1. Per la maggior parte dei bambini delle ultime generazioni, guardare la televisione rappresenta una delle più ovvie attività quotidiane, come il mangiare, il dormire, il giocare e l’andare a scuola. Se si paragona il modo di vivere di un bambino di cinquant’anni fa con un bambino di oggi, ci si rende immediatamente conto di quanto la televisione abbia modificato i ritmi di vita.
In passato, i bambini trascorrevano molto del loro tempo libero all’aperto, impegnati in giochi di movimento e di gruppo; molti apprendimenti avvenivano spontaneamente, attraverso l’osservazione e l’interazione diretta con persone reali.
Oggi, invece, gli spazi nei quali i piccoli possono stare tranquillamente a giocare sono sempre di meno e la giornata dei bambini risulta rigidamente scandita dagli orari scolastici, dagli impegni sportivi (per le famiglie che se lo possono permettere) e dagli appuntamenti con i programmi televisivi preferiti. Quindi i bambini si abituano molto precocemente, prima ancora che ai programmi televisivi, proprio all’oggetto televisore, da cui sono molto attratti. Come se fosse una scatola magica. Da alcuni bambini, la televisione viene percepita quasi come una persona.
La TV viene ormai usata dalla maggior parte dei genitori come una baby-sitter che tiene buono il bambino, lo tiene fermo, quando in realtà per tutta la prima e la seconda infanzia bisognerebbe muoversi, fare chiasso, scatenarsi un po’, fare quelle normali esperienze di libertà che fanno i bambini giocando tra di loro.
Da numerose ricerche emerge che, in Italia, i bambini in età prescolare guardano la televisione in media due ore e mezza al giorno, con punte fino a cinque ore . Una larga parte di questi bambini guarda la televisione da solo (circa il 30%), o con fratelli e sorelle (28%) o in compagnia dei propri genitori nel corso dei programmi serali .
Va ricordato che il 60% dei programmi serali hanno contenuti violenti.
Al gioco e allo studio viene spesso dedicato un tempo inferiore a quello passato davanti allo schermo.
A questi dati già piuttosto allarmanti si devono aggiungere le ore che i bambini passano davanti al computer o con i videogiochi da cui spesso assorbono ulteriori dosi di violenza e modelli di comportamento devianti
Un altro dato preoccupante riguarda il modo e l’ora in cui i piccoli si addormentano.
I risultati di una ricerca condotta dall’Osservatorio sulla televisione internazionale, su 865 genitori di bambini tra i due e i sei anni sono indicativi (e confermano che televisione e computer sono i compagni più assidui dei piccoli): moltissimi bambini si addormentano cullati dalle voci del piccolo schermo.
I bambini che si addormentano davanti alla Tv costituiscono la percentuale più elevata (circa il 63%); al secondo posto si trovano i videogiochi, al terzo posto si piazzano i giochi tradizionali, e ultime classificate, con molto distacco, si trovano la ninna nanna e il racconto delle favole.
L’ora in cui i piccoli si addormentano tende a spostarsi sempre più in avanti: una quota significativa di bambini addirittura va a dormire dopo le 22 e 30.
Anche il ‘luogo’ del sonno, o almeno dell’addormentamento, cambia rispetto al passato. Moltissimi crollano sul divano durante la trasmissione di spettacoli rivolti ad un pubblico adulto.
La cattiva qualità dei programmi televisivi nelle ore più utilizzate dai piccoli spettatori ma anche i contenuti violenti dei videogiochi contribuiscono ad accrescere le generali preoccupazioni.
2. Ma quali sono i modelli comportamentali che i bambini assorbono più velocemente? I genitori possono avere un ruolo nello stemperare o nell’indirizzare meglio questi modelli ?
