Alcune volte, rare purtroppo, per affrontare temi e domande scottanti, per riflettere in maniera approfondita su una realtà che continua a presentare drammi e controversie inaccettabili, per aprire una finestra cruda e obiettiva sul mondo che ci circonda, un saggio, seppur completo e approfondito, può non essere la soluzione più giusta, lo strumento più efficace.
Alcune volte un romanzo, con la sua dose di creatività e il suo equilibrio in bilico tra realtà e fantasia, può essere molto più sbalorditivo, molto più intuitivo e determinante: è il caso di ?Un mondo di stranieri? di Nadine Gordimer, insieme a Doris Lessing la voce più autorevole ? e bianca ? in quel panorama variegato che è la letteratura sudafricana.
La storia è quella di un giovane bianco e del suo incontro/scontro con la realtà del Sudafrica e , quindi della discriminazione, della segregazione , dell?apartheid.
Due mondi così distinti, carichi di storia, spiritualità e mistero come ogni etnia sa essere: due mondi mantenuti colpevolmente separati; su questo sfondo le scoperte di Toby Hood, le strade più buie di Johannesburg, le amicizie con i ?neri?, e con una realtà mortificata, marginalizzata dalla presunta e pretesa superiorità ?afrikaner?.
E? una storia di gioventù, di amicizia, di vita; una storia di delusioni, di impedimenti, di schiavitù, non quella dei neri, ma quella di una mentalità, gretta e vile, che impedisce aneliti di libertà e relazioni. E? una storia di giovani: Toby, Alex , Sam, una gioventù teoricamente uguale proprio nella sua voglia di vivere, invece colpita dalla crudeltà degli uomini.
In un?epoca , quella attuale, che quotidianamente batte il tasto dell?integrazione, della tolleranza, del rispetto della diversità, questo romanzo della Gordimer, scritto nel lontano 1958, colpisce come un pugno allo stomaco, proprio per la sua lucida e spietata descrizione dell?umana imperfezione, della capacità ?demoniaca ? dell?uomo di ripercorrere vecchie strade e di compiere vecchi errori, dimenticando quello spirito più alto e importante che caratterizza la natura umana, la capacità di relazione, di legame appunto tra uomini apparentemente diversi.
Un monito quindi – quasi a futura memoria ? quello espresso da Sam alla fine del libro, un?ammissione triste e disincantata espressa a Toby, ma forse a tutta la razza bianca:
?Chi può saperlo con voialtri Toby? Forse non ritornerai affatto. Forse sarai trattenuto. Qualcosa te lo impedirà e noi non.. ..?.
Un monito da raccogliere , da colorare di speranza e futuro.
Recensione di un romanzo sulla realtà del Sudafrica: la discriminazione, la segregazione, l?apartheid