Un attacco così duro non se lo aspettava davvero. Almeno non dopo la riformulazione dell?articolo 1 della legge sulle unioni civili, i Dico. C?è una sofferenza reale nelle parole di Pierluigi Castagnetti, vicepresidente della Camera, cattolico della Margherita.

– La Chiesa sembra avercela soprattutto con chi come lei è un cattolico con responsabilità pubbliche. È lo stesso Papa a dire che la legge sui Dico va fermata. E l?affondo mediatico d?Oltretevere ormai è una costante. Come sta vivendo queste pressioni?
«Non c?è dubbio che queste posizioni creano un certo disagio, una certa sofferenza nei politici credenti, anche perché i cattolici democratici vengono da una tradizione di impegno politico che Zaccagnini definiva ?non in nome della fede ma a causa della fede?. La sofferenza nasce dal vivere su di sé questa doppia appartenenza alla comunità ecclesiale e alla comunità civile e di sentire che il proprio impegno per certi versi è più difficile rispetto a chi non è nella stessa condizione. Su tutti i temi anche quelli che non hanno immediate ricadute sul piano etico, il cattolico democratico sente di dover conciliare sempre fra Dio e Cesare. Proprio per questa fatica continua le parole della Chiesa creano sofferenza, soprattutto come se, in questo caso, riteniamo in coscienza di aver operato per evitare una frattura con quelli che il Magistero considera i ?principi non negoziabili?. In questo senso mi identifico nelle parole di sofferenza del ministro Rosy Bindi pur non avendo dovuto condurre la mediazione che ha condotto lei».

– La legge sui Dico non regola soltanto la situazione patrimoniale, come accade in Francia. Il ministro Bindi lo ha più volte sottolineato. Non è un punto di incontro tra Dio e Cesare, mettiamola così, riconoscere diritti anche a chi si offre reciproca assistenza affettiva?
«Non mi aspettavo un attacco così duro proprio perché la preoccupazione del governo, in particolare dei ministri cattolici, è stata quella – dopo il famoso editoriale di Avvenire sul ?non possumus? che aveva creato una notevole amarezza nei cattolici-, di grande disponibilità».

– Fermiamoci su questo aspetto. Quell?editoriale ha segnato un punto di svolta per il ddl del Governo. Perché?
«L?articolo 1 della legge, quando è uscito l?editoriale, era ipotizzato in modo diverso rispetto a quello attuale. In qualche misura quello definitivo raccoglie le indicazioni contenute in quel ?non possumus?. Sappiamo bene che la Chiesa ha il diritto di intervenire in tutte le questioni che riguardano principi di fondo e il governo ha cercato di raccogliere anche questa ultima preoccupazione dettata, per altro, con toni ultimativi, che riguardava appunto la formulazione dell?articolo 1. Ritengo che quello varato dal Consiglio dei ministri sia ineccepibile. E infatti, adesso, l?attenzione si sta spostando su altri articoli della legge che riguardano, ad esempio, le pensioni e le successioni. Su Avvenire dell?altro giorno c?era un articolo piuttosto interessante di Monsignor Luciano Monari, il quale ha correttamente riconosciuto che le questioni che oggi vengono poste non sono di natura etica ma politica. Riconosco alla Chiesa il diritto di intervenire anche sulle questioni di natura politica, sia ben chiaro, però se il problema si sposta su questo piano allora si riconoscerà che c?è un terreno di dialogo, di discussione e un terreno in cui è legittimo, per quanto spiacevole, avere opinioni diverse, anche per i cattolici impegnati in politica, senza demonizzazioni».

– I toni usati dalla gerarchia ecclesiastica possono essere intesi come una sorta di richiamo all?obbedienza?
«Mi pare che questo sia stato detto in modo esplicito da Monsignor Fisichella, ma non mi sembra che la Chiesa sia arrivata a tanto e non credo che ci arrivi proprio perché il discorso si sta spostando. Stanno puntando agli effetti di questa legge, all?aspetto politico. C?è una domanda di diritti nuovi, si sta discutendo quale tra le risposte sia la più appropriata. Noi riteniamo che quella fornita dal governo sia la più appropriata».

– Berlusconi e Fini hanno bocciato la legge. Si appellano alla sacralità della famiglia. Oggi, dopo l?attacco della Chiesa ancora di più. Lei crede possibile trovare una trasversalità in Parlamento?
«L?obiettivo non credo sia quello di dimostrarsi quali veri difensori dei valori. Questa è un?opposizione che utilizza tutti i passaggi con strumentalità politica, nessun tema viene sottratto a questa logica della speculazione politica. Per questo nel centrosinistra si deve far raffreddare il dibattito e poi iniziare una discussione pacata, a partire dall?Ulivo. In Senato gli equilibri sono delicati: lì bisognerà far capire che il ddl risponde a domande nuove su nuovi diritti e la politica non può sottrarsi».