Un punto importante è dato dall’abitudine al linguaggio e ai tempi della televisione. Oggi , i tempi della televisione sono diventati sempre più rapidi: per esempio, i vecchi cartoni animati di Walt Disney erano molto lenti, e quindi anche la mente del bambino poteva in qualche modo inserirsi. Poi sono diventati velocissimi. Gli intervalli tra una sequenza e l’altra spesso durano un secondo, a volte addirittura meno .Non c’è più tempo per riflettere.
Il pericolo reale è che i bambini sviluppino un’attitudine totalmente passiva di fronte al video.
La televisione, con i suoi messaggi espliciti ed impliciti, su come comportarsi, pensare, vestirsi, acquistare, parlare, svolge un ruolo fondamentale nel proporre modelli che possono essere imitati dai bambini e mantenuti per gli anni successivi .
È poi importante sottolineare che la televisione tende a rappresentare azioni e personaggi semplificati (belli o brutti, buoni o cattivi, coraggiosi o vili), invece che i sentimenti, le situazioni complesse, le sfumature e le ambivalenze che caratterizzano la vita reale.
Questa eccessiva schematizzazione, frequentissima soprattutto nei programmi meno curati, finisce per influire sulle generalizzazioni che a loro volta i bambini fanno quando interpretano la realtà, determinando una visione stereotipata dei ruoli sessuali, delle differenze razziali, degli anziani, dei malati, della famiglia.
I bambini più piccoli guardano, se privi di un adeguato controllo da parte dei genitori, anche i cartoni animati rivolti ad un segmento di età superiore , spesso caratterizzati da contenuti violenti.
I “Power rangers” e prodotti simili hanno indotto tutto un diverso modo di fare la lotta, che già si era registrato in alcune Scuole Materne: bambini che appunto usavano i calci, pugni e così via.
A dieci anni di età, in media ogni bambino ha già visto in TV migliaia di ore di spettacoli con contenuti spesso violenti da cui possono derivare conseguenze a volte drammatiche nel processo di formazione della personalità.
Il bambino infatti può arrivare a confondere la violenza vera con quella televisiva, a identificarsi in personaggi violenti e a considerare l’aggressività come il modo migliore per gestire le situazioni in cui viene a trovarsi in difficoltà; può trovarsi davanti a messaggi che, anziché rafforzare i valori, ampliare la conoscenza e sviluppare le capacità critiche, possono incrementare atteggiamenti distruttivi per se stesso e per gli altri .
In alcuni casi il bambino può perfino arrivare ad attribuire alla televisione (ma anche ad internet ed ai videogiochi )-con il loro bagaglio educativo di violenza, consumismo e modelli trasgressivi il ruolo di genitori sostitutivi di quelli esistenti e insoddisfacenti.
E poi i bambini apprendono molto dalla pubblicità. Oggi sono bombardati dagli spot, che si collegano ai cartoni animati che vedono, ( ma anche ad altri programmi che seguono con i fratelli e sorelle più grandi o con i programmi destinati ad un target adulto che vedono durante le ore serali con i genitori).
Ogni volta che esce una nuova serie di cartoni animati c’è un tale numero di oggetti, di gadget associati che vengono reclamizzati in televisione che il bambino ne è come inseguito. Lo spot televisivo, del resto, è uno degli spettacoli preferiti dai bambini fino ai sei, sette anni, perché si adatta proprio alla loro mente. È breve, c’è un’avventura che interessa, spesso ci sono dei bambini con cui sono indotti ad identificarsi.
Va ricordato che oggi è sempre più stretto e diretto il rapporto tra studi statistici(applicati alle abitudini umane), sociologici,antropologici ,psicologici e il marketing.
La scomposizione di ogni nostra azione per capire quale desiderio sottende, come viene appagato e in che modo ci gratifichiamo, ha reso ancora più efficace la segmentazione dei target, individuando nei genitori e nei futuri genitori il bacino più ghiotto per la pubblicità.
