Sono in molti a porsi questo interrogativo di fronte all?immagine a senso unico data dai media di un islam fondamentalista e violento. Ma non è questo il suo vero volto.
Qualche giorno fa al telegiornale mentre il commentatore televisivo diceva che altri attacchi di terroristi islamici sono prevedibili e la minaccia per il nostro paese di subire un attentato si fa sempre più consistente, le immagini mostravano lunghe file di persone in abiti orientali impegnate nella preghiera in una moschea all?aperto.
In questo modo il messaggio che i telespettatori hanno percepito è che l?Islam è una religione violenta, e che rappresenta una pericolosa minaccia per quanti condividono i valori della modernità.
I fatti trasmessi riferivano sì eventi reali, come da un lato gli attacchi terroristici e dall?altro i musulmani in preghiera, ma mi sento di dire che la connessione tra di essi deve essere messa in discussione.
Ma c?è da chiedersi se:
– La maggioranza di coloro che vediamo in televisione pregare Allah sostengono la violenza politica? Forse solo alcuni di essi? O forse nessuno?
– Violenza e il terrorismo possono davvero essere considerati come una caratteristica dell?Islam, come una tipica risposta dei musulmani alla modernità?
– O invece gli episodi di violenza devono essere considerati come un?aberrazione dell?insegnamento originario, fatta propria da un?esigua minoranza?
La situazione sociale in Iran in questo paese spinge ad orientarsi in quest?ultima direzione: un paese con tantissimi giovani che guardano al mondo non certo per distruggerlo ma per viverlo in pieno. Studenti universitari, aspiranti ingegneri, architetti, scrittori e poeti che vivono pacificamente e contestano ogni forma di violenza. Sono loro la maggioranza, solo che non fanno mai notizia.
Molti di questi giovani purtroppo subiscono le conseguenze di un regime ultraconservatore. Un governo che non hanno voluto e che hanno contestato con ogni mezzo. Hanno scelto addirittura di non votare alle ultime elezioni, lo scorso giugno, nonostante il timbro della votazione, voluta dall?Ayatollah, rimanesse impresso sui documenti personali.
Oggi la repressione messa in atto da parte del regime è molto forte e i giovani sono soli, il sostegno che possono ricevere da parte dei gruppi dell’opposizione al regime è davvero molto limitato.
Anche le famiglie cominciano a sostenere le lotte degli studenti, molte madri e molti padri condividono i problemi dei figli, la loro ansia di libertà. È l’insieme della società iraniana che si sta progressivamente opponendo al regime, solo che il regime reagisce chiudendosi sempre di più e reprimendo senza pietà chi lo contesta. Inoltre gli studenti e le loro richieste vengono descritti, cosa assolutamente insensata e priva di qualunque fondamento, come “mercenari” al soldo degli americani. I giovani che si ribellano e chiedono libertà sono in realtà i figli della Rivoluzione, ma questo il regime sembra volerlo consapevolmente ignorare. Sul fondo c’è poi la disoccupazione. Il mercato del lavoro è decisamente bloccato, la crisi e la paralisi sono totali e le cose non sono andate che peggiorando di continuo negli ultimi anni.
I giovani iraniani non possono in alcun modo accettare le restrizioni che il regime cerca di imporre loro. Il sistema che regola la vita in Iran è insostenibile per loro.
La grande ambizione del regime è quella di poter controllare i giovani e utilizza per questo scopo ogni sorta di legge e di divieto. Il regime guarda alla giovinezza come all’età “del peccato”. I mullah parlano dei ragazzi come di “peccatori potenziali” e perciò da tenere sotto controllo. Sono del resto le pratiche della vita quotidiana ad essere considerate sospette e a rischio. Come il camminare per strada mano nella mano. Così i ragazzi utilizzano ogni gesto per esprimere questa loro rivolta, fidanzati che si abbracciano o si tengono per mano pubblicamente e via dicendo. C’è un vero spirito di resistenza che si esprime così, attraverso un semplice gesto della vita di ogni giorno che si carica però di una simbologia politica evidente, la politica si esprime attraverso il vivere tutti i giorni.