Si è svolta oggi a Roma la prima edizione del premio “I nuovi volti della solidarietà”, un riconoscimento di VIDES Italia nato per valorizzare il ruolo dei giovani immigrati nella costruzione di una società più solidale nei confronti dei più deboli. L’obiettivo è quello di costruire un Paese in cui la diversità sia considerata una ricchezza e non un ostacolo, aiutando gli immigrati a diventare sempre più protagonisti, e non soltanto fruitori, dei servizi e assistenza.
Così Amedeo Piva, presidente del VIDES Italia ha commentato l’iniziativa: “L’obiettivo è quello di promuovere tra i giovani un percorso di sensibilizzazione alle tematiche della partecipazione. La loro presenza nel territorio e il loro crescente ruolo nelle dinamiche sociali rendono necessaria una nuova attenzione, che li elegga quali importanti e necessari veicoli di integrazione, dì prevenzione dell’emarginazione e di educazione alla cittadinanza attiva in un’ottica di società interculturale”.
Nel corso della manifestazione è intervenuto anche Gianni Del Bufalo, direttore generale della Fondazione Il Faro, un centro internazionale di orientamento e formazione professionale fondato a Roma nel 1997 da Susanna Agnelli, con l’intento di aiutare giovani italiani e stranieri che provengono da situazioni di disagio.
Si è parlato di volontariato -un fenomeno di origini antiche- come fattore in grado di unire il Paese. Con un ruolo sempre più centrale, specie in una fase di progressiva “destatalizzazione” del sociale, ormai inarrestabile a causa della carenza di risorse pubbliche a disposizione (e anche perché in questo momento sembrano prevalere modelli politici meno solidali).
Così Gianni Del Bufalo nel suo intervento: “Nell’accezione italiana pubblico significa Stato, istituzione pubblica. In quella anglosassone public indica invece il bene pubblico di cui si deve far carico sia l’istituzione che il privato sociale”. E proprio questa è la dimensione che il Paese deve essere in grado di riscoprire e valorizzare, senza aspettare un impossibile intervento “dall’alto”.
“Oggi unire l’Italia non significa più riconquistare Trento e Trieste o sbarcare in Sicilia per liberare il Sud dai Borboni- ha aggiunto il direttore della Fondazione Il Faro- ma riscoprire e rendere visibili e concreti quei valori che permeano la cultura del Paese. Quegli stessi valori che l’hanno costruita e che l’hanno tenuta unita in questi anni”.