I pubblicitari sanno che poi i bambini chiederanno ai genitori di comprare certi prodotti. E bisogna tener presente che questo non influisce soltanto sull’acquisto, ma anche sulla relazione tra genitori e figli, perché poi il genitore che non comprerebbe un certo prodotto, oppure l’ennesimo giocattolo perché il bambino ne ha già tanti, può anche entrare in crisi e sentirsi in colpa perché può pensare di farne uno diverso rispetto agli altri bambini.
Nel corso di una ricerca che avevo realizzato nel 1995 quando lavoravo in Rai avevo stimato in 300.000 il numero di spot televisivi assorbiti dai bambini in 10 anni. Probabilmente questo dato oggi è sicuramente superiore per l’aumento dell’offerta di canali digitali dedicati ai bambini. Una recente ricerca negli Stati Uniti ha stimato in 400.000 gli spot assorbiti dai bambini americani in 10 anni. Ma il dato più inquietante era quello emerso nel corso di un’altra ricerca che avevo realizzato per la Rai. Nel 70 % dei casi, un campione di genitori intervistati da psicologi specializzati,aveva dichiarato di essere incapace di esercitare la mediazione famigliare nei confronti della televisione. Il rischio concreto è quello di fare vivere i bambini privi di riferimento al passato, alle proprie radici, e con un futuro che si presenta problematico, in un eterno presente con gravi conseguenze sul loro sviluppo psichico.
3. Fa davvero così male la tv ai bambini ? Si può forse parlare di una mutazione antropologica ?
Va detto che attraverso la televisione ma anche i nuovi media ci si abitua a un certo tipo di rappresentazione, che è quella delle immagini. Viene molto valorizzata la vista e il bambino si abitua fin da piccolo a fare attenzione agli stimoli visivi. Il rischio è che poi la sua attenzione, anche il suo modo di memorizzare le informazioni, si basi troppo e soltanto sul dato visivo.
Secondo uno studio dell’American Academy of Pediatrics la forte esposizione alla TV può addirittura portare un bambino durante la sua crescita al cosiddetto Attention Deficit Hyperactivity Disorder, in pratica un disturbo da deficit di attenzione con iperattività, definito dagli scienziati ADHD.
Ne è affetto il 12% dei bambini statunitensi, e questa condizione particolare ha cominciato a diffondersi proprio durante gli ultimi cinquant’anni, guarda caso proprio con l’avvento della scatola magica ,di internet e dei video giochi.
L’American Academy of Pediatrics ha preso in esame duemila bambini da uno a tre anni, seguiti e analizzati nel corso di alcuni anni.
Il risultato dello studio è stato inequivocabile: l’Attention Deficit Hyperactivity Disorder è colpa della tv. La ricerca è molto importante perché dimostra per la prima volta che i neuroni del cervello di un bambino si sviluppano in maniera diversa se resta attaccato allo schermo per diverse ore al giorno. Sarebbe la velocità delle immagini che deformerebbe il suo senso della realtà.
Il dottor Christakis, direttore del Child Health Institute at Children’s Hospital and Regional Medical Center, di Seattle, che ha condotto questa ricerca, sostiene che la tv ricostruisce il cervello di un bambino che la guarda per molte ore .
Il danno appare più evidente dai 7 anni quando il piccolo ha difficoltà a prestare attenzione a scuola. «Al contrario della vita quotidiana», dice Christakis, «il passo della tv è molto accelerato rispetto alla realtà di tutti i giorni». Le immagini che un bimbo cattura nel suo cervello dagli schermi della televisione vanno troppo veloci e magari senza neppure una precisa connessione logica: «Così la loro rapidità diventa normale per quei bambini che in realtà non sono più normali», aggiunge Christakis.
Per ogni ora passata alla tv nell’età compresa fra uno e tre anni, i soggetti più piccoli hanno quasi il dieci per cento in più di probabilità di sviluppare problemi di attenzione che possono essere diagnosticati all’età di 7 anni come ADHD. Un bimbo ai primi passi che invece è esposto a tre ore di televisione al giorno ha il 30% in più di probabilità di avere seri difficoltà a scuola.
