E? d?uso vecchio, ad ogni inizio di anno, fare un proponimento, tentare di darsi una regola per i comportamenti futuri, facendo tesoro degli errori commessi ed orientando il proprio agire o il proprio pensare verso un modello che, al momento del proponimento, ci pare più saggio o più equilibrato o comunque in grado di evitarci futuri imbarazzi o tardivi pentimenti.
La proposta per l?anno nuovo che voglio avanzare a chi si occupa con passione di problemi politici e sociali si sforza di avere una caratteristica: vorrebbe essere, come si suol dire, bipartisan, cioè riferirsi equanimemente ad errori o comportamenti che sono o sono stati di tutti, in egual modo messi in atto senza distinzione di parte; e proporsi di emendarli per creare, a vantaggio di tutti, un ambiente in cui sia più facile sentirsi a proprio agio. Ed è una proposta anche abbastanza facile da attuare e sicuramente foriera di un ambiente migliore. Proviamo a ragionarci sopra:
La proposta: nel 2009 proponiamoci di sorvegliare il nostro linguaggio, emendandolo dalle semplificazioni, dalle banalizzazioni, dalle esagerazioni e dalle drammatizzazioni che stanno invadendo il nostro modo di esprimerci, quotidianamente, nel riferire fatti, nel commentare eventi di cronaca, nel discutere di politica o di problemi sociali o religiosi e economici.
Si potrà dire che la proposta sembra più di natura estetica che essenziale, ma, se proviamo a riflettere sui guasti provocati dall?esagerazione e dalla approssimazione dei linguaggi, probabilmente ci convinceremo che una maggiore sorveglianza del modo con cui ci esprimiamo aiuta enormemente a vivere meglio e a sentirci meno divisi nell?affrontare i complessi problemi che ci attendono.
Gli esempi che si possono fare di questa dilagante tendenza alla iperbole sono numerosi, e, in taluni casi, anche divertenti: apparentemente, non ci sono più, nel nostro mondo truffe, ingorghi, tamponamenti a catena, zuffe, sopralluoghi della polizia, inceneritori, ribassi di borsa, limitate riforme, notizie sorprendenti, etc., ma solo mega-truffe, maxi-ingorghi, maxi-tamponamenti, mega-zuffe, blitz della polizia, mega-inceneritori, crolli di borsa, mini-riforme, notizie-shock. Così, sempre esemplificando, anche l?eterno problema della riforma pensionistica è rapidamente passato dall?essere, appunto, una riforma, all?essere definito una stangata sulle pensioni (prima), una maxi-stangata sulle pensioni (poi) ed (infine?) al più truculento pensionati nel tritacarne (il tutto ovviamente mentre il nostro Paese resta fra quelli con l?età di accesso alla pensione più bassa). Quello che era fino a decenni fa il (mal)costume dell?avvicendamento di funzionari e giornalisti Rai in funzione della loro fedeltà ai partiti ed alle coalizioni pro-tempore dominanti è divenuto, negli anni 70, lottizzazione, poi lottizzazione selvaggia ed ora occupazione manu militari, militarizzazione o addirittura pulizia etnica. Non parliamo poi dei concetti economici, spesso solo vagamente posseduti da chi li esprime, ma sempre enunciati con termini altamente drammatici, per cui una evidenziazione del Governatore della Banca d?Italia o un dato dell?Istat o del FMI non possono non essere che grida d?allarme, anche quando di allarme ce n? è già tanto e da tanto tempo da far apparire il presunto allarme comunque tardivo. Se poi, nella evidenziazione o nel dato, c?è anche un vago contenuto critico, allora c?è sicuramente un altolà che talvolta diviene secco o severo, non sembrando bastante l?uso di un termine preso dal gergo militare.
Ciò che più preoccupa di tale tendenza non è solo la banalizzazione di molti temi, l?ineleganza di molte espressioni, la povertà culturale che spesso si nasconde dietro a tali vezzi, l?imprecisione di molti concetti, e così via; ma soprattutto ciò che preoccupa è cosa verrà dopo: come si farà ad esempio, dopo che ogni truffa sia diventata una maxi-truffa (o mega-truffa) ad esprimere una speciale e più vasta dimensione di un episodio criminoso della specie di quello di cui stiamo esemplificando?
Alcuni risponderanno che forse si potrà attingere a nuovi suffissi del tipo ?giga? (cioè moltiplicato per 10 elevato alla nona) o ?tera? (moltiplicato per 10 elevato alla dodicesima) o ?yotta? (moltiplicato per 10 elevato alla ventiquattresima) lasciando il termine di maxi-truffa solo a significare un crimine marginale come ieri sarebbe stato ?furbata? o ?imbroglietto?; può essere, per un po?, ma poi?
Ma aldilà di queste preoccupazioni, che potrebbero apparire estetiche o addirittura pedantemente linguistiche, ce n? è una di fondo, secondo me ben grave e minacciosa per il nostro vivere civile: come si può in qualche modo convergere su un?idea o su un?azione, mediare ed emendare il comportamento di una parte se, per esempio, la si è accusata di voler mettere i pensionati sul tritacarne o di aver commesso in Rai colpe da Tribunale Internazionale dell?Aja? Come si può chiedere di partecipare alla riforma della giustizia dopo aver accusato la parte avversa di voler attuare un golpe?
Basta: credo che non occorra esemplificare più ampiamente per dimostrare, ove ce ne fosse il bisogno, la verità del vecchio detto che le parole sono pietre; e le sassaiole non fanno parte del vivere civile.
Per il 2009 proponiamoci di rifiutare questo tipo di linguaggio, da qualunque parte esso venga, da politici o da giornalisti pigri ed incolti o da noi stessi, quando, resi avvezzi -senza rendercene conto- ad un tal modo di esprimerci, cadessimo nella grave colpa di ricorrervi; rifiutare questo tipo di linguaggio vuol dire non solo personalmente ripudiarlo come modo di esprimere concetti ma anche non accettare che ci vengano proposti argomenti in tali forme. Sono convinto che, anche solo con questo piccolo esercizio di ecologia del ragionamento, il 2009 possa essere migliore del 2008, non foss?altro sul piano della misura.
Proposta bipartisan per il nuovo anno