“Machiavelli è all’inferno?” Era il titolo della nostra settimana di approfondimento a Roccaraso nel luglio 2007 (LINK).
E proprio le conclusioni di quell’incontro, dove Enrico era stato nostro ospite, venivano riassunte sotto il titolo “Una speranza di nome Letta” (LINK).
Ne riporto un brano: ”Ritroviamo in Letta la forza di innovazione moderna di cui necessita il Paese, la preparazione tecnica, lo spessore politico e la capacità di interpretare compiutamente il “riformismo del realizzare”, capace non solo di indicare una strada, ma anche di percorrerla. La competenza di Enrico Letta nei rapporti internazionali garantisce a tutti noi un impegno fattivo e reale alla creazione e al consolidamento della pace, che direttamente si collega ai temi dello sviluppo equo e delle migrazioni. E anche la giovane età di Letta può costituire un fattore di accelerazione all’ormai urgente avvio di un ricambio generazionale di cui la politica non può più fare a meno”.
Da lì partimmo con la decisione di “essere protagonisti nella politica”.
E guidammo le primarie di Enrico Letta nel Lazio, fuori dal coro della politica romana. Fu un percorso duro e faticoso.
Ora condividiamo l’orgoglio di un amico che deve ridare concreta speranza all’Italia.
E ha cominciato ieri, portando a giurare fedeltà alla Repubblica Italiana un Governo cosiddetto di larghe intese, non banalmente civettuolo o vacuamente improntato alla “gioventù”, ma costruito sulla “novità”: donne e uomini di esperienza che avevano bisogno di qualcuno che facesse saltare il tappo (dei loro capi politici) per mettersi finalmente alla prova della responsabilità pubblica per il bene comune.
Un Governo per un terzo fatto da donne, da una ministra immigrata, da persone di tutti gli schieramenti (o quasi) che hanno finalmente l’occasione di far vedere quel che valgono.
È la via di VeDrò, con cui anni fa Enrico Letta inaugurò un pensatoio fatto da 30/40enni che – piuttosto che circoscriversi nel perimetro del proprio partito di appartenenza – dibattendo e argomentando stendevano, un po’ inconsapevolmente, un patto generazionale. Un patto da fronti diversi nell’interesse del Paese, nel nome delle Riforme e delle regole condivise.
Bravo Enrico! Avevi visto lungo? Non so, ma di certo preparavi una generazione all’evenienza, conscio che “non esiste la fortuna: esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione” (N. Machiavelli, del quale continuiamo a non sapere se è all’inferno, ma di cui apprezziamo la lucidità che ci aiuta a capire quanto accade…).
E con questo orgoglio, e sempre nello stesso senso di marcia, appuntamento il 7 maggio con l’incontro di Praxis “L’impegno non delegabile”…
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IL SEGUGIO – Rubrica a cura di Veronica Arpaia
La rubrica di Praxis che aiuta a rimettersi davvero in gioco (LINK).
Anche questa settimana tante offerte di lavoro per diversi profili professionali: dall’impiegato contabile allo store manager, dal cuoco al banconista…
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I NOSTRI INCONTRI…
PRAXIS – IL MODELLO VINCENTE (in tre mosse). Un equilibrio dinamico tra innovazione e continuità (LINK).
Da Ignazio da Loyola a Jorge M. Bergoglio.
Mossa 1: 7 maggio 2013, ore 18.30 – “L’impegno non delegabile”
“Fare come se tutto dipendesse da Dio e, nello stesso tempo, agire come se tutto dipendesse da noi” (Ignazio da Loyola)
Con Francesco Occhetta SJ (Civiltà Cattolica)
Visita alle Stanze di S. Ignazio
Chiesa del Gesù (Piazza del Gesù – Roma).
Quota di partecipazione: 5 euro
Per info e prenotazioni (FINO A ESAURIMENTO POSTI): praxis@scuolapraxis.it – 320647233
Buona settimana.
Amedeo Piva