È un luogo bellissimo, dove da quasi un secolo e mezzo si rende alla città di Roma un servizio prezioso. E non solo alla Capitale, ma anche a tutto il Lazio e alle regioni del Sud Italia.
Si tratta dell’ex casale di S. Pio V: una imponente residenza papale di campagna, ultimata nel 1567, composta da una splendida villa immersa in un grande parco. Il complesso, situato tra le attuali vie del Casale di S. Pio V e Gregorio VII, dopo essere stato residenza papale è appartenuto alla famiglia Chigi, per diventare quindi sede della scuola di agronomia.
Nel 1873 la villa fu acquistata dalla regina Margherita di Savoia, che volle farne un Ospizio per i ciechi poveri, soprattutto donne di ogni età: bambine, giovani e anziane.
Sempre a Roma pochi anni prima – nel 1868 – Pio IX aveva fondato sull’Aventino l’Istituto dei ciechi S. Alessio, che doveva servire – come recita lo statuto – “pel ricovero e per la educazione de’ poveri fanciulli ciechi dello Stato Pontificio”.
Dunque l’ospizio Margherita di Savoia veniva a completare l’impegno della città di Roma per tutte le persone non vedenti. Istituzioni simili stavano nascendo, a quel tempo, anche in altre parti d’Italia: a Padova (1838), a Milano (1840), a Genova (1868) e a Napoli (1873).
Nel 1912 il professor Augusto Romagnoli, un insegnante non vedente di filosofia laureato con una tesi pedagogica dal titolo “Introduzione all’educazione dei ciechi”, venne chiamato dalla Regina ad avviare una sperimentazione con alcune bambine e adolescenti che vivevano presso l’Ospizio da lei fondato.
Il ministro Gentile nel 1923 invitò quindi il Romagnoli a redigere delle disposizioni legislative per la scolarizzazione di minori privi di vista. Due anni più tardi venne introdotto l’obbligo scolastico per i minori ciechi fino alla scuola elementare e fu istituita, proprio presso il Casale di Pio V, la “Regia scuola di Metodo per gli educatori dei minorati della vista”, che nel 1960 sarebbe diventata l’Istituto Statale “A. Romagnoli”, con annesse scuola materna, elementare, media e il convitto. Tali realtà hanno funzionato ininterrottamente fino al 1977, quando una nuova legge ha garantito l’integrazione dei disabili nelle scuole di tutti.
L’Ospizio Margherita di Savoia ha svolto dunque il suo servizio per ben 140 anni.
Nel 1988 è stata realizzata la fusione con l’Istituto dei Ciechi S. Alessio – che nel frattempo aveva spostato la sua sede nel quartiere di Tor Marancia, in via Tommaso Odescalchi. È nato così il “Centro regionale S. Alessio – Margherita di Savoia per i Ciechi”, che ha mantenuto attive entrambe le sue sedi.
Oggi, a 140 anni dalla nascita dell’Ospizio Margherita di Savoia nel Casale di S. Pio V e a 25 anni dalla nascita del Centro regionale che ha unito il Margherita di Savoia e il S. Alessio, vogliamo aprire questa bella sede alla città. Le ragioni sono tante e tutte importanti:
– perché diventi un patrimonio conosciuto alla città e ai suoi abitanti;
– perché siano giustamente apprezzati i molteplici servizi di assistenza, di riabilitazione, di sostegno domiciliare e scolastico, di formazione professionale e inserimento al lavoro, di produzione didattica e di ausili per una migliore qualità della vita che gli operatori del S. Alessio e del Regina Margherita offrono ai non vedenti di ogni età e alle loro famiglie;
– perché si moltiplichino i legami tra questo Centro e il mondo del volontariato e della cooperazione sociale, della musica e della cultura. E, non ultimo, con il mondo del lavoro e delle imprese.
Appuntamento il 17 ottobre alle ore 18.
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