È stato un grande segno che la Chiesa del mondo e di Roma siano state affidate ad un pastore come Papa Francesco. Un uomo dallo stile di vita austero e vicino ai poveri. Un Pastore che invece di esibire il suo potere sacrale chiede di pregare per lui. Che ha indicato – sulle orme del primo Francesco- il nuovo cammino con una delle sue espressioni più incisive Voglio una Chiesa povera per i poveri. Un cammino indubbiamente lungo e difficile ma forse l’unica strada da percorrere. Per spingere una Chiesa diventata da molto tempo autoreferenziale e piagata dagli scandali, a riformarsi. Per farla tornare allo spirito originario, mettendosi al servizio delle persone, nella quotidianità.
Una Chiesa rimasta indietro di 200 anni così come aveva affermato il cardinale Martini nel corso di un’ intervista rilasciata pochi mesi prima dalla sua scomparsa.
“La Chiesa è stanca, nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi e l’apparato burocratico della Chiesa lievita”.
Anche don Gallo nel suo libro testamento In cammino con Francesco (1) esprimeva un giudizio severo sulla Chiesa attuale divenuta fredda e scostante,impreparata alle nuove sfide mondiali. Dalla globalizzazione al multipolarismo, dall’Islam alla deriva delle nuove chiese, dalla rivoluzione delle biotecnologie all’ecologia, fino all’espansione del ruolo dei laici.
Ma nello stesso tempo Don Gallo guardava con grande fiducia all’arrivo del nuovo Papa.
“Con l’elezione di Francesco tutto è possibile”.
I primi segnali di rottura con una Chiesa arroccata e chiusa in se stessa, Papa Francesco li sta già dando. Nessuna formalità prediche semplici ma con un contenuto dirompente .
Nel suo intervento all’Assemblea Generale dei vescovi, ha messo in guardia i vescovi italiani dal rischio del carrierismo, dal diventare «funzionari» e «chierici di stato» distaccati dalla gente, dalle «lusinghe del denaro e del potere », dal pensare troppo all’organizzazione e alle strutture.
Ancora più rivoluzionario è stato il contenuto del breve discorso rivolto ad un gruppo di nuovi ambasciatori in Vaticano, messaggio che in realtà era indirizzato al villaggio globale. Discorso che pone il Santo Padre come punto di riferimento spirituale e morale non solo dei cattolici ma anche del mondo laico.
A difesa di quella dignità dell’uomo calpestata e vilipesa a causa di un liberismo e di una finanza spietati. Di una concezione imperiale della globalizzazione, portata avanti dalle multinazionali, secondo la quale tutti i popoli dovrebbero fondersi tra loro, uniformarsi, annullando le particolarità specifiche(2)… Papa Francesco ha parlato di una emergenza che sta vivendo l’umanità “La persona umana è in pericolo, perché la causa del problema non è superficiale ma profonda, non è una questione di economia ma di etica e di antropologia“. Se a comandare è il denaro, si altera l’equilibrio di una creazione nella quale “Dio padre ha dato il compito di custodire la Terra non ai soldi, ma a noi, gli uomini e le donne“.
Papa Francesco ha ricordato che in un mondo in cui il reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale e quello della maggioranza si indebolisce.“L’essere umano è considerato egli stesso come un bene di consumo che si può usare e poi gettare. Abbiamo incominciato una cultura dello scarto”. E lo scarto, secondo il Pontefice, riguarda anche la vita umana più debole, quella degli anziani e dei bambini, e si concretizza nel disinteresse per chi muore nella povertà.
Papa Francesco ha parlato di “volontà di potenza e di possesso diventata senza limiti ” da parte di una minoranza . “Dietro questo atteggiamento si nasconde il rifiuto dell’etica, il rifiuto di Dio. Proprio come la solidarietà, l’etica dà fastidio! È considerata controproducente; come troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere; come una minaccia, perché rifiuta la manipolazione e la sottomissione della persona”.
