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In sociologia si fa spesso riferimento al concetto di “stato nascente” per indicare quel periodo entro il quale un gruppo di persone, accomunate da speranze comuni, si unisce per creare una forza nuova. A caratterizzare questo periodo sono di solito la spontaneità, la solidarietà, la pluralità di interessi e il conflitto con l’istituzione: coordinate che non facciamo fatica a sovrapporre ad una fase giovanile, che -per definizione- è “nascente” e desiderosa di elaborare nuove forme di socialità e di progettualità.  Non sempre però questa fase coincide con l’età giovanile, a definirla sono piuttosto la voglia di cambiamento, la denuncia di un disagio e il desiderio di organizzarsi per superarlo. 

In questo senso la visione che ho dell’attuale periodo della vita sociale è quella di un’Italia “invecchiata” e i sintomi di questo invecchiamento mi sembra siano esattamente opposti a quelli dello stato nascente: ripetitività invece di spontaneità, individualismo invece di solidarietà, ossessività invece di pluralità di interessi e tendenza all’omologazione invece di conflitto con l’istituzione. Ci sono certamente molti giovani che si impegnano, ma sembrano riuscirci solo frammentariamente, su singoli temi, al di fuori di un progetto più ampio che leghi i temi tra loro e restituisca un quadro di significato definibile e replicabile.

Anche in chi ha conosciuto e vissuto stagioni nascenti la nostalgia finisce per  prevalere sull’ansia e non è affatto un buon sintomo perché se l’ansia “spinge”, la nostalgia “spegne”; se nell’ansia cova l’energia, nella nostalgia cova la stanchezza. Se dovessi scegliere tra ansia e nostalgia sceglierei senza dubbio l’ansia, anzi -paradossalmente-  è proprio dell’ansia che ho nostalgia!

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Mi sembra che questa chiave di lettura si presti bene a ricordare il nostro amico Fabio Zuccarelli, prematuramente scomparso poco più di un mese fa. La strada di Fabio incrociò quella di Amici per la Città alla fine del 2007, quando -appena nato il Partito Democratico- ci impegnammo nella preparazione delle elezioni amministrative di Roma dell’aprile successivo. Fabio era il “nostro” candidato al consiglio comunale nel gruppo che faceva riferimento ad Enrico Letta. 

Vivemmo quella primavera davvero come una fase “nascente”. La novità politica del PD era quella di scaturire dalla fusione di due culture diverse che per molti anni erano state contrapposte; il dibattito era tra chi giudicava questa fusione una alchimia di laboratorio e chi riteneva invece indispensabile che -per essere efficace- la fusione dovesse essere “a caldo”, realizzarsi cioè sul territorio a partire dai gruppi esistenti e convergere operativamente in attività condivise. 

Fabio Zuccarelli era un sostenitore convinto e coerente della seconda opzione e si mise in gioco senza riserve dimostrando che davvero si trattava di un “sogno condiviso” a servizio del quale offrì la sua esperienza, la sua cultura e il suo entusiasmo, con lo stile di umiltà e discrezione che lo ha sempre caratterizzato, anche negli anni e negli impegni successivi. Ciao Fabio!