Viaggio ai “Termini” della notte. Dove i viaggiatori sono i senzatetto di Roma. Dove i termini si mischiano ai binari della stazione centrale, ma anche a quelli unti, sporchi, scottati della vita. Senzatetto a cui però quel “senza”, e la sottrazione in genere, non rende giustizia. Non fa onore, non etichetta bene. Allora, meglio chiamarli “senza dimora”. Anche se, grazie al centro diurno Binario 95, adiacente la stazione Termini, una dimora i senzatetto di Roma l’hanno finalmente trovata. Non solo. Con il patrocinio del Municipio Roma III, è stata realizzata la prima mostra itinerante di opere create dagli ospiti di Binario 95 . Si tratta di acquerelli, acrilici, graffiti, ritratti: frutto di un appassionante laboratorio del centro, che da tre anni è gestito dalla cooperativa sociale integrata Europe Consulting, grazie ad un progetto sociale sostenuto dalla Fondazione Vodafone Italia, dal Comune di Roma e dalle Ferrovie dello Stato.
Il 17 aprile, al Simposio di San Lorenzo, i senza dimora hanno inaugurato la loro mostra più sentita, chiamata ironicamente “Senz’Arte Né Parte” , che proseguirà fino a luglio per concludersi con un intervento speciale dello scrittore Stefano Benni. Presenti all’esibizione collettiva di collage e pastelli anche personalità autorevoli, come Dario Marcucci, presidente del III Municipio. I senzatetto hanno indubbiamente conquistato la scena con le proprie creazioni, spalmate tra sentimento e raffinatezza per i rivoli del locale. “Ho seguito gli ospiti del centro diurno due ore la settimana tramite un laboratorio di disegno e pittura” , spiega Giovanna Ranaldi, restauratrice di dipinti e illustratrice. “Un’esperienza molto diversa da quelle cui sono abituata, con bambini e adulti. Lavoro come insegnante a Binario 95 dallo scorso giugno. Il mio progetto era quello di realizzare un calendario con le persone senza dimora, infatti le opere che sono esposte in Senz’Arte Né Parte saranno presto raggruppate in un catalogo”.
Binario 95 è un po’ il sole alla fine di ogni buio, poiché raccoglie e cura i senzatetto d’Italia nel nome della cultura, della solidarietà sociale e della ricerca di un lavoro per chi non lo ha più o non lo ha mai avuto. “Organizziamo laboratori di scrittura – dice Valentina di Fato – ma stiamo attenti anche all’igiene, ai servizi di lavanderia e alle cure mediche da riservare ai senza dimora. Abbiamo attivato inoltre corsi di italiano, di computer, laboratori video, teatro, e ricreazioni, tornei, gite, corsi di cucina… “.
Secondo il presidente di Europe Consulting, Alessandro Radicchi, “la mostra ha come scopo quello di far sentire i senzatetto, di metterli in contatto con i politici e con la città di Roma. Mi meraviglia e commuove il risultato finale di questo progetto, perché sembra di entrare in una galleria di vere opere d’arte” Gli fa eco l’Assessore alla Cultura, secondo cui “non si può dividere cultura di serie A da cultura di serie B, e se proprio occorre farlo, ammetto di essere stata invitata a mostre di artisti illustri che mi hanno entusiasmata molto meno rispetto a questa” .
“L’obiettivo della nostra mostra è uscire dal Binario 95 – confida Carlo, un senza dimora sui generis, che ha persino conosciuto il pittore napoletano Giacomo Di Chirico – tutto quello che s’è fatto ha un senso sociale terapeutico. Ognuno dentro di sé ha qualcosa, che abiti in un castello o per strada. Ci vorrebbe più di un Binario 95″ . Insieme a lui ci sono Daniele, Donatella, Claudio, Eugenio e tanti altri, con storie che bruciano dentro. Come quella di Emanuele: “Vengo da Palermo, sono stato accolto otto mesi fa al centro diurno in via Marsala. Sono un ex detenuto, ho svolto 4 mesi di lavoro a Rebibbia, soprattutto giardinaggio. Binario 95 mi aiuta a stare lontano dai guai, e io di guai ne ho conosciuti abbastanza, si chiamano tutti con un nome solo: droga. Da giugno dormo alla Caritas e mi occupo di mobili e restauro, ho fatto anche domanda per ottenere la pensione d’invalidità” .
Il lavoro dei senza dimora non finisce in “Senz’Arte Né Parte” , ma prosegue con la rivista Shaker – Pensieri Senza Dimora, coordinata tra gli altri dallo scrittore Girolamo Grammatico. Se gli si chiede perché, al di là della mostra itinerante, il bisogno di un giornale di strada come Shaker, Grammatico risponde citando lo slogan di Binario 95: “Perché non è sufficiente il necessario” .
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Per visionare le opere sul sito di Shaker
Per maggiori informazioni, consultare www.shaker.roma.it
Fonte: La Repubblica