Due considerazioni, prima delle vacanze, per non tirare i remi in barca.
La prima. Sul maestoso arco che introduce al giardino del Casale di San Pio V (via del Casale di San Pio V, 48 – Gregorio VII) che per più di cento anni fu residenza per i ciechi, c’é ancora una grande scritta marmorea: OSPIZIO MARGHERITA DI SAVOIA PER I _ _ _ _ _ _ CIECHI.
Negli anni Cinquanta fu cancellato, con martello e scalpello, l’aggettivo POVERI, perché sapeva di commiserazione. Era il riscatto delle associazioni dei ciechi che avevano conquistato, con tante battaglie intelligenti, il diritto a un reale inserimento nella vita sociale.
Ma ora, con la fragilità del welfare state, che succede? Ne parleremo alla festa di Sant’Alessio il prossimo 17 luglio. Appuntamento nel parco dell’Istituto Sant’Alessio e Margherita di Savoia per i ciechi, in via Odescalchi 38, per la serata in cui saranno consegnate le Stelle di Sant’Alessio 2014.
Il secondo spunto di riflessione: i quattro ragazzi massacrati. Vi invito a leggere “Lettera a mio figlio soldato che vuol andarsene da Israele” di Zeruyha Shalev pubblicata dal Corriere della Sera. Un inconciliabile dramma tra il desiderio di pace dei singoli e un desiderio contrario, fanatico e violento della collettività. Con una madre che ridà speranza.
Ecco due motivi che, al di là delle illusioni dei superuomini di turno, ci impediscono di tirare i remi in barca.