Le parole di Papa Francesco sono forse il manifesto di una nuova Chiesa, un messaggio di speranza per tutte le situazioni che attendono svolte di giustizia. Sono parole da cui emerge il messaggio di una “ecologia umana” che deve essere accostata alla “ecologia ambientale” perché “quando il cibo viene condiviso in modo equo e con solidarietà nessuno è privo del necessario“.
È significativo che a lanciare questo messaggio al “villaggio globale” e ai potenti della terra, sia il primo successore di Pietro che viene dall’America Latina. Il continente con il più alto numero di cattolici. Un continente che ha subito regimi di dittatura militare sanguinosa, esperienze marxiste, guerriglie e che soffre ancora di un neoliberismo selvaggio imposto dalle multinazionali, che ha provocato e continua a provocare situazioni drammatiche di povertà e di disuguaglianza.
Un continente in cui la Chiesa si è da sempre caratterizzata per il dinamismo delle sue comunità, per il suo impegno nelle lotte sociali testimoniate dalla Teologia della liberazione (3).
Al tempo stesso un continente in cui la Chiesa cattolica si trova a fronteggiare una grave emorragia a causa dall’esplosione della chiese evangeliche e pentecostali.
In Brasile, la Chiesa cattolica in venticinque anni ha perso un quarto dei suoi fedeli. In Argentina, in vent’anni, quattro milioni l’hanno lasciata per andare ad ingrossare le fila delle “sette” evangeliche.
Va ricordato che l’avvio delle operazioni di “occupazione” dell’America Latina da parte delle sette evangeliche fondamentaliste, inizia dopo la Conferenza generale delle chiese cattoliche latinoamericane di Medellín nel 1968. In quegli anni, infatti, mentre nei Paesi capitalistici più avanzati, si era realizzato un miglioramento dello standard di vita anche per le classi lavoratrici, in America Latina le diseguaglianze sociali aumentarono ,gli indici di povertà crebbero ulteriormente insieme ai colpi di Stato, avallati dagli Usa, che fecero sprofondare l’intero continente in una spirale di violenza e di morte.
La Chiesa cattolica, preoccupata per la situazione di estrema povertà del popolo, provò a sganciarsi dai regimi politici al potere nell’area, attraverso l’opzione per i poveri. Presero corpo, in forme differenti, alleanze tra i settori più progressisti del mondo cristiano e di quello marxista. sorsero gruppi di fedeli, spesso impegnati politicamente a sinistra, che reclamavano una Chiesa diversa, lontana dal potere e solidale con i più deboli.
Tali esigenze si manifestarono all’interno della Conferenza episcopale latino-americana (Celam), che celebrò a Medellin, nel 1968, la sua seconda assise generale, per riorganizzarsi in base alle decisioni assunte al Concilio Vaticano II.
Secondo molti osservatori la conferenza di Medellin è stata uno degli episodi più importanti per la storia della Chiesa del Novecento. Soprattutto perché per la prima volta una Chiesa periferica come quella latinoamericana si metteva ,senza complessi d’inferiorità, sullo stesso piano di quella romana ed europea. L’America Latina non era più un continente da evangelizzare, ma una palestra d’idee e suggerimenti per tutta la Chiesa. Sostanzialmente si chiedeva alla Chiesa di compiere una netta scelta di campo e di schierarsi a favore dei diseredati e degli sfruttati della terra, non soltanto mettendo a disposizione di costoro la propria struttura capillare di riferimento, ma anche facendosi portavoce della disgrazia collettiva e sollecitando soluzioni radicali al problema della miseria endemica.
Nacque un nuovo modo di fare teologia. I teologi della liberazione avrebbero utilizzato, pochi anni dopo, proprio questo assunto centrale come trampolino di lancio del proprio operato: una Chiesa popolare al servizio dei poveri e basata sul protagonismo delle Comunità ecclesiali di base, gruppi di persone che si incontravano regolarmente per leggere il Vangelo alla luce della propria realtà sociale. Le reazioni del Vaticano – impegnato con gli Stati Uniti sul fronte della guerra fredda contro il comunismo – non si fecero attendere .
