I capponi di Renzo Tramaglino mentre venivano portati dal dottor Azzeccagarbugli davano uno spettacolo più dignitoso, e anche loro stavano per finire nella pentola.
Il recente percorso della Margherita romana agli occhi, più o meno distratti, dei cittadini (elettori) appare come uno spettacolo disgustoso che crea sdegno o, peggio, indifferenza. Ritengo che sia più grave l?indifferenza, fredda e sprezzante, perché allontana ancora di più il cittadino serio ed impegnato, specie quello che lavora nel sociale, dai valori della politica, dai doveri della partecipazione politica.
Ma la gente normale cosa coglie del conflitto pre-congressuale, congressuale e post-congressuale della Margherita romana? Visto lo spettacolo, pensa la cosa più ovvia, cioè che si tratti di una guerra tra bande dove in gioco ci siano interessi di parte o, addirittura, personali.
Ma è veramente solo questo? Ripercorriamo alcuni passaggi.
Il successo politico del 2001, quando la Margherita viene premiata dall?elettorato anche perché ha saputo presentarsi come unità di quattro partiti, è letto da alcuni come se il partito fosse già un agglomerato uniforme. Ed anche a Roma inizia un processo che tenta di annullare le diversità, annullando fondamentalmente il dibattito.
Con queste premesse e convinzioni alcuni leaders ? e più si è lontani dalla base più si hanno sicurezze ? pensano di aver chiara la linea del rinnovamento necessario al partito ed altrettanto chiara la strategia. Chiara, a loro avviso, è anche la definizione e catalogazione dei ?buoni? e dei ?cattivi?. Con alcuni ?cattivi?, poi, si possono anche fare alleanze, per eliminare altri ?cattivi?.
E veniamo al tesseramento romano, saltando a piè pari l?analisi dei momenti di fondazione e transizione del partito. Ricordo che un tempo per iscriversi al PCI bisognava frequentare la sezione almeno da un anno, bisognava essere presentati da altri iscritti, bisognava subire il vaglio degli organi dirigenti. Procedure altrettanto severe valevano per tante associazioni. Anche per essere iscritti all?Azione Cattolica bisognava prima frequentare e poi sostenere l?esame del parroco!
In genere a Roma, in particolare nell?ambito della Democrazia Cristiana, ma non solo, il tesseramento si è spesso realizzato formando ampie liste di aderenti, a volte ricorrendo all?inclusione di interi circoli sportivi, o addirittura iscrivendo ?amici? ignari.
Questa volta nella Margherita si è sperato in qualcosa di più serio. Ricordo proclami del tipo: ?Non è possibile che a Roma esistano più di 7 o 8 mila militanti. Se si superasse quel livello vorrebbe dire che è un tesseramento gonfiato? E si concludeva, a seconda del ruolo ricoperto: ?Se così avverrà, darò le dimissioni?, o ?lascerò il partito?, oppure ?è uno schifo?.Il tesseramento romano 2003 ha sfondato il tetto delle 19 mila tessere, eppure non è avvenuto nulla di quanto a più riprese annunciato; non una dimissione, non un abbandono del partito, neanche un timido coro di ?che schifo?.
L?unico dato di assoluta certezza è che un tesseramento di questa natura non avrebbe potuto costituire da solo lo strumento per definire le modalità di partecipazione al governo del partito.
Con queste premesse si va al Congresso romano. Nessuno sforzo concreto di concertazione, nessun tentativo di supplire carenze interne con una presenza della società civile, nessun dialogo vero tra protagonisti delle diverse anime del partito. Si è scelta la strada accidentata e pericolosa del mero conteggio delle tessere? Ma non erano tessere gonfiate? E può un partito rinnovarsi su queste basi?
Durante e dopo il Congresso si assiste ad un balletto di ammiccamenti, di dialoghi impossibili in sedi improbabili, tra persone quasi sempre prive di reale delega.
In qualche modo il primo Congresso romano della Margherita va avanti, piccino piccino, tra mille contraddizioni ed incertezze. Legittimato da poco più di 2 mila votanti su 19 mila tesserati, elegge un segretario, subito non riconosciuto dall?altro gruppo della Margherita che, forte della rappresentatività di 5 consiglieri comunali su 6, aveva precedentemente disconosciuto il Congresso stesso. Si era infatti già costituita un?area nuova, ?Primavera Riformista?, che aveva convocato un?assemblea in cui formalizzava i motivi per cui si riteneva non valido il Congresso in corso.
Questa è una rapida descrizione degli avvenimenti. Guerra tra bande, dunque? Forse anche questo. Conoscendo però le persone ? che poi sono i protagonisti di queste diatribe ? non penso si possa ridurre il tutto a sfrenati egoismi ed esclusiva sete di potere. Ci sono tanti errori e qualche grave incomprensione. Ma c?è soprattutto un urgente dovere da compiere: aprire al più presto un confronto diretto, mettere sul tavolo le carte aperte, comunicare agli iscritti e agli elettori una soluzione chiara, mediata, rispettosa delle regole e delle necessarie conciliazioni.
Se questo ormai non è più possibile, si passi la mano agli organi preposti del partito e si faccia, tutti, un passo indietro. Subito.
All?appuntamento tra ?Riformisti? siamo chiamati ad andare con un grande mazzo di margherite, non con un mazzo di ortiche o, peggio, di crisantemi.
I ''Riformisti'' devono ricercare l'unione e la chiarezza