“Non c’è più niente da fare. Tutti a casa.” Avrà esclamato così anche il mio amico Giorgio mentre leggeva il Corriere della Sera qualche giorno fa? “Il ministro della Difesa Karl-Theodor Zu Guttenberg, astro nascente del partito della cancelliera Angela Merkel, si è dimesso per aver copiato parte della tesi di dottorato. Il presidente della Repubblica federale tedesca, Christian Wulff, ha rimesso il mandato dopo le polemiche su un prestito di favore avuto da un suo amico banchiere. E anni prima il ministro dell’Economia del Land di Berlino, Gregor Gysi, aveva gettato la spugna insieme ad altri suoi colleghi del Bundestag per aver utilizzato per biglietti aerei personali i punti mille miglia accumulati con i voli istituzionali. Perché in Germania, e non solo, le conclusioni si traggono anche a livello individuale, e per molto meno rispetto a quello che è successo al consiglio regionale del Lazio. Da noi, invece, non si arrossisce neppure.” (http://www.corriere.it/editoriali/12_settembre_15/rizzo-piccoli-faraoni-nota-spese_c186aeb0-fef3-11e1-ac8a-69b762be71b6.shtml).
Qualche giorno prima Giorgio mi aveva scritto : “Il mio sconcerto è superiore all’indignazione. E mi deriva dal considerare che il “tutti a casa- ricambio generazionale”, urlato con sempre maggior insistenza da parte degli elettori in vista delle prossime elezioni, è indirizzato a lasciare a casa la Bindi, D’Alema, la Turco… Giusto rinnovare. Ma attenzione, se non farà parte di un processo democratico programmato, darà solo spazio alle seconde file. Sì, proprio a coloro che ora, meno conosciuti tanto da sembrare le nuove leve, sono proprio quelli che siedono alla Regione o in qualche consiglio comunale.”
“Ma certo, questi “giovani politici” ne hanno il diritto, datogli dal popolo sovrano. Sono stati eletti tutti direttamente dai cittadini, con il voto diretto – insiste Giorgio con acredine – con le preferenze! (Anche Er Batman Fiorito, con quasi 30.000).
Ecco perché non urlo più “tutti a casa”. Da giovane volevo mandare a casa il vecchio Fanfani, ma anche Scalfaro, Kossiga, Taviani, Piccolo, Rumor, Bisaglia… Poi a provocare un radicale cambiamento ci è riuscito il magistrato Di Pietro e … stiamo ancora pagando il declino prodotto dal ricambio con le seconde file.
Evitiamo pertanto di urlare (anche sottovoce) slogan che magari ci aiutano a scaricare una giusta rabbia, ma rischiano di portarci più a fondo – aggiunge Giorgio. ”Entriamo piuttosto nel merito e valutiamo direttamente le persone per quello che hanno fatto, per quello che stanno facendo.
E ridiamo fiducia almeno a qualcuno di loro, se lo merita. E aiutiamolo a vincere. È la nostra speranza di futuro”.
Avrà ragione Giorgio? Che ne dite?
Buona settimana.
Amedeo Piva