L?a-fascismo, se ci pensiamo bene, è il sentire più diffuso in questo momento.

La scorsa settimana ho scritto alcune riflessioni su fascismo e antifascismo, tema di un confronto aspro che stava animando la vita politica italiana in quel momento.
Era tanto vitale quel tema, che oggi non se ne parla più. Siamo tutti diventati convinti antifascisti in sette giorni? Ciò avvalora i miei sospetti di strumentalità, soprattutto nei confronti di alcuni dirigenti del partito democratico, nell?averlo cavalcato.
In verità, nel frattempo, il dibattito ha fatto alcuni passi in avanti, che vanno ricordati, prima di concludere l?argomento.

In particolare due mi sembrano gli eventi da citare: la polemica tra Fini e Azione Giovani e la posizione del Presidente del Consiglio.
La polemica tutta interna ad Alleanza Nazionale tra Fini e Matteoli da una parte e azione Giovane (?non saremo mai antifascisti?) non fa che avvalorare quello che scrivevo una settimana fa circa la svolta di facciata di Alleanza Nazionale (altro uso strumentale dell?antifascismo) avvenuta ormai quasi 15 anni fa a Fiuggi, ma, come è dato capire, non ancora metabolizzata. Che fu un?operazione di puro restyling in funzione elettorale, tipica del berlusconismo, che probabilmente la ispirò, lo dimostra il fatto che il vero ispiratore di quella presunta svolta fu Domenico Fisichella, forse l?unico che veramente aveva svolto un approfondito revisionismo storico, e che, guarda caso, nel 2006 venne eletto nello schieramento opposto, nelle fila della Margherita.
Col senno di poi quell?operazione mostra nella sua spregiudicatezza allarmanti affinità con l?annuncio del partito unico, fondato da Berlusconi sul predellino dell?auto. E? vero che a sinistra siamo maestri di masochismo, di lungaggini intellettualistiche, di distinguo sul nulla, ma qualcuno ha creduto veramente che lo sradicamento di un partito così fortemente ideologico dalla sua originaria affiliazione storico-culturale potesse avvenire senza un travaglio lungo, senza un dibattito intellettuale interno di fondo, senza scissioni, così da un giorno all?altro, come da un giorno all?altro si è creato un partito unico perché le elezioni incombevano? L?abbandono del fascismo fu così condiviso allora a Fiuggi che ancora a distanza di 15 anni i giovani di AN lo disconoscono e i giovani di AN saranno i dirigenti di AN di domani?
Pertanto lascerei questo dibattito ? per noi di retroguardia – alla destra. Che facciano chiarezza ideologica al loro interno, con onestà culturale, se la hanno, tralasciando l?opportunismo politico che l?ha motivata! Anche se non è nel programma di governo (come obietterebbe qualcuno) è pur sempre nel programma costituzionale (se la Costituzione rappresenta ancora qualcosa?). Noi come sinistra , basta guardare indietro, guardiamo avanti!

L?ultimo contributo sul tema ?come sempre puntuale da un punto di vista della comunicazione (e lo dico senza ironia) – è stato del nostro Presidente del Consiglio, che alla domanda sulla sua collocazione tra fascismo e antifascismo, ha risposto: ?Io lavoro?. Con questa affermazione il Grande Comunicatore ha creato una terza categoria: nè fascisti nè antifascisti, si può essere anche a-fascisti. L?a-fascismo, se ci pensiamo bene, è il sentire più diffuso in questo momento, in diverse classi o ceti sociali, formatesi dopo la caduta del muro di Berlino, con la fine delle ideologie, con lo sviluppo delle tv commerciali. Un po? perché non sostenute dalle ideologie, un po? perché orientate su (pseudo)valori e (bassi) livelli culturali televisivi ? la TV: vera e unica scuola di pensiero nell? era post-ideologica, sono d?accordo con Veltroni – , un po? perché assediati da problemi quotidiani di sopravvivenza, il tema fascismo/antifascismo appare ai più (penso ai giovani, al popolo precario delle partite IVA, per non parlare dei lavoratori Alitalia) noioso, accademico, senza applicazioni concrete nella realtà quotidiana . Engels lo liquiderebbe con la parola ?sovrastrutturale?, quando invece i temi ?strutturali? sono irrisolti. E quindi chi si dilunga sulla sovrastruttura dimostra di non aver coscienza dei bisogni della gente. Ancora una volta il Grande Comunicatore ha dato esempio di trovarsi in sintonia con l?opinione pubblica liquidando il dibattito come avulso dalla realtà, dai bisogni primari coi quali molte persone combattono da quando suona la sveglia la mattina alle 7.E il populismo che lo anima ancora una volta si è mostrato all?unisono con gli umori generali.

Per concludere e far passare il dibattito dal sovrastrutturale allo strutturale vorrei utilizzare proprio alcune parole chiave desunte dai contributi pervenuti nel corso della settimana nel blog di Praxis sul mio articolo Fascismo e Antifascismo, e che auspico essere oggetto di prossime riflessioni. Le parole-chiave sono ?scuola? ?distacco dalla società?, ?ricambio della classe dirigente?. Da queste parole si dipartono temi ben più complessi dell?appartenenza o meno ad un?epoca storica ormai ?speriamo- conclusa. Sono i temi del futuro, i temi delle giovani generazioni, i temi della formazione, del lavoro, della circolazione dei saperi, del come ridare fluidità alle classi sociali in una società ?densa? come l?attuale: su questi temi dal centro sinistra ci si aspetta qualcosa di più strutturale e meno strumentale, ?qualcosa di sinistra? sicuramente più attinente ai bisogni delle persone.