Lunedì sera scorso, a casa di Mauwa Lauro (ottima cena, grazie a te e ad Edilio per l?accoglienza), ci siamo riuniti con il gruppo della lista Letta/Piva che ha animato (eletti, candidati e sostenitori) la campagna delle primarie nel XXIV collegio. Oltre ad una quindicina di noi sono venuti anche Beppe Tognon e Amedeo Piva, e dunque, oltre ai racconti di Nicola Nanni, reduce dall?assemblea nazionale a Milano, abbiamo potuto condividere anche alcune considerazioni da due osservatori privilegiati della complicata fase che si sta compiendo.
E? da quella sera che rimugino sulle cose che abbiamo saputo sulla riunione di sabato scorso, sul decalogo (enalogo?), e sulle prospettive del partito democratico (o soprattutto: sulle prospettive del nostro impegno nel partito democratico).
I miei sentimenti all?uscita erano controversi, ed è difficile farne una sintesi, ma vorrei fare lo sforzo per condividerli anche con chi non ha potuto essere presente ma ha piacere di continuare la sfida del gruppo, piccolo o grande che siamo non importa, ma che comunque siamo diventati.
1) Sensazione di essere in una fase confusa ed incerta. In questi casi si parla di fasi di transizione. Nelle fasi di transizione si può essere disorientati, ma sono anche le fasi che generano vitalità e nuovi inizi. Sono le fasi in cui tutto si spariglia, gli equilibri di prima non sono più validi, e chi ha coraggio e qualità può uscire rafforzato. Interpreto in questo senso, ottimistico, l?invito alla prudenza che ci hanno rivolto Amedeo e Beppe ieri sera: non una prudenza inerme, ma uno sguardo attento a quello che succede, un non dare per scontato le posizioni acquisite, né le apparenze di schemi maggioranze/minoranze che apparentemente potrebbero essere scontate.
2) Desiderio di dare un senso (ed un seguito) al nostro lavoro. Certo era ed è l?aspettativa di tutti noi, quella di trovare il modo di continuare. Da questo punto di vista ieri sera si è aperto un dibattito che non si è concluso, ma sul quale vale la pena soffermarsi. Nessuno vuole le correnti, almeno in senso stretto. Dunque ciò che ci dovrebbe unire non è l?appartenenza formale ed acritica ad un generico gruppo riferibile a Letta, ma la condivisione di alcuni contenuti, priorità, progetti politici, che ci vedono impegnati. Il profilo che Enrico Letta ha dato alla sua candidatura ha dei connotati, programmatici e di stile, che mantengono il loro valore anche oggi che lui non è segretario. Intorno agli stessi motivi si può costruire un impegno di base, riflettendo e facendo pensiero sui temi che potremo individuare, sulla base del nostro interesse e delle competenze che possiamo esprimere.
3) Aspettativa di essere riconosciuti per il lavoro e per l?impegno profusi. E? un aspetto delicato, sul quale io stesso ho ritrosia ad argomentare. Facciamo politica per cambiare il mondo (in meglio) e ci aspettiamo di poterlo cambiare sulla base delle nostre idee, non quelle degli altri. Per poter affermare le nostre idee bisogna avere i ruoli di responsabilità che consentano di dettare l?agenda delle questioni. E per conquistare, o rivestire incarichi e ruoli serve però il consenso della maggioranza. La lista Letta, e il nostro stesso gruppo, hanno fatto una battaglia non votata a vincere, ed essere maggioranza, ma votata ad essere una minoranza, intelligente e qualificata, ma pur sempre una minoranza. Ed allora per affermare alcune delle nostre idee, ed avere alcuni ruoli che ci consentano di essere visibili e riconosciuti nelle nostre iniziative, dovremo necessariamente fare compromessi e mediazioni, con chi ha la maggioranza, a condizione che gli stessi siano d?accordo, e che stimino interessante l?idea di riconoscerci tali spazi. Pare che la mera espressione di competenze e qualità non sia però condizione sufficiente, staremo a vedere.
4) Frustrazione per le regole scellerate. Sulle regole, diversi di voi sono già intervenuti, e rinvio alle argomentazioni già portate il giudizio che ancor prima di essere mio è di tutti.
In definitiva, è comunque necessario, a maggior ragione in questa fase di transizione, che noi possiamo ricevere indicazioni e orientamenti dai nostri leader: è stato così ieri sera, ma mi auguro che continuerà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.
Voglio ringraziare Nicola perché ho colto soprattutto in lui la lucidità e l?equilibrio, ieri sera, per tenere insieme la delusione e lo sconcerto dell?esito di sabato con la voglia di non abbandonare la lotta appena cominciata. Io personalmente mi sento nello stesso spirito, e penso che le regole erano sbagliate anche per le primarie, ma siamo riusciti lo stesso a fare un buon lavoro.
Ad Emma un grande in bocca al lupo, ora tocca a lei, il 10 è convocata l?assemblea regionale, che dalle premesse sembra che avrà più compiti e più tempo davanti di quella nazionale.
Infine vi invito per lunedì 5 alle 19,00 ad un incontro, il primo, a via Farnesina presso la sezione PD di Ponte Milvio, organizzato dalle liste del XXIV e aperto al territorio per conoscere gli eletti e avere un primo confronto sulla fase costituente in atto. Dalle mail che sono girate, penso che troveremo molta comunanza di intenti e di idee, sono fiducioso. Mi piace chiudere questa troppo lunga mail con il riferimento al territorio. Che ruolo avrà, negli schemi organizzativi che ci stiamo dando, il riferimento territoriale? E quale territorio, tutto il collegio o confini diversi? In fondo è il collegio che ci ha uniti come gruppo, ed è la radice che dà linfa vitale al gruppo stesso. Ma come tenere insieme l?aggregazione per idee e pensiero, il territorio, la componente?
Un abbraccio a tutti e scusate se sono stato lungo, ma spero di aver reso un servizio editoriale almeno agli assenti
Antonio