Gran parte del mondo dall’Asia, all’Europa, all’Africa, alle Americhe sta sperimentando il cambiamento climatico soprattutto per il declino e la morte delle stagioni. Questi in sintesi i risultati di una ricerca condotta ,intervistando migliaia di agricoltori in decine di Paesi, da Oxfam. Una confederazione di 14 ONG che lavorano con 3.000 partners in più di 100 paesi per trovare la soluzione alla povertà e all’ingiustizia.

In India nello stato dell’ Orissa fino a qualche anno fa c’erano sei stagioni. Dopo la primavera (Basanta) e l’estate (Grishma) arrivava la stagione delle piogge (Barsha). Tra l’autunno (Sarata) e invernale (Sisira) c’èra un periodo di rugiada chiamato Hemanta. Ogni stagione, della durata di due mesi, era legata alle feste religiose, alla semina e ai raccolti. Mahapatra, uno scrittore ambientale dell’Orissa, ha raccontato ai ricercatori di Oxfam che fino a qualche anno fa i genitori trasmettevano ai propri figli la conoscenza millenaria sui cicli delle stagioni insegnandogli ad identificare con sicurezza ogni stagione con l’arrivo nei villaggi degli araldi delle stagioni . Ad esempio l’oriolo che arrivava a gennaio e volava via a marzo, la cicogna che arrivava puntualmente ad aprile. Secondo Mahapatra l’Orissa, sta oggi sperimentando un clima nuovo e strano che nessuno riesce a capire e prevedere. Gli araldi delle stagioni sono diventati inaffidabili. Sciami di libellule appaiono non solo nella stagione delle piogge ma anche in inverno. La cicogna appare non solo in aprile , ma anche in altri mesi. Gli abitanti dei villaggi possono sentire il canto dell’oriolo in estate e nella stagione delle piogge, non solo in primavera. L’Orissa ha ora una breve stagione delle piogge e una molto lunga di otto mesi estivi. Quello che si semina spesso appassisce a causa delle piogge che finiscono troppo presto .

Anche per gli agricoltori africani le stagioni oggi sono diventate meno affidabili e più confuse rispetto al passato. “Ho vissuto nei pressi del Monte Elgon ,nella parte orientale dell’Uganda, tutta la mia vita”, dice Willington Wamayey a capo di una cooperativa di coltivatori di caffe “, e non ho mai conosciuto un tempo così imprevedibile.” Dovrei seminare in una certa data “, dice Mohammed Iliasuddin, un contadino in Bangladesh. “Questo è ciò che i miei antenati hanno fatto. per secoli .Ora non più. Non so come affrontare i problemi causati dal cambiamento delle stagioni“ La manioca, la principale fonte di carboidrati nella dieta di coloro che abitano le regioni aride del mondo, tra cui più di 250 milioni di persone che vivono nell’Africa sub-sahariana, a causa del cambiamento climatico viene attaccata dalle mosche che ne divorano le foglie. Nei paesi tropicali le piante di banane vengono attaccate da un virus denominato mosaico. Molte aree sono infestate da parassiti che impediscono la crescita dei fagioli .I ricercatori di Oxfam hanno anche scoperto che in molte tribù dell’Africa ,dell’Asia e dell’America Latina l’autorità degli anziani è stata minata. Erano loro a decidere quando iniziare la semina e successivamente il raccolto Le loro decisioni oggi si rilevano, a causa dei repentini cambiamenti climatici, errate e vengono derise dai più giovani.

Oxfam ha presentato questi risultati,insieme ad altri dati raccolti nel corso del 2010, alla sedicesima conferenza ONU sul cambiamento climatico che si è svolta lo scorso dicembre a Cancun, in Messico .

La conferenza ha visto la partecipazione di 20mila delegati governativi, attivisti, organizzazioni ambientaliste, comitati indigeni e ONG di tutto il mondo impegnati nel tentativo di concordare una nuova agenda politica globale contro il riscaldamento del pianeta.

Cancun è stato considerato il “secondo tempo” della conferenza di Copenaghen che si era svolta nel 2009 e che aveva suscitato grandi aspettative a livello mondiale ma i cui risultati sono stati fallimentari.

La copertura data dai media ai lavori della conferenza di Cancun è stata modesta. Forse dovuta al clamoroso fiasco di Copenaghen. In sintesi: il rifiuto da parte della maggior parte dei paesi di seguire l’esempio dell’Europa con l’ETS (Emission Trading System), evitando cosi di porre un limite alle emissioni, sistema tra l’altro che si è dimostrato molto costoso e soggetto a continue frodi. Va anche aggiunto che in molti paesi le preoccupazioni per la crisi economica hanno fatto passare in secondo piano le preoccupazioni per il cambiamento climatico.