Le conseguenze furono una presa di distanza dai movimenti ecclesiali latinoamericani che si battevano per una maggiore giustizia sociale e soprattutto per il rispetto dei diritti umani nei paesi che, come l’America Latina erano nella sfera d’influenza degli Stati Uniti. I settori conservatori della gerarchia ecclesiastica si scagliarono contro le Comunità di base, considerate un intollerabile ministero parallelo che non vigilava sulla «purezza della dottrina», affermando che « la concezione di Cristo come politico, rivoluzionario, come il sovversivo di Nazaret, non si concilia con la catechesi della Chiesa.». I vertici della Santa sede diedero così inizio alla normalizzazione, attraverso espulsioni e riduzioni al silenzio di tutti coloro, vescovi, sacerdoti e operatori laici ,che facessero un uso politico del Vangelo.
Ma dalle intuizioni di Medellìn, si sentirono minacciati soprattutto gli Stati Uniti e i regimi militari latinoamericani . Il famoso Rapporto Rockefeller, presentato agli inizi dell’agosto 1969 al presidente degli Stati Uniti Nixon indicava la Chiesa come il principale problema per gli interessi americani nel continente.
La Chiesa cattolica latino-americana veniva accusata di essersi trasformata in una forza per il cambiamento delle strutture sociali ed economiche esistenti, e di non rappresentare più un alleato di fiducia per garantire la stabilità sociale, anzi di costituire un pericolo.”una forza orientata al rinnovamento, anche rivoluzionario se fosse necessario”(4).
Il problema era serio. In gioco c’era lo sfruttamento delle enormi ricchezze del continente latino americano monopolizzate dalle multinazionali americane .Dal petrolio all’agroalimentare,dal gas al rame, dall’uranio al tungsteno. Gli strateghi di Washington decisero di agire in due direzioni . Da un lato eliminare i rappresentanti più scomodi della Teologia della liberazione, diventati collante sociale tra le opposizioni politiche, anche armate, ai regimi fascisti latinoamericani e i campesinos. Moltissimi furono i sacerdoti e operatori laici vicini al movimento uccisi, torturati o fatti scomparire dalle dittature in Brasile ,Cile, Argentina, Colombia,Guatemala, Nicaragua ,El Salvador.
L’altro aspetto della strategia di Washington fu quello di contrastare il cattolicesimo sul campo, creando ad esso degli antagonisti.
Sponsorizzate dalla ricca destra religiosa, conservatrice ed anticomunista viscerale, degli Stati Uniti, cominciano ad arrivare in grandi forze in America Latina le sette evangeliche fondamentaliste, soprattutto quelle di impronta carismatica e pentecostale. Esse predicavano, che non si deve tenere conto dei dolori e delle ingiustizie di questa terra, ma avere la pazienza di attendere il Giudizio Universale. Sarebbe una grave colpa cercare di anticipare questo momento: bisogna quindi isolare il dolore e non trasformarlo in inquietudine sociale.
Anche la piattaforma politica di Ronald Reagan nel 1980 conteneva un esplicito riferimento alla teologia della liberazione giudicata una pericolosa «dottrina politica, ormai deviata della credenza religiosa, con un significato antipapale e antiliberista». L’amministrazione Reagan si contraddistinse per i miliardi di dollari investiti per favorire ,in tutti i Paesi latinoamericani considerati «a rischio comunista», la diffusione di sette fondamentaliste, intrise di fanatismo religioso.
Il complesso tentativo di rifondare la religione cattolica dalla periferia, e dalla parte dei dannati della terra, fu respinto e la religione fu piegata alle «esigenze del mercato».
In questi anni la teologia della liberazione sembra aver ripreso vitalità. Recentemente è stato il suo fondatore, il prete peruviano Gustavo Gutiérrez, a dichiarare che essa “è ancora viva in America latina nonostante le ultime quattro decadi e il suo messaggio centrale, l’opzione preferenziale per i poveri, si ripercuote sul compito pastorale della Chiesa”.
