“2030. La tempesta perfetta”. A un primo sguardo potrebbe sembrare il titolo intrigante di un bestseller di science fiction, da leggere con distrazione sotto l’ombrellone. E invece niente è più concreto e fondatamente vero di questo recentissimo lavoro di Gianluca Comin e Donato Speroni, a un tempo saggio documentato e agenda serrata dei temi e delle scelte epocali che l’umanità è chiamata ad affrontare nei prossimi vent’anni.
“Come sopravvivere alla Grande Crisi” è infatti il sottotitolo del libro, perché – come mettono in guardia i due autori – di qui al 2030 “sulla base delle ultime previsioni dell’Onu, possiamo aspettarci che sulla Terra ci saranno oltre 8,3 miliardi, cioè oltre 1,3 miliardi di abitanti in più rispetto all’oggi”. Una crescita demografica dai ritmi vertiginosi e “tale da porre gravissimi problemi politici, economici sociali”.
La tempesta del titolo è dunque quella “perfect storm” che rischia di abbattersi sull’umanità tutta, così come ha affermato il capo dei consulenti scientifici del governo britannico John Beddington. A meno che non si inizi a ragionare in termini non episodici su come affrontare le nuove grandi sfide globali. Perché, come evidenzia lo stesso Beddington “si prevede che entro il 2030 il mondo dovrà produrre circa il 50 per cento in più di cibo ed energia e il 30 per cento in più di acqua dolce, oltre a dover attenuare i cambiamenti climatici e a dovercisi adattare”.
E se ci illudessimo, come sostiene qualche scriteriato, di poter continuare a vivere protetti dalla catena delle Alpi e da due bracci di mare, senza affrontare tutti questi rompicapo? Comin e Speroni, citando Beddington, non ricorrono a giri di parole: “le cose cominceranno a mettersi davvero male”.
Una prospettiva catastrofistica e a tinte fosche? No, perché quella della tempesta perfetta è “al tempo stesso un allarme e un invito”. I due autori passano infatti in rassegna i parametri da considerare e definiscono le linee di azione necessarie per rispondere alla minaccia con una proposta concreta. Una pars costruens capace di aprire scenari inediti ed entusiasmanti.
Dai fattori in grado di misurare davvero il livello di benessere della popolazione, alle promesse della tecnologia al tema delle risorse – rinnovabili e non – del pianeta: energia, clima, acqua e cibo. Per arrivare poi ai modelli di governance globale, di sostenibilità sociale e perfino di comunicazione, definita significativamente “un fattore critico”. Un tema questo che non poteva trovare relatori più autorevoli di Comin e Speroni. Il primo, a lungo presidente della Ferpi, la Federazione delle Relazioni Pubbliche italiana è oggi direttore delle Relazioni esterne di Enel. Mentre Speroni, già vicedirettore del Mondo insegna all’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino.
Il tutto corredato da riferimenti chiari, con citazione di fonti e tabelle finali. Quello che serve fin da oggi è “lungimiranza e pianificazione attenta”, in vista di “un cambiamento essenziale”, decisivo per affrontare la tempesta perfetta: “il passaggio dalla coscienza individuale alla coscienza collettiva”. Una metánoia, un cambiamento di mentalità indispensabile per dare sostanza a quella che i due autori definiscono una “speranza new global”.
E questo è l’aspetto più affascinante e ambizioso del libro, che non si limita a indicarci, dati alla mano, cosa non funziona nei nostri stili di vita. Ma segna anche le direttrici da seguire per dare inizio a una vera e propria rivoluzione culturale, che trova “la sua chiave di volta nella forza dell’interconnessione, del dialogo e della soluzione condivisa del conflitto”. A riprova del fatto che pensare corto e meschino non ha mai salvato nessuno.
Un appello alla speranza, insomma, perché aver paura è un lusso che non possiamo più permetterci. “Senza dubbio le prove che dobbiamo affrontare sono difficili e pericolose, per noi e per i nostri figli – affermano Comin e Speroni – ma se la collaborazione prevarrà sulla diffidenza reciproca, potremo utilizzare al meglio le risorse umane, economiche, tecnologiche, necessarie per vincerle”.
Una speranza che non splende lontana come un sole di fine agosto sul mare, ma diventa un’indicazione di direzione per l’oggi. Chiamando in causa anche l’Europa, che potrebbe giocare un ruolo centrale in questo processo, dato che “noi europei – come sottolineano i due autori – per cultura e per posizione geopolitica, possiamo essere il cuore di questo movimento di costruzione della fiducia reciproca”. Come? Intanto dotandoci “di una politica economica comune”, il primo passo per realizzare l’assetto giusto e aspirare quindi a essere “il cuore delle reti che potrebbero cambiare il mondo”. In meglio, così come non si stancano di evidenziare i nostri analisti e politici tra i più lungimiranti. (link).
E se quello che manca ai nostri leader europei, come afferma oggi nel suo editoriale sul Corsera Ernesto Galli Della Loggia è “chiarezza di visione, fiducia in se stessi, capacità di comando e convinzione”, in questo libro ce ne è abbastanza per cogliere spunti e trasformarli in proposta e in azione.
Nel privato e nei luoghi condivisi delle decisioni. Dai pannolini lavabili di mio figlio ai modelli globali di sfruttamento delle risorse energetiche. Convinti, come affermano Comin e Speroni, che “vale la pena che ciascuno di noi pensi anche agli altri”. Perché, nonostante gli strepiti dei disfattisti, la “rete degli uomini di buona volontà è davvero grande e abbraccia l’intero Pianeta”.
Con fiducia e una buona dose di intraprendenza, ci dicono i due autori, “saremo in grado di affrontare la tempesta perfetta”.