A quaranta chilometri da Gerusalemme, a cento dalle bombe di Gaza.
A duemila anni dal battesimo sul Giordano, a quarantuno dalla guerra dei sei giorni.
Un deserto senza tempo con la freccia ?to Baghdad? che ci ricorda che invece il tempo c?è.
Una città fantastica scomparsa per seicento anni e rinata a nuova vita per l?emozione dei turisti, la gioia degli archeologi e il reddito dei beduini.
Un mare con tanto sale che i pesci non ci possono vivere ma tu ci puoi galleggiare senza fatica.
Decine di negozi improbabili e di barbieri aperti a mezzanotte in paesi tra le montagne apparentemente lontani dal resto del mondo, ma con una fotocopia incollata sulla porta che vieta l?ingresso ?ai cani e agli israeliani? (con tutto il sarcasmo della citazione nazista ribaltata e adattata alla cronaca da Gaza?).
Una settimana strana in cui le memorie dei trionfi di Lawrence d?Arabia si mescolano con il sapore dell?agnello cotto nello yogurth e le foto strazianti riportate dai giornali di oggi. (Oddio come è lontano il natale !)
Che bello (almeno per una settimana !) non essere costretti ad ascoltare l?ennesima dichiarazione del premier seguita dal prevedibile quanto inutile sciame di commenti replicato in ogni TG fino alla nausea? e provare invece a guardare la storia dal parapetto del monte Nebo -come Mosè tremila anni fa- per scoprire che è il film è più o meno lo stesso di allora (cambiano solo i nomi e le scenografie), ma la sostanza rimane: un deserto da attraversare e una terra promessa all?orizzonte.
Non ci sono più i Moabiti, gli Edomiti e i Filistei? ci sono gli Sciiti, i fondamentalisti e i Banyamulenge (ma anche i veltroniani, i dalemiani, i dipietristi).
Non ci sono più le terre fertili da conquistare e proteggere? ci sono i voti, i posti, i giornali, le reti televisive e -come allora- spesso quello che sembra conquistato per sempre si perde in una notte.
Non si aspetta più che legge scenda dal cielo sul Sinai e nell?attesa nessuno si consola più con un bel vitello d?oro? si aspetta che sia il parlamento a discutere o -più semplicemente- si limiti a mettere timbri sui decreti legge del governo che almeno sono belli e fatti? a misura degli interessi di chi li ha proposti (proprio come il vitello d?oro).
Insomma una settimana in Giordania -oltre a farci conoscere un altro spicchio di mondo e di storia- può anche darci un respiro un po? più ampio nel leggere quanto ci accade, relativizzando la tentazione di considerarsi l?ombelico del mondo e della storia: siamo solo -come sempre- con un deserto da attraversare e una terra promessa all?orizzonte? ma bisogna crederci perché c?è caligine e non si vede bene? ma siamo sicuri che c?è ? Ma sì che c?è? deve essere proprio lì? oltre il Giordano.
Un deserto da attraversare e una terra promessa all?orizzonte? ma bisogna crederci