“La vecchia Italia ha rubato il futuro alla nuova”.
Questo concetto racchiude in breve l’analisi dei lavori della Leopolda di Matteo Renzi. Il passaggio successivo è quasi ovvio: togliamo di mezzo “i vecchi” che con presunzione, astuzie e frodi hanno guidato l’Italia e potremo condurre il paese verso un futuro finalmente roseo (LINK).
Mi sembra tutto troppo facile e superficiale. Superficiale nell’analisi del passato e semplicistico nelle ricette sul futuro.
Non ho certo la pretesa di ribattere al “Renzi pensiero” in queste poche righe, ma assieme ad alcuni amici di Praxis ci riproponiamo di incontrarci per un approfondimento nelle prossime settimane. Naturalmente vi invieremo l’invito a partecipare.
Nel frattempo vi segnalo due letture interessanti e vi propongo una considerazione.
Gli spunti sono “La memoria della repubblica. Il PD e la verità sui mali italici” di Ernesto Galli della Loggia (LINK) e “Come parlerei se fossi un politico” di Felice Celato (LINK).
La considerazione parte dal fastidio che provo quando si guarda agli ultimi decenni italiani come se fossero stati solo anni di sprechi e sopraffazioni.
Abbiamo dimenticato troppo presto la fame del dopoguerra, la disoccupazione e il sofferto orgoglio di andare all’estero per la sopravvivenza. Così come l’industria che si riorganizzava, i diritti conquistati dai lavoratori, la prospettiva concreta di un benessere meno esclusivo. Da questo cammino iniziato solo pochi decenni fa è rinata l’Italia.
Oggi a seguito di gravi errori e peccati italiani – ma anche per una diversa situazione internazionale – il benessere raggiunto si sta velocemente sgretolando.
Ci troviamo nella condizione di quel figlio che ha ricevuto in eredità una bella casa, ma con una parte del mutuo ancora da pagare. E non fa che imprecare contro il padre perché in difficoltà a sbarcare il lunario.
Ecco, mi pare che spesso annaspiamo in questa contraddizione. Per crescere dobbiamo uscirne.
Galli della Loggia conclude la sua brillante analisi auspicando che alla fine una forza politica e un leader sappiano guidare con coraggio, verità e realismo il paese.
Me lo auguro anch’io. Ma per farlo non bastano di certo un sorriso accattivante, un palco ben illuminato e una vespa d’epoca.
Buona settimana.
Amedeo Piva