Lo sviluppo cerebrale rischia di fermarsi. Un bimbo che gioca con le sue dita ha il sistema neurale che gli viene proprio dal flettere, tirare e stirare ed esercitare quelle dita. La stessa cosa avviene per il cervello, che deve in pratica allenarsi nello stesso modo. Gli scienziati, però, ci spiegano pure che il cervello sviluppa un sistema unico dalla nascita ai tre anni. E se un bambino siede come ipnotizzato davanti a qualcosa, quelle vie neurali non si creano. Questo è l’importante sviluppo del cervello che rischia di fermarsi all’età di tre anni.
Un’altra importante ricerca del dott. Sigman, pubblicata anche dalla rivista Biologist magazine, conferma che il problema “televisione” parte principalmente dal tempo che si trascorre di fronte alla stessa.
Il livello di danno causato dalla televisione, afferma Sigman , dipende da quanto tempo si trascorre a guardarla. Teniamo conto che in media, all’età di sei anni, un bimbo abituato a passare molte ore al giorno davanti alla TV si ritrova ad aver già trascorso un intero anno della sua vita di fronte alla tv. Se sommiamo anche il tempo trascorso davanti al computer, continua lo psicologo, allora risulta che l’attività svolta di fronte ad uno schermo diventa l’attività predominante per bambini un po’ più grandi – quelli di età tra gli 11 e i 15 anni spendono oggi il 55% del loro tempo da svegli (quindi escluse le ore di sonno) o meglio, circa 7 ore e mezza al giorno, guardando televisione e computer. Ciò rappresenta una crescita del 40% avvenuto solo in questa ultima decade.
Il Dr. Sigman sostiene che gli effetti di questa attività si riflettono sia sul corpo che sulla mente. Afferma che il cervello, ad esempio, non possa venire affatto stimolato dallo schermo, bensì viene narcotizzato, colpendo aree di quest’organo che, diversamente, verrebbero allenate e stimolate ad esempio con la lettura.
L’esposizione alle radiazioni della televisione, è stato dimostrato, sono causa principale della riduzione del livello di melatonina nel corpo, cioè la riduzione dell’ormone che regola l’orologio biologico del nostro corpo come ad esempio il tempo della crescita e dello sviluppo della pubertà.
La melatonina viene prodotta dal nostro corpo durante la notte ed induce il sonno. Oggi, invece, si documenta che luminosità emessa dallo schermo della televisione sopprime, in parte, il livello di questo ormone nel sangue. (La rivista Lancet ha pubblicano nel luglio 2004 una ricerca che dimostrava che l’aumento della melatonina in una sola settimana senza tivù è stata del 30%).
Questa sindrome è evidente nei giovani adolescenti incollati alla televisione o al computer che sempre di più sostengono di preferirne la visione notturna.
L’altro effetto collaterale, ovvero quello che affligge il ciclo di crescita dell’individuo legato alla melatonina, è quello che vede le nuove generazioni anticipare l’età della pubertà, arrivando all’adolescenza qualche anno prima delle generazioni passate.
Questa problematica ha iniziato ad essere osservata già dagli anni ’50 cioè dal periodo in cui la televisione è diventata un mass media.
Sigman aggiunge che «Permettere ai bambini di guardare così tanto lo schermo è una grave mancanza di responsabilità da parte dei genitori, un grave lavarsene le mani», secondo lui ai bambini più piccoli dovrebbe essere addirittura vietato l’uso di tale mezzo, introducendolo per gradi negli anni successivi al 6° compleanno e somministrandolo con giudizio.
4. Il personal computer è sempre più spesso e più precocemente utilizzato anche da bambini . Ma le ore che riguardano l’utilizzo del computer vanno a sostituire quelle relative alla televisione o ad integrarle?
La visione più ottimistica dice che oggi i bambini sono più fortunati perché possono scegliere se guardare la televisione o giocare con il computer, sottolineando la preferibilità di quest’ultimo a causa del suo carattere ‘interattivo’ e dunque stimolatore di quella fantasia che la televisione invece narcotizza.
