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Ci sono questioni sulle quali per decidere quale posizione politica assumere non è sufficiente fare i conti con le nostre convinzioni valoriali, adottare la posizione più coerente e poi difenderla a spada tratta da chi la avversa. Molto spesso, infatti, ci troviamo di fronte ad opzioni diverse tra loro che, pur facendo leva entrambe su istanze condivisibili, confliggono sul piano pratico e rendono quindi spinosa e difficile la decisione. Non sempre insomma ci troviamo a scegliere tra quello riteniamo un valore e quello che riteniamo un disvalore (così sarebbe facile!), spesso decisioni divergenti rispondono a esigenze diverse che meritano però entrambe di essere salvaguardate: in questi casi il problema non è scegliere da che parte stare e schiacciare l’acceleratore, ma piuttosto trovare il compromesso che assicura il massimo di opportunità alle diverse istanze coinvolte. 

Le mediazioni -si sa- sono sempre scomode e non gratificano come le impavide posizioni “non negoziabili”, ma non abbiamo ancora inventato niente di meglio per evitare la sterilità delle curve contrapposte e la retorica del nemico “da annientare”.

Uno dei passaggi in cui questa necessità di mediazione si evidenzia di più è quello della scelta elettorale tra i candidati; le liste sono ormai completate ed è opportuna una ricognizione tra i nomi proposti sapendo già che difficilmente troveremo qualcuno le cui posizioni coincidano totalmente con quelle di ciascuno di noi, sia perché abbiamo sensibilità e priorità diverse, sia perché lo spettro dei temi da affrontare è così ampio che di qualcuno potremmo apprezzare le posizioni sulle politiche economiche, di un altro quelle sui temi etici, di altri ancora la capacità dialettica o le conoscenza delle dinamiche comunitarie.

Tra i candidati del PD apprezzo molto Marco Tarquinio, giornalista, dal 2009 al 2023 direttore di Avvenire che ha portato negli ultimi sei anni -malgrado la crisi editoriale- ad essere tra i primi quattro quotidiani generalisti nel paese.  Di Tarquinio apprezzo la chiarezza delle idee anche quando queste sono disallineate rispetto al mainstream. Secondo  Mario Ciarla, capogruppo Pd in Regione Lazio, «La candidatura di Marco Tarquinio interpreta al meglio la fase che stiamo vivendo. E’ la persona di cui abbiamo bisogno in Europa: un artigiano della pace, che interpreta la dottrina sociale della Chiesa e aiuterà il partito democratico a incrociare la richiesta diffusa e trasversale di pace». In una recente intervista Tarquinio ha parlato del dibattito circa le sue posizioni sulla pace in contrasto con quelle sostenute dal PD: «Lo vivo con molta serenità. So che a volte dietro questioni di contenuto ce ne sono altre che con i contenuti hanno meno a che fare. Ma conosco le regole del gioco, le ho descritte e commentate per anni. Sta di fatto che dal giorno in cui si è parlato della mia candidatura io non ho diminuito di un decibel il grido per la pace. E la segretaria Schlein non mi ha chiesto “aggiustamenti”». Anche su temi etici particolarmente sensibili come unioni civili e maternità surrogata Tarquinio ha precisato la sua posizione: «Da direttore di Avvenire non ho fatto le barricate contro le unioni civili. Un punto chiave è che non dobbiamo stabilire per legge un diritto ai figli. Non sono contrario al diritto all’adozione, ma lo sono alla maternità surrogata».

So benissimo che si tratta di questioni controverse e delicate, ma preferisco chi cerca una mediazione con trasparenza a chi si trincera dietro discorsi generici buoni per ogni evenienza. Più i temi sono complessi, più è normale che esistano posizioni discordanti; fare politica non è negare quelle che non condividiamo, ma arricchire il confronto sui contenuti per trovare i punti di incontro.

A questo dovrebbero servire i parlamenti, anche quello europeo.