Quest?ultimo scorcio di estate italiana è scandito da un slogan che ormai è sulla bocca di tutti ed è stato lanciato da vari esponenti del centro sinistra, due tra tutti Walter Veltroni e Giuliano Amato: ?Tolleranza zero: la legalità e la sicurezza non sono né di destra né di sinistra!?
A me sembra che questo ritornello, che piace molto agli italiani che credono così di veder risolti gran parte dei loro quotidiani problemi urbani (accattonaggio, lavavetri, vu cumprà etc), non sia altro che una banale ovvietà. Gli obiettivi indicati con la formula “legalità e sicurezza” non sono, effettivamente, né di destra né di sinistra, ma sono principi democratici trasversali.
Ciò che cambia, o meglio dovrebbe cambiare, sono gli strumenti con cui questi obiettivi si perseguono a seconda che siano di destra o di sinistra. E anzi la differenza tra le politiche della sicurezza è uno dei principali discrimini politici e culturali tra destra e sinistra.
Per la destra la repressione è, se non l’unico, certamente il primo e principale tra i mezzi utili per combattere l’illegalità e garantire sicurezza ai cittadini. Per la sinistra la repressione, pur se ovviamente necessaria, dovrebbe essere solo uno dei mezzi con i quali fronteggiare l’illegalità, senza mai perdere di vista il quadro complessivo dei problemi che si affrontano e soprattutto senza mai illudersi che la repressione possa essere di per sé strumento risolutivo.
Si tratta appunto di valutare le questioni nella loro totalità e complessità per affrontarli nella maniera più opportuna, nella sostanza oltre che nella forma.
La teoria della “sicurezza né di destra né di sinistra” è infatti utilizzata al solo fine di giustificare l’adozione della famosa “tolleranza zero” come l’unica politica valida per ripristinare e garantire legalità nelle nostre città.
Derivano da qui le sempre più frequenti citazioni come modello da imitare dei metodi adoperati a New York da Rudolph Giuliani, tra le quali spicca quella del ministro degli Interni Giuliano Amato.
In realtà la “tolleranza zero”, anche ammesso che la si possa trasferire in una realtà profondamente diversa da quella statunitense quale quella italiana, non è né l’unica né la più efficace politica della sicurezza. È solo quella che risponde meglio e prima alle richieste di una parte dell’opinione pubblica, e certo non la migliore, offrendole una illusione di sicurezza che non corrisponde però alla realtà. A New York la tolleranza zero è stata un sostanziale fallimento sotto molti punti di vista tranne quello della propaganda.
La “tolleranza zero” non garantisce i risultati promessi, e spesso anzi li allontana. In compenso produce una sorta di guerra contro i poveri e un imbarbarimento complessivo della civiltà giuridica e della capacità di convivenza di un paese.
Sulla questione dei ?lavavetri? il centrosinistra ha l?occasione di dimostrare la propria differenza rispetto al centrodestra: come ha sostenuto il ministro alle Politiche per la famiglia Rosy Bindi. “Anche noi vorremmo che nelle strade non ci fossero lavavetri, clandestini che vendono marche contraffatte ma sappiamo che la differenza sta nella consapevolezza che ci libereremo dal fastidio dei lavavetri se libereremo i lavavetri dalla loro condizione. Chi c’è dietro queste persone? Il racket? Combattiamolo. Che c’è dietro il racket? La criminalità organizzata? Combattiamola. La tolleranza zero deve essere innanzitutto contro i mandatari (da una video chat del Corriere della Sera).
Di destra o di sinistra?