?Risanare il bilancio della sanità del Lazio tagliando subito i posti letto ospedalieri? Mi sembra che ci sia una domanda preliminare da porre: ma sono posti liberi??
Questo l?interrogativo che Amedeo Piva ha sollevato al convegno promosso dall?associazione dei Popolari sull?emergenza sanitaria regionale. Secondo l?ex assessore alle politiche sociali di Roma ?senza una profonda riorganizzazione del territorio, il rischio che corriamo con una politica di tagli è quello di lasciare scoperti servizi cruciali per i cittadini. Tutti ricordiamo cosa avvenne con la riforma Basaglia?.
Alla richiesta di coordinamento sollevata da Piva, il presidente dell?Agenzia di sanità pubblica Lucio D?Ubaldo offre una risposta decisamente innovativa sul piano organizzativo, che se dovesse trovare effettiva applicazione è destinata a trasformare radicalmente l?intero l?assetto della sanità romana. Accanto alla razionalizzazione delle strutture e dei servizi ospedalieri, che oltre alla scomparsa di strutture antiquate come il San Giacomo e il Forlanini prevede la riconversione di diversi nosocomi minori in centri di assistenza integrativa, la proposta è infatti quella di dotare la capitale di un?unica azienda ospedaliera che accentri le funzioni e le competenze oggi ripartite tra le cinque Asl capitoline.
Secondo D?Ubaldo ?Disporre di un?unica agenzia romana significherebbe avere una sola regia con responsabilità accentrate e dunque certe, al posto di un sistema organizzativo, quello odierno, in cui troppo spesso risulta difficile individuare competenze e relative responsabilità, con un?eccessiva dispersione di energie e naturalmente di risorse?. Alla necessità di decentramento sul territorio sembra così rispondere la volontà di accentrare la rete ospedaliera cittadina in un quadro di riforma sistematico e strutturale: ?Cominciamo col dare alla sanità del Lazio un piano di stabilità; muoviamoci per costruire un tavolo istituzionale prima ancora che politico sul quale lavorare, capace di sottrarre il settore ai rischi legati all?alternanza di governo del territorio?. Una posizione, quella del presidente dell?Asp, che sembra in effetti riscontrare favori trasversali alle forze di governo, in cui lo stesso Luciano Ciocchetti (Udc) dichiara di riconoscersi definendola ?una proposta di riforma sanitaria assolutamente necessaria e sotto molti aspetti condivisibile con le forze della maggioranza?.
La portata di questa eventuale trasformazione è comunque tale da suscitare non poche perplessità tra coloro che a vario titolo si sono occupati negli anni di sanità: tra gli altri Amedeo Piva ha osservato come ?la discussione intorno al numero di Aziende ospedaliere necessarie per Roma non è del tutto nuova: se ne parlava già nel 1993 con la giunta Rutelli, ancora nell?era delle Usl. Penso che la questione fondamentale che dobbiamo affrontare a più di dieci anni di distanza da allora, non è tanto di quante Asl abbiano bisogno Roma o il Lazio, ma piuttosto se il modello di coordinamento vigente sia stato correttamente applicato sul territorio. Il rischio che corriamo è quello di abolire un sistema prima di averne effettivamente comprovato l?efficienza?.
Un piano di stabilità per la sanità di Roma e del Lazio