Come si può stabilire inequivocabilmente quando un paese, e il suo popolo, abbiano il diritto ad esercitare una opzione tecnologica che vada a beneficio della propria nazione come il dotarsi d?impianti che producono una energia così potente e pericolosa come quella nucleare? Non dovrebbe essere così difficile, in quanto i criteri di determinazione sono già stati scritti dalle potenze vincitrici la seconda guerra mondiale. E anche perché solo dopo più di mezzo secolo si è potuti giungere ad una definizione, così detta sicura, dei protocolli di attuazione per l?applicazione dell?energia nucleare e dei suoi derivati, comprese le armi, ed alla costituzione a Vienna di un organismo internazionale di controllo, sotto egida O.N.U., denominato A.I.E.A. (Agenzia Internazionale dell?Energia Atomica).
Predisposti già a partire dalle prime esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki, i protocolli d?attuazione del nucleare hanno vissuto notevoli momenti di ridefinizione sopratutto a seguito delle varie crisi di cui sono stati involontari protagonisti: quasi 50 anni di guerra fredda con l?escalation nucleare e contraddistinti da rischiosi equilibri di potere come la crisi cubana tra Kennedy e Krushov; centinaia di esperimenti atomici in varie zone del pianeta tra cui l?Atollo delle Bikini e il deserto del New Mexico; diversi incidenti alle centrali nucleari con terribili e catastrofiche conseguenze ambientali, come a Chernobijl in Ucraina; il crollo dell?impero sovietico e la derivante commercializzazione ?illecita? delle tecnologia e del know-how nucleare. Ma tutto questo non è servito ugualmente a scongiurare in questi ultimi anni gravi crisi politiche internazionali che hanno portato all?intimidazione di utilizzare l?energia nucleare ?impropriamente? per fini strettamente bellici: la crisi tra l?India e il Pakistan per il Kashmir, la provocazione nucleare da parte della Korea del Nord e l?ultima paventata minaccia iraniana.
Ma cosa spinge alcuni paesi ad avventurarsi in un così delicato ed esasperante confronto con le superpotenze? Probabilmente i benefici di politica interna e regionale acquisibili da questi paesi sono di gran lunga superiori alle problematiche internazionali che dallo stesso ne derivano. Così lanciare la sfida al nucleare è allo stesso tempo il mezzo per palesare una supremazia con i propri alleati assumendone un possibile ruolo guida e nel contempo giungere ad un vantaggioso compromesso politico con l?occidente che ne garantisca e ne sostenga per molto tempo il ruolo ottenuto. L?accordo raggiunto in questi giorni tra l?India e il presidente Bush sul nucleare ne è legittimamente la conferma. E il Pakistan si è già messo in fila per ottenere dagli Stati Uniti d?America lo stesso risultato.
In definitiva se la politica di questi paesi sarà così abile da tenere in tensione il mondo occidentale quel tanto che sia sufficiente a trarne il proprio agognato beneficio, allora non ci sarà nessuna temuta guerra e vedremo invece il sorgere di un nuovo soggetto nucleare civile che sarà sostenuto economicamente e politicamente dall?occidente stesso.