Ovcara è una zona collinare poco sopra Vukovar. Ovcara nella lingua croata, forse dovremmo dire serba o bosniaca, significa agnelli: in quella zona infatti tanti erano gli allevamenti di questo mite bestiame. Quello che colpisce delle colline di Ovcara è la calma, la serenità; dolci e ondulati pendii di un verde quasi fiabesco, sfiorati da una docile brezza, questi sono luoghi di assoluta pace, luoghi in cui verrebbe voglia di costruire una piccola casa, magari con una bella veranda rivolta verso il tramonto, dove sedersi nelle sere di giugno ad osservare in silenzio il panorama. Ad Ovcara invece, su quelle colline, si erge un monumento e accanto un ampio rettangolo che contiene duecento cespugli: là è stata trovata una fossa comune, là sono state scoperte duecento vittime; durante la guerra, dal vicino ospedale di Vukovar, duecentosessanta persone – tra medici e feriti ? sono stati a forza portati su queste colline, costrette a scavare una fossa e poi giustiziate secondo un efficiente e macabro rituale. Duecento sono stati i corpi rinvenuti, mentre delle altre sessanta vittime ancora non vi è traccia. Là , come in tanti altri luoghi ?alcuni dei quali ancora rimasti ignoti ? il dramma delle fosse comuni, orrore privo di senso e di umanità, segno prepotente di un eccidio senza ragione e senza dignità. Viene da chiedersi come sia possibile che un uomo si comporti in tal maniera nei confronti di un suo simile, seguendo i dettami di una tecnica terribile nella sua meccanicità e fredda razionalità. Viene da chiedersi come sia possibile, oggi, convivere con una tale realtà, disumanizzante e mortificante per l?intero genere umano. Ovcara: strana, per non dire terribile, coincidenza. Cosa c?è infatti di più innocente di un agnello, animale votato da sempre al sacrificio? E cosa di più innocente di un inerme ferito, di un paziente d?ospedale o di un volenteroso ed imparziale medico? E così in un luogo che madre natura sembrava aver destinato al silenzio e alla contemplazione la mano umana ha saputo solo lasciare un segno di crudeltà, di orrore e di dolore; dissonante, crudo si erge il monumento a ricordo delle vittime, un pugno nello stomaco, uno scandalo alla vista, ma pienamente efficace nel suo significato. Là dove tutto appare come segno di vita e di concordia, una stele eretta da mano umana obbliga al ricordo di un? altra azione umana tanto più vile e crudele. La lingua non cambierà, e forse gli agnelli torneranno a belare e a pascolare beatamente, ma ad Ocvara ormai quella è la collina degli innocenti.