Oggi grazie anche al contributo del teologo brasiliano Leonard Boff, la Teologia della Liberazione sembra avere sviluppato un nuovo filone, scoprendo lo stretto legame spirituale tra solidarietà che gli esseri umani sono chiamati ad avere tra loro e quella che li impegna con la natura(5).
A chi gli ha chiesto se questo suo pensiero “ecologista”, più attento all’ambiente, sottintenda che qualche cosa è mutato nella “teologia della liberazione”. Boff ha cosi risposto : Ne sto portando avanti l’asse centrale: attenzione cioè alla vita in tutte le sue forme. I poveri della terra, il terzo mondo gli indigeni, gridano. Ma grida anche l’acqua, l’aria, la terra. Il grande povero oggi è il pianeta Terra oppresso dalla nostra logica consumistica. La medesima logica che sfrutta e usa il lavoro degli uomini sta devastando Gaia, la Madre Terra. A tutto questo va opposta la logica della vita e della liberazione.
Leonardo Boff che, nel corso dei precedenti pontificati, era stato ridotto al silenzio dai vertici della Chiesa, in un suo recente intervento sembra tendere la mano a Papa Francesco indicandolo come la figura giusta per mettere a posto una Chiesa “in rovina”. Con Papa Francesco, un Papa dal terzo mondo, possiamo respirare felicità.Ha il vigore e la tenerezza di cui abbiamo bisogno per creare un nuovo mondo spirituale. Un papa che arriva con la prospettiva che molti di noi in America latina condividono per sostenere le cause universali, cause come i diritti umani dalla prospettiva dei poveri, il destino dell’umanità che sta soffrendo, i servizi per le persone che vivono ai margini“.
_______________________
1) Gallo Andrea, “In cammino con Francesco”, ed. Chiarelettere 2013
2) Oggi delle cento realtà economiche più importanti del pianeta solo 49 sono Stati e ben 51 sono le multinazionali controllate da una ristretta elite politico ,finanziaria ,industriale.
3) La Teologia della Liberazione si ispirò ,in parte, al movimento dei preti operai fondato in Francia nel 1943 dall’abate Godin e successivamente diffuso in alcuni paesi europei tra cui l’Italia . Nel suo libro France terre de mission Godin denunciava la progressiva scristianizzazione del Paese, in particolare della classe operaia, e accusava la Chiesa ufficiale di usare nell’apostolato mezzi antiquati, non più rispondenti alle nuove esigenze dei tempi moderni e proponeva come nuovo strumento, più attuale, di apostolato la figura del prete che si spoglia della veste talare ed entra in fabbrica con la tuta, facendosi operaio con gli operai. L’esperienza dei preti operai fu presto accusata di essere pericolosa per l’integrità della fede e della testimonianza cristiana, i preti furono considerati troppo vicini al comunismo e denunciati in Vaticano per attività sovversiva. Nel 1954 Pio XII ordinò a tutti i preti operai di tornare alla loro precedente opera pastorale tradizionale o di entrare in comunità religiose che fossero presenti a fianco dei lavoratori, ma all’esterno delle fabbriche
Va anche ricordato che
- la Teologia della Liberazione latinoamericana ispirò la lotta per i diritti civili dei neri negli Stati Uniti, condotta dal pastore battista Martin Luther King
- la Teologia della Liberazione ispirò in Sudafrica la lotta contro l’apartheid, in cui protagonista sarà, negli anni più recenti, il vescovo anglicano Desmond Tutu. Nel resto del continente tale teologia ha messo in discussione la conquista coloniale e lo schiavismo denunciando la conseguente miseria di cui soffre tuttora la grande maggioranza dei paesi africani.
4) Boff Leonard, “Ecologia, mondialità, mistica,L’emergenza di un nuovo paradigma ” ed. Cittadella1993. Boff Leonard, “Spiritualità per un altro mondo possibile Ospitalità, convivenza, convivialità”ed. Queriniana 2009.