Temo – e Dio sa quanto speri di sbagliarmi, per noi e per i nostri figli – che una grossa tempesta stia addensandosi sulle nostre teste incoscienti:

1) la situazione finanziaria del mondo riceve scosse inaudite: gli Usa possono andare in default? Per quanto si possa trattare di un default tecnico – in fondo esso nascerebbe solo dalla in capienza dei limiti al debito pubblico americano stabiliti da una legge, americana anch’essa ! –  che drammatiche conseguenze potrebbero nascerne? Per esempio sulle banche detentrici di titoli del debito pubblico americano? L’Europa ha davvero superato la crisi Greca? E come reagirebbe ad una forte pressione sul debito di uno dei paesi maggiori (per quanto incredibile, l’Italia è comunque uno di questi)?

2) I mercati sono estremamente nervosi: le borse flettono quasi quotidianamente, le agenzie di rating inclinano al pessimismo cosmico, i titoli di stato italiano pagano spreads “greci” sul debito tedesco, le banche italiane sono piene di questi nostri titoli. E i risparmiatori italiano pure. Le banche tedesche si sbarazzano dei titoli del debito pubblico italiano.

3) L’Europa messa alla prova dalle vicende finanziarie ha mostrato la sua immaturità decisionale e non si vedono candidati credibili al suo sacrosanto puntellamento; certamente non Italia (dove anche questo sentimento forte si è infiacchito) ma neanche all’estero.

4) L’Italia ha varato una forte ma strana manovra, forse non del tutto focalizzata sull’urgenza del caso italiano; e comunque del tutto, o quasi, rivolta al contenimento del debito; l’economia langue paurosamente, in attesa di una scossa che tarda a venire. Disoccupazione giovanile e rischio di povertà crescono quotidianamente.

5) La situazione politica italiana è sull’orlo di una crisi dagli effetti imprevedibili: cresce il disdoro della politica nella percezione dei cittadini, percezione superficiale quanto si vuole ma pur sempre decisiva in democrazia;  una opposizione credibile sembra cancellata dalla omologazione dei comportamenti, omologazione sommaria quanto si vuole ma proprio per questo ideale per chi vuole cavalcarla con slogan d’effetto; esiste un generalizzato mistrust nei sistemi elettorali che potrebbero all’improvviso dover essere attivati; la frizione fra politica e giustizia aumenta ogni giorno, alimentando il clima di generalizzata sfiducia; aumentano i comportamenti disgreganti.

6) L’opinione pubblica, anche quella che vorrebbe essere più riflessiva e quindi più affidante, sembra farsi guidare verso falsi obbiettivi: i mercati finanziari, le società di rating, etc. Nessuno che canti a chiare lettere una vera chiamata alla autocritica: è vero che i mercati sono iperfinaziarizzati e quindi iperreattivi, ma è anche vero che si focalizzano su dati di fatto: la manovra varata non servirà a nulla se l’Italia non riprende la via della crescita e della produttività (studio duro, lavoro duro, denti stretti, poche chiacchiere, pedalare con forza su tutti i mercati); e dunque perché prendercela coi mercati se ammoniscono per tempo a non credere nell’Italia?

In questo drammatico contesto, noi che facciamo? Discutiamo il processo breve in un ramo del parlamento, e quello lungo nell’altro, la legge sull’omofobia, le sedi di rappresentanza a Monza, le autorizzazioni a procedere, giustizialiste in un ramo del parlamento e garantiste nell’altro, i lanci di fango da sinistra sulla destra e da destra sulla sinistra etc. etc.. Nulla ci risparmiamo e nulla risparmiamo a chi, noi volenti o nolenti, comunque ci giudica magari da cattivi pulpiti ma con argomenti solidi.

Temo che questa dicotomia fra politica e realtà stia per esplodere, non so, ripeto, con quali conseguenze, ma non credo buone.