Purtroppo le conseguenze del cambiamento climatico non si sono fermate. Ecco in sintesi cos’è successo nel frattempo al pianeta ad un anno dal fallimento del vertice di Copenaghen.

• i mari e gli oceani hanno registrato in media un innalzamento di 2,8 millimetri

• 32 mld di tonnellate di anidride carbonica sono state aggiunte dal genere umano nell’ultimo anno

• la deforestazione è aumentata al ritmo di 5,2 milioni di ettari, al netto dei rimboschimenti

Secondo Oxfam, nei primi nove mesi del 2010, 21mila persone sono morte a causa di disastri naturali legati al clima. Piu’ del doppio rispetto all’intero 2009. Il 2010 è stato uno degli anni piu’ caldi di sempre. In Asia, per esempio, il Pakistan ha registrato un picco di 53,7 gradi.

Inoltre, durante il 2010, numerosi disastri legati al clima hanno devastato le vite e i mezzi di sussistenza delle popolazioni piu’ povere. Il 2010 ha gia’ registrato piu’ eventi climatici estremi della media degli ultimi dieci anni che ammonta a circa 770 l’anno. Lo scorso anno intere popolazioni hanno sofferto e perso cio’ che a loro era piu’ caro a causa di disastri legati al clima che in molti paesi hanno provocato situazioni estreme. Un fenomeno che secondo gli esperti probabilmente peggiorerà, perché i cambiamenti climatici stanno stringendo la loro morsa sul pianeta”, .(Le tempeste di neve e gelo che hanno investito recentemente l’Europa e parte degli Stati uniti, le devastanti inondazioni che hanno colpito il Brasile (Rio de Janeiro) e l’Australia (Camberra) sono una anticipazione di quello che potrebbe avvenire nei prossimi inverni I modelli scientifici indicano che i cambiamenti climatici causeranno un aumento sia dell’intensita’ che della frequenza di avvenimenti meteorologici estremi. A subirne le conseguenze piu’ gravi saranno le persone gia’ vulnerabili. Le inondazioni del Pakistan hanno colpito piu’ di 20 milioni di persone, sommergendo circa un quinto del paese e causando 2mila morti e 9,7 miliardi di dollari di danni. Le temperature estive in Russia hanno superato di 7,8 gradi la media del lungo periodo. Le alte temperature hanno raddoppiato il tasso di mortalità giornaliero a Mosca, che e’ arrivato a 700 decessi, e provocato incendi che hanno distrutto il 26 per cento del raccolto di grano del paese.
Nonostante che le analisi, non solo di Oxfan ma anche di altri centri di ricerca, abbiano mostrato lo stato di sofferenza estrema del pianeta, i risultati della conferenza di Cancun sono stati modesti. Con amara sintesi è stato detto da un delegato “la faccia è salva, il pianeta per niente” . Non è stata data alcuna risposta ai principali interrogativi:

• come garantire uno sviluppo e un benessere economico ai paesi emergenti (come Cina, India, Brasile, SudAfrica, e tutto il continente africano, l’America Latina, il Medio Oriente) rispettando il clima, non ricorrendo alla deforestazione?

• come i paesi ricchi (l’America del Nord, l’Europa) potranno ridurre l’inquinamento e lo sfruttamento eccessivo delle materie prime, rivedendo così necessariamente i propri standard (collettivi e individuali) di consumismo?

• come riuscire a sbloccare lo stallo che rallenta la riconversione dai combustibili fossili all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili?

Il documento finale formalmente sottoscritto da tutti i paesi meno uno, la Bolivia, contiene una lista di dichiarazioni politiche d’intenti purtroppo vaghe e generali. Nonostante l’enfasi data dai governi presenti non vi è traccia di impegni vincolanti e soprattutto operativi.


• si è proposto di studiare nuovi meccanismi per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre le loro emissioni( ma la discussione è rimandata al prossimo incontro in Sud Africa, a Durban, nel 2011).

• l’accordo ha creato un nuovo organismo internazionale, il Green Climate Fund, per raccogliere fondi dai paesi ricchi e investirli a favore delle nazioni maggiormente colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici. (ma la gestione del fondo viene affidata per i primi tre anni alla Banca Mondiale che molti ritengono tra i principali colpevoli della crisi economica ed ecologica ).

• La UE, Giappone e USA si sono impegnati a donare 100 miliardi di dollari l’anno a partire dal 2020 unitamente a 30 miliardi in aiuti urgenti del cosiddetto “fast start” sino al 2012.(si sono impegnati ma senza alcun vincolo operativo ).

