Martedì 29 novembre 2006 è morta Franca, la mamma di Miriam e Brunella.
Sono due signore, che da quando avevano diciotto anni hanno progressivamente perso l?autonomia. Oggi vivono in una casafamiglia (CASABLU, gestita dalla cooperativa sociale Spes contra spem) sono su una carrozzina e hanno bisogno di essere imboccate per mangiare? parlano e comprendono a modo loro. La mamma veniva spesso a trovarle, e tutte le domeniche era a pranzo con loro e le altre persone della casafamiglia.
Si è operata, ma qualcosa al cuore è andato storto. Rianimazione, non ce l?ha fatta. Un sentimento di dolore e impotenza ci ha colto tutti. Ora, vicino a quel sentimento c?è anche un forte senso di responsabilità. Intesa anche nel senso letterale del termine: abilità, capacità di dare risposte.
E se sappiamo bene che una mamma è insostituibile, e che quell?affetto e quel legame unico che si crea tra una madre e le sue figlie non porremo ricrearlo, sappiamo anche che ora siamo l?unico punto di riferimento per le figlie di Franca.
E sappiamo anche che lo stesso senso di responsabilità deve attraversare le istituzioni che le hanno in carico, dal sindaco di Roma in giù, passando per l?assessore, i responsabili del dipartimento alle politiche sociali fino a noi. Di solito le istituzioni si interpellano nel momento dell?emergenza: pensate che dramma se Miriam e Brunella fossero state sole con la mamma. Per fortuna, una volta tanto, le risposte erano state pensate prima della domanda? e in questi momento non possiamo non ringraziare la lungimiranza di chi ha voluto con noi tutto questo negli anni. Questa persona ha un nome, perché era assessore alle politiche sociali al comune di Roma quando Miriam e Brunella vennero a vivere a CASABLU. È Amedeo Piva.

E allora responsabilità significa continuare a cercare risposte, battendo strade nuove, con quella che Calvino nelle lezioni americane chiama la leggerezza, intesa qui come la capacità di muoversi leggeri, nella complessità della burocrazia, dei bisogni, delle relazioni umane.
mi piace la filosofia, adoro le le discussioni, la ricerca del senso delle cose. Ma solo se poi ha una declinazione concreta.
E oggi questa declinazione si chiama PERLA.
Che cosa è?

È un progetto , promosso dalla Spes contra spem – società cooperativa sociale e finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi dell’art. 11 Legge 59/92, finalizzato alla costituzione della cooperativa sociale PERLA, che gestirà in convenzione con il V Dipartimento del Comune di Roma una nuova casa famiglia per persone disabili adulte. Casa SEICOMESEI un nome che parla da solo, perché crediamo che ciascuno è persona ed è come è. E va bene così come è! E poi perché la casa ospiterà proprio sei persone?
Varia e composita è la compagine di soggetti chiamati a costituire la nuova cooperativa, e quindi a pianificare, gestire, ?animare? la Casa famiglia: la Spes contra spem, l’associazione Perlha (con l?h!, un’associazione di volontariato), i coniugi Papini e il loro figlio Daniele (una famiglia romana). Ciascuno di questi fondatori è ben rappresentato nella cooperativa secondo i propri apporti e saperi caratteristici: l’esperienza e la professionalità, lo slancio, la passione e la cultura della gratuità, l’affetto, la tenerezza e l’attenzione alla ?persona singola?.

PERLA non è soltanto una nuova attività cooperativistica, non è semplicemente l’attivazione di un servizio; il progetto Perla è anzitutto una sfida a innovare le logiche dei servizi di welfare: congiungere mondi, anime e culture diverse per declinare risposte più ?autentiche? e consapevoli delle esigenze delle persone disabili. Il Progetto Perla punta a far avanzare gli stili delle politiche sociali dal semplice affidamento dei servizi ad organizzazioni del privato sociale – passaggio pur necessario che relega tuttavia i destinatari e i loro familiari in un ruolo di sostanziale passività – verso una logica di maggiore ?soggettivazione?; punta a ideare servizi che coinvolgano queste stesse persone nella costruzione del welfare locale, realizzando un’inedita fusione di saperi, conoscenze, competenze. Crediamo che solo attraverso questo processo di contaminazione reciproca sia possibile realizzare appieno l’essenza di un servizio ?pubblico?.

Vediamo nel detaglio chi sono i protagonisti di questo nuovo progetto:

Spes contra spem
si è costituita il 4 dicembre del 1991. Deve il suo nome a un motto latino tratto dalla Lettera ai Romani di San Paolo, poi ripreso dal sindaco di Firenze Giorgio La Pira. La “Speranza contro ogni speranza” è la Speranza che vince le difficoltà, che è caparbietà, che è impegno, che è metter tutto se stessi nella realizzazione di un progetto. Il valore centrale in cui Spes contra spem crede è l’accoglienza della persona nella sua integrità, sia essa socio, soggetto da ?servire? o lavoratore. Abbiamo declinato questo valore impegnandoci nella attivazione di ?Case?: case per chi le abita e di chi le abita, in cui trovare riconoscimento, senso di appartenenza, attenzione, rispetto dei propri spazi e della propria identità. Attualmente la cooperativa gestisce tre case famiglia, due per persone disabili, CASABLU E CASASALVATORE, in cui risiedono complessivamente 18 persone, e una per minori in difficoltà, Comunità L’APPRODO, che dà ospitalità a 8 ragazzi tra i 10 e i 18 anni.

PERLHA Associazione Genitori Operatori e Volontari per l?Handicap

, nata nel 1990, è costituita da famiglie e volontari che, affiancati da medici specialisti e operatori psico-socio-educativi, tutti volontari, svolgono attività di servizio a favore di persone disabili, in particolare gravi.

La famiglia Papini

, Renato e Giuliana, si sono trovati ad affrontare il problema della disabilità poco più di trent?anni fa. Impreparati, come tutti i genitori che si sentono dire che il loro figlio è diverso dagli altri, prendono man mano coscienza della reale dimensione del problema e si attrezzano per affrontarlo. Il rischio è quello di venirne schiacciati e di non trovare le energie sufficienti. Renato e Giuliana queste energie le trovano nel loro amore per Daniele e nella partecipazione di tutta la famiglia e dei tanti giovani che, da allora, hanno sempre sostenuto il loro percorso.
La ?casa di Daniele? è stata per tutto questo tempo il punto di riferimento per più di trecento ragazzi che, con il loro affetto ed entusiasmo dal 1974 si sono avvicendati al suo fianco. Da allora si confrontano e collaborano con le istituzioni, convinti come sono che solo una forte intesa tra queste tre realtà – le famiglie, il volontariato e le istituzioni – può garantire dignità, rispetto e tutela a tutti coloro che non sono in grado di conquistarseli da soli.

Insomma, le forze in campo ci sono tutte, la sinergia con l?amministrazione pubblica che finanzierà e controllerò tutto questo è massima. Tra pochi giorni i primi ospiti entreranno in casa?