Siamo tornati ad Isfahan, in Iran. Proprio da dove partimmo quasi 9 anni fa con la prima newsletter.
Abbiamo ritrovato la stessa città ordinata e pulita, con le sue meravigliose moschee. Accogliente con i suoi giovani, che abbiamo visto sfidarsi sotto le arcate dei ponti in una gara di antichi canti. Affettuosa con le giovani mamme circondate dai bambini che chiedevano, in inglese, di fare una foto insieme. Immagini capaci di farci recuperare la speranza di un domani migliore.
È lo stesso Iran che, da emblema del male, sta diventando alleato dell’Occidente per salvare il disastrato governo dell’Iraq. È lo stesso paese che proprio ad Isfahan – con un decisionismo che farebbe invidia al nostro premier – in poco tempo è riuscito a deviare il grande fiume Zayandeh. Come se Firenze, città gemellata, restasse senza l’Arno.
Proprio con questa realtà complessa dobbiamo riuscire a dialogare, mettendo insieme le nostre e le loro contraddizioni. È inevitabile: questo sarà il futuro.
Ma non illudiamoci, anche in questo caso non possiamo sperare che i governi, da soli, trovino delle soluzioni. Quasi sempre i governi non esprimono altro che la sintesi degli egoismi nazionali, inconciliabili.
Dobbiamo invece con forza – e senza perdere tempo – rinsaldare il dialogo tra i popoli. È un cammino possibile. Qualche passo in questa direzione lo avevamo mosso già da tempo.
Proprio da lì ripartiremo con delle proposte, prossimamente.
È questo il percorso che, con un impegno ammirevole, porta avanti ogni giorno il Centro Astalli, pur sapendo che sostenere i rifugiati significa oggi, anche a Roma, andare contro corrente.
Per questo anche apprezziamo la presenza di Enrico Letta, mercoledì 18 alle ore 18, al colloquio sulle migrazioni “Chi chiede asilo lo chiede a te”, proposto dal Centro Astalli in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2014.
E noi saremo con lui.