Gli ottimisti, insomma, interpretando il computer come alternativa (felice) alla televisione si schierano a favore dell’integrazione con la speranza che le ore trascorse solo davanti alla televisione vengano divise tra questa e il computer (che consente anche utilizzi diversi dal gioco: studio, internet, consultazione di Cd-Rom).
I pessimisti temono invece che il tempo dedicato al computer, nella maggior parte dei casi, si vada a sommare al tempo della visione televisiva. Ricordano poi che l’interattività è un’illusione in quanto la macchina offre una libertà fasulla fatta da molteplici possibilità predefinite e predeterminate al posto di una sola sequenza di avvenimenti.
Tra le conseguenze di una forte esposizione alla televisione ed al computer si devono comunque registrare:
Il declino dell’interazione familiare
Mentre infatti in passato erano i genitori e i nonni a trasmettere i valori della società e della famiglia ai giovani, ora sono la televisione e soprattutto i New Media ad influenzare mode ed opinioni; inoltre, poiché i giovani sono più recettivi ai messaggi televisivi e dei New Media essi trasmettono ai genitori e ai nonni la cultura televisiva, determinando,paradossalmente, un tentativo riorganizzazione “al contrario” (o retrosocializzazione) della trasmissione culturale tra le generazioni.
L’incentivazione dei comportamenti aggressivi
Non tutti i bambini vengono influenzati dalle scene di violenza in TV, ma quelli molto impulsivi, che presentano disturbi emotivi, o che vivono in un ambiente sfavorevole, possono sentirsi legittimati alle azioni violente.
La scarsa motivazione iniziale alla lettura
Una eccessiva esposizione alla TV nei primi anni di vita contrasta con l’inclinazione alla lettura, che per svilupparsi necessita di una familiarizzazione precoce con le immagini stampate.
Aumento e aggravamento dei problemi di lettura
È stato riscontrato che bambini, anche dell’ultima classe delle elementari, che eccedono nell’uso della televisione e del computer hanno maggiori difficoltà a leggere e a scrivere.
Apprendimento e percezione
I bambini troppo abituati alla realtà virtuale, stentano poi ad imparare dalla viva esperienza.
Stile di vita privo di senso critico
I bambini sono abituati sin da piccoli alla pubblicità che accompagna i vari programmi e vengono quindi sottilmente condizionati dai miti e dagli stili di vita veicolati dagli spot; inoltre, a poco a poco, il bambino si abitua ai personaggi televisivi, alle modalità di interazione, ai ritmi dei programmi e, se non ha alternative alla TV, si abitua a ricevere messaggi senza filtrarli attraverso strumenti critici, senza prendere iniziative.
Il deficit dell’esperienza fisica
Diverse ricerche hanno evidenziato come i bambini che trascorrono quotidianamente ore ed ore di fronte allo schermo, tendono ad ingrassare e sono più goffi nei movimenti, al contrario di quelli che conducono una vita più sana e più consona alla loro età. Se si considera che il movimento, per tutta l’infanzia, è uno dei fattori alla base del senso di sicurezza e di autostima, si comprende quali risvolti psicologici possa avere questa carenza
INTERVALLO DI ATTENZIONE
Lunghi periodi davanti alla televisione possono infliggere danni a ciò che si chiama “meccanismo neuronale” che sta dietro alla capacità di attenzione e al controllo degli impulsi nervosi. Ciò significa danneggiare lo sviluppo delle cellule cerebrali e la capacità di concentrazione sugli oggetti. Per i bambini significa un alto tasso di disordini comportamentali e difficoltà di apprendimento-
5. La televisione , il computer, internet sono mezzi bellissimi, con enorme potenzialità. Dobbiamo imparare ad usarli a nostro vantaggio e naturalmente a vantaggio dei bambini. Cosa oggi tuttavia non facile dal momento che i contenuti in particolare quelli rivolti a bambini e adolescenti sono progettati e realizzati in gran parte dalle 11 grandi sorelle della comunicazione.
