Serge Latouche famoso economista e filosofo francese . I suoi saggi evidenziano che i maggiori problemi ambientali e sociali del nostro tempo sono dovuti alla crescita ed ai suoi effetti collaterali; di qui l’urgenza di una strategia di decrescita, incentrata sulla sobrietà, sul senso del limite,
6) Secondo l’ultimo rapporto Oxfamdel 2014Working for The Few la metà della popolazione più povera, circa 3,5 miliardi di persone ha un reddito annuale pari a quello degli 85 uomini più ricchi del pianeta. Circa metà della ricchezza è detenuta dall’1% della popolazione mondiale. Negli Usa, l’1% dei più ricchi ha intercettato il 95% delle risorse a disposizione dopo la crisi finanziaria del 2009, mentre il 90% della popolazione si è impoverito.