In questi giorni la redazione del nostro giornale è stata subissata da commenti e risposte all’ultima newsletter di Amedeo, il cui tema – il rischio di una disaffezione per la politica tout court e i possibili rimedi per contrastarla – è stato in grado di suscitare il vivo interesse di tanti nostri amici.
Si è parlato naturalmente molto dei privilegi di cui beneficiano troppi politici italiani e della proposta quindi di intervenire con un taglio drastico del numero dei parlamentari.
Ma “sforbiciare” il parlamento è davvero la misura risolutiva di tutti i problemi? “Con il “porcellum” hanno svuotato il ruolo dei parlamentari – osserva Amedeo – e ora come rimedio vogliamo dimezzarne il numero? Mi sembra davvero una brutta strada. Ben venga allora anche il referendum contro il “porcellum”.
Stefano Ceccanti, costituzionalista e membro della Commissione Affari Costituzionali al Senato, è intervenuto nel merito commentando così:
“Ha ragione. Infatti sono impegnato sul referendum.
Però è anche vero che:
a) molte decisioni si sono progressivamente spostate sul livello europeo e altre lo saranno: possiamo dire che son metà delle cose che faceva il Parlamento nazionale quando era stato fissato il numero attuale?
b) molte altre si sono spostate su comuni, province e regioni, possiamo dire almeno un 20%?
Insomma il lavoro parlamentare si è quantitativamente ridotto di due terzi.
A questo punto una ragionevole sforbiciata non è populismo, ma è un dato di razionalità”.
E il dibattito continua.