Le 11 big sisters (Time, Disney, News corporation, Bertelsman, Viacom, CBS, NBC Universal, YAHOO, GOOGLE, MICROSOFT, Apple) si servono della televisione e dei new media come un grande strumento di colonialismo culturale. Ciascuna di queste multinazionali della comunicazione è un grande concentrato di connessioni tra reti di comunicazioni aziendali ,reti finanziarie, reti dell’industria culturale, reti della tecnologia e reti della politica .
La loro retificazione globale impone quotidianamente un significato alla nostra mente e a quella dei bambini.
A titolo di esempio riporto le reti a cui è connessa la Walt Disney
Finanza e Industria
American International Group, Bank of America, Boeing, Boston Scientific, Central Europe and Russia fund, Clorox, Esteé Lauder, Gillet, Good Year, Halliburton, Morgan Stanley, Fedex, Sears, Shinsey Bank, US Chamber of Commerce, Washington Mutual Bond Fund, Xerox, YUM, Wells Fargo, Procter & Gamble, Nike, Starbucks, Transamerica corp, WIHarper.
Media /ICT
Apple, Archcrock, CIT group, La Opinion (principale quotidiano di lingua spagnola in USA), National Cable Telecommunication, Precison, Pyramid Technology (military computing) Sun Microsystem, RSL Communication, Sybase, Turbolinux, Venier.
Reti globali di creatività
American Film Institute, German – American Chamber of Commerce, Foreign Policy Association, Keck Foundation, Smith College UCLA, University of Southern California, Lincoln Center for the Performing Arts, Museum of Television and Radio.
Purtroppo in Italia non è stato possibile prevenire gli effetti negativi di questo colonialismo culturale sulle nuove generazioni per la colpevole disattenzione della nostra classe politica.
6. Queste sono alcune semplici regole per limitare l’invasività della TV
- Non accendere la TV durante i pasti
- Non permettere ai bambini di disporre di TV nelle camere da letto
- Non lasciare che i bambini svolgano i compiti davanti alla TV accesa
- Stabilire limiti di tempo per guardare la TV
- Discutere insieme la scelta dei programmi
- Guardare la TV insieme
- Organizzare ai bambini attività alternative alle quali dedicarsi insieme
- Fare in modo che non vedano programmi terrorizzanti.
Per l’uso del PC da parte di bambini e adolescenti si suggerisce il sito Il Web per amico che contiene un manuale dedicato ai genitori per il corretto uso del PC da parte dei loro figli.
Per concludere.
I bambini possono diventare degli ottimi spettatori (per la gioia dei pubblicitari), farsi anche delle opinioni (quasi sempre stereotipate), ma risulteranno passivi, scarsamente abituati a prendere delle iniziative. Soprattutto a migliorare i propri livelli di conoscenza.
Se vogliono diventare bravi socialmente, devono fare delle esperienze fin dall’infanzia, interagire con altre persone, vivere in una realtà più complessa di quella televisiva che consenta loro di sviluppare il senso critico, il desiderio di conoscere e approfondire ad esempio attraverso la lettura. I genitori, la scuola, la classe dirigente di questo paese devono essere consapevoli che tra qualche anno i bambini e gli adolescenti di oggi saranno costretti a competere a causa della globalizzazione con i loro coetanei europei e asiatici già oggi più istruiti e motivati di loro.
Vorrei infine concludere con un frase di Nelson Mandela
Non c’è nulla in grado di dimostrare quale sia la vera anima di una società se non il modo in cui i bambini vengono trattati.
(Sintesi della conferenza sul rapporto TV, nuovi media e infanzia che l’autore ha tenuto recentemente, su invito di un gruppo di genitori e insegnanti, alla Scuola Materna Colori del Mondo di Roma).