A proposito di dubbi. Per capirci qualcosa e per comprenderci tra di noi, bisogna fare la solita distinzione tra Economia e finanza.
L’economia è sempre soggettiva. Perché l’economia sono gli esseri umani (gli esseri umani dal punto di vista della gestione della loro vita pratica; “oikos nomia” = regole della casa). La finanza è tutto quello che mette “il contatore” all’economia (nascono tante vacche, tante pecore vengono tosate, tanti maiali vengono allevati e perciò si venderà tanto latte e tanta carne, si toserà tanta lana e si stagioneranno tanti prosciutti con tutte le conseguenze di spesa ricavo e profitto che se ne possono realizzare). Per questo la finanza è sempre oggettiva perché è il calcolo matematico che la guida, anche se qualche volta si può riscontrare in modo imperfetto.
Detto questo potrei dire, forse anche un po’ presuntuosamente, che i dubbi sono risolti. Perché adesso un po’ di chiarezza ce l’abbiamo sul come dovessero andare le cose e su come, invece, siano andate nel concreto.
La politica doveva mettere d’accordo le persone in modo tale da rendere oggettiva l’economia; la finanza doveva accodarsi a sua volta per mettere il contatore all’economia su cui politicamente era stato raggiunto l’accordo. In realtà, adesso possiamo dircelo perché l’emergenza è un grande lavacro in cui tutti possono trovare salvezza, con l’apertura del mercato globale la finanza s’è impossessata delle leve della politica o quanto meno di quelle più importanti; in questo modo le regole della politica le hanno fatte i finanzieri. Ma quello che interessa la finanza non è l’economia. Alla finanza delle persone non gliene frega un accidenti. Alla finanza importa soltanto far girare il contatore. E gira che ti rigira il contatore, con dentro tutto quanto senza distinzioni come fosse una betoniera o un frullatore impazzito, siamo finiti tutti quanti dentro il tritatutto. Tutto questo è nato in America e, passando sostanzialmente sopra le teste del resto del mondo, il sistema ha funzionato col beneplacito della Cina. Ora, anche nel male, la vecchia Europa ha di nuovo il pallino in mano. Perciò ha deciso di fare, proprio per quello che concerne l’Italia, una scelta da buon padre all’antica: i guai li ha fatti la finanza e li deve riparare la finanza. Ecco perché succederanno tre cose: piangeremo e suderemo sangue. Lo faremo allo stesso modo e con la testa abbassata perché paga il giusto per il peccatore. Perché in un tempo dove l’Italia doveva essere modernizzata le elezioni le ha vinte una finanza addirittura più scema di quella americana; secondo poi un bravo banchiere rimetterà in sesto le regole dell’economia perché altro non può fare se vuole (come deve) salvare la vita della finanza. Perché di questo si tratta: se non ci si ritira su, diviene sempre più reale il pericolo che la politica acceleri la negoziazione di un’economia radicalmente differente; da ultimo il Senatore Professor Monti non proseguirà il proprio impegno politico a meno che le cose permangano ancora irrisolte nel 2013 e l’amministrazione controllata debba perciò continuare. Ma se il tunnel finisce e si deve “ricominciare”, il programma politico di Mario Monti diventa debole. Ce ne vuole un altro. Un programma di ricostruzione; un disegno di fondazione dell’economia pluralista. Forse il programma politico del Partito Democratico ma con questi “quadri intermedi” ci credo poco.