A Vukovar tutto racconta della guerra. Non c?è molta gente in giro, in compenso sono proprio le strade a parlare: silenziose, desolate, battute da una leggera brezza polverosa, le strade di Vukovar scandiscono le tappe di una guerra fratricida. Le voragini sui muri, squarciati e affumicati dal fuoco delle granate, sembrano enormi bocche senza denti, tese ad emettere un urlo che il mondo pare non ascoltare.
Tra i palazzi in decadimento e i cantieri che non sembrano conoscere una fine, selvaggi e contorti spuntano alcuni alberi , deboli segni di una vita che fa fatica a rifiorire. Qualche bar, isolato e vuoto, spezza la continuità di questa linea di detriti e rovine, ma è solo un intervallo, una piccola interruzione. Un vecchio siede su una panchina lungo il fiume, davanti a cartoline in vendita raffiguranti la Vukovar di tanti, troppi anni fa; anche questa è storia. Il fiume scorre placido, mentre qualche sparuto gruppo di persone appare in questo anonimo pomeriggio di agosto, così diverso dalle giornate caotiche e balneari di qualsiasi altra nostra città; una grande croce bianca troneggia , a testimonianza dei tanti morti di Vukovar, eroi commoventi e impreparati per una difesa sanguinosa e fratricida di questa città.
Fabbriche in rovina, palazzi ancora sventrati segnano il confine tra cielo e terra, disegnando uno sfondo che è tristezza, stupore, memoria. Ma è soprattutto il silenzio che avvolge questa città, queste strade, questo popolo. Le televisioni di tutto il mondo hanno mostrato tutto di Sarajevo, rincorrendo per strade, vicoli e piazze cecchini, militari, civili, membri delle ong, giornalisti:ma chi ricorda Vukovar? Forse qualche immagine, un ricordo sbiadito, un sentore di dolore e tragedia. A Sarajevo i palazzi crescono di nuovo, innalzandosi verso il cielo, le piazze tornano a brulicare di persone, le strade sono costellate di negozi, bar e ristoranti rimandano all? esterno echi di voci e risate: a Vukovar invece regna ancora il silenzio. I ristoranti, i pochi aperti, sono vuoti, i negozi ancora più desolati. Su un muro crivellato di colpi un arco testimonia un? entrata, mentre una scritta di un verde ormai sbiadito recita PIZZERIA SAN REMO; un brivido corre lungo la schiena, quanto è lontana la riviera , il festival, la musica…quanto è lontano tutto questo, quanti invece i perché che si materializzano da una semplice scritta, quante le domande: ci sarà di nuovo qui, in questa strada, in questa città, una pizzeria? Ci saranno di nuovo, profumi , grida, risate? Ci saranno ancora allegria, speranza, a Vukovar? Per ora è silenzio, interrotto dal rumore di qualche betoniera, dal picchiare di qualche muratore e da un timido, sommesso sospiro; non sono persone, non è il fiume placido e misterioso, non sono neanche le tristi fronde degli alberi a parlare. Sono le strade, le strade di Vukovar.