• il Protocollo di Kyoto deve continuare dopo la sua scadenza naturale del 2012 (ma viene tralasciato di dire che in larga misura non ha funzionato).

• sono stati sollecitati “profondi tagli” alle emissioni di CO2 responsabili del riscaldamento globale: ai paesi più avanzati se ne chiedono dal 25 al 40% rispetto ai valori del 1990 entro il 2020 (siccome questo punto riguarda il Protocollo, non tocca paesi come gli USA- il più grande emettitore di gas serra al mondo -che non lo hanno mai sottoscritto ; tra l’altro con un Congresso a maggioranza repubblicana è impossibile che gli USA cambino atteggiamento) Va ricordato che gli USA detengono il primato dei test nucleari :1092 sono stati gli esperimenti nucleari condotti dagli Stati uniti dal 1946 al 1992 seguiti dall’URSS con 714 , Francia (210),Regno Unito (45) Cina (45) India (6) Pakistan(6) , Corea del Nord(2),Israele(1) Sudafrica (1) Negli Stati uniti (ma forse anche in altri paesi), sono da anni in corso esperimenti in centri militari ultrasegreti per modificare, a scopi bellici, il clima ).

Secondo RIGAS(Rete Italiana per la Giustizia Ambientale e Sociale) a Cancun si è confermato il consolidamento della logica emersa a Copenaghen. Sono stati ignorati i popoli e ha vinto il mercato. Il fondo verde, i mercati di carbonio e il meccanismo dei Redd+ (Ridurre le Emissioni dal Diboscamento e dal Degrado Forestale ) non sono altro, che false soluzioni che istituiscono una sorta di “diritto di inquinare”, in base al quale i paesi industrializzati continuano con le emissioni pagando “indulgenze” compensative che si risolvono nell’ennesimo ricatto verso i paesi del sud del mondo.

RIGAS sottolinea, poi, l’assenza, nel documento finale della Conferenza di espressioni come ‘debito ecologico’ , su cui invece i movimenti per la giustizia ambientale di tutto il mondo insistono, Si è preferito puntare sull’urgenza del trasferimento tecnologico, ribadendo il ruolo centrale del settore privato e dei meccanismi finanziari.

Parlare di giustizia climatica afferma RIGAS oggi in realtà significa parlare di relazioni di potere, di sistemi economici, processi produttivi e modelli di consumo. “Per questo siamo più che mai convinti che per affrontare il maniera concreta la crisi sistemica (economica, ecologica, finanziaria, energetica, alimentare e migratoria ) occorra rimettere al centro la giustizia sociale ed ambientale”
Padre Alex Zanotelli nel suo documento elaborato prima dell’ inizio della conferenza ( largamente ignorato da media italiani in particolare da quelli cattolici) riportava le parole di Jim Wallis direttore della rivista ecumenica SOJOURNES”A livello teologico noi assistiamo ad una devastante spoliazione della Terra di Dio. Noi dovremmo essere i custodi del Golfo del Messico, delle foreste tropicali, delle spiagge… ed invece assistiamo inerti alla distruzione di queste meraviglie. Certamente per le bugie, l’irresponsabilità pubblica e privata, ma fondamentalmente per la nostra convinzione che riteniamo ‘etica’ una crescita economica illimitata, alimentata dall’energia fossile, una crescita che è insostenibile.”

Ecco perché scriveva Padre Alex Zanotelli “ci dobbiamo essere come credenti in questa sfida enorme alla vita, al pianeta. Esserci insieme a tutti i fratelli e sorelle non credenti. E’ in ballo la vita. E’ per noi una questione etica, morale oltre che teologica: il Dio appassionato di vita che ci ha inviato Gesù ,perché abbiamo vita e vita in abbondanza(Giov. 10,10). Non si tratta solo di cambiamenti climatici, ma di un Sistema economico-finanziario planetario che ammazza per fame (un miliardo di affamati secondo la FAO), ammazza per guerra (milioni di morti!) e ammazza il Pianeta. Non dobbiamo solo cambiare il clima, ma cambiare un Sistema di morte. Per questo chiedo a tutte le associazioni, parrocchie, movimenti ecclesiali di approfondire questi temi in vista di Cancun e impegnarsi a cambiare O’ Sistema . Ma soprattutto dobbiamo unire tutte queste energie con quelle di coloro che non credono, ma si impegnano. Dobbiamo unire le forze per salvare il Pianeta, per salvare la vita. Dobbiamo insieme fare pressione sui nostri parlamentari e ministri che non vogliono affrontare questi temi. E’ ora di finirla di parlare di PIL e di crescita , ed invece iniziare a pensare a economie alternative che permettano a tutti , compreso il pianeta, di vivere” .