1. VENTO DI NOVITÀ
Il vento di novità che sta attraversando il mondo politico italiano è ancora difficile capire se nasca da bisogni e spinte sociali correttamente interpretate e presi in carico dal mondo politico.
Certo il rischio di rincorrere un?idea di cambiamento e di novità fine a se stessa (come si trattasse di innovare un prodotto che non incontra più l?interesse del mercato) può portare a mettere da parte l?attenzione a processi e azioni di consolidamento delle idee politiche e della loro capacità di interpretazione della realtà. Non sembra sfuggire ai rