Europa: una parola che oggi, come mai prima, suscita dibattiti, polemiche, proclami come anche visioni equamente suddivise tra preoccupati allarmismi e fin troppo facili entusiasmi.
Dopo la prima sbornia iniziale, e i sorrisi stereotipati per l?avvento della moneta unica, ci si è cominciati ad interrogare sul senso di un?Europa unita, sull?effettiva riuscita di questo grande sogno che è la nascente Europa; troppo spesso però, si cade nella tentazione di attribuire a questo periodo storico, a questo nuovo millennio la genesi di questa visione, l?elaborazione di questo importante disegno che coinvolge l?intero vecchio continente.
Giova invece ricordare che già a pochi giorni dalla fine del secondo conflitto mondiale, politici, intellettuali , economisti – osservando il panorama di un?Europa ferita e drammaticamente segnata da una guerra e da un periodo doloroso e tragico ? si interrogavano sul futuro della stessa, intuendo alcuni aspetti di quello che poi si è rivelato essere lo scenario di questi ultimi anni ( in questo senso, un nome su tutti: Giorgio La Pira).
Allo scopo di riappropriarsi di tali intuizioni, importante risulta quindi recuperare testimonianze e considerazioni elaborate in quel lontano periodo: tra le molteplici esperienze, degno di una attenta rilettura è il saggio ?Sorte dell?Europa? di Alberto Savinio – raccolta di articoli scritti tra il ?43 e il ?44 e pubblicati poi dallo stesso autore l?anno successivo – riproposto da Adelphi nella collana ?Piccola Biblioteca Adelphi?, conservando peraltro la prefazione scritta da Alberto Savinio proprio in occasione della pubblicazione del 1945.
Attraverso questi articoli a carattere politico e non solo, Savinio si interroga su quelli che sembrano essere ? proprio all?indomani della fine della guerra ? gli interrogativi più pressanti in un?ottica di ricostruzione e sviluppo del vecchio continente. Una forma narrativa godibilissima e un sempre attento rimando a situazioni del vivere quotidiano permettono all?autore di accentuare i toni su temi spinosi ma fondamentali, quali il rapporto tra Europa e America, la necessità di confrontarsi con ?mali? come il settarismo culturale, l?impoverimento economico e sociale di alcuni paesi, la difficoltà di apertura e la ritrosìa di altre nazioni ad una reale apertura.
Ma le considerazioni di Alberto Savinio si spingono più avanti, da un piano politico ad un piano più generale, che coinvolge gli uomini in quanto tali e non solo come cittadini. Afferma infatti Savinio, proprio nell?articolo che da il titolo al saggio:<< Non c?è più gioia più generosa e profonda del veder aprirsi a noi le porte che credevamo chiuse per sempre, nel veder brillare la possibilità dell?amicizia in coloro che credevamo nemici, nel veder entrare nella zona del ? nostro? anche uomini e cose che stimavamo diversi da noi per natura , indifferenti a noi per volontà, avversi a noi per destino>>.
Le riflessioni di Savinio presentano perciò un respiro e una prospettiva che vanno ben al di là dell?introduzione di una moneta unica o dell?abbattimento dei sistemi doganali per una libera circolazione di beni e persone; piuttosto il recupero, ancor di più l?acquisizione consapevole e espressa di quelle radici umane e culturali che contraddistinguono la storia dell?Europa, compresa quella matrice cristiana che è certamente elemento di ben altra e importante profondità di una sterile e superficiale polemica che sembra oggi caratterizzare i dibattiti e le argomentazioni di quanti dovrebbero contribuire, invece, in maniera determinante alla stesura della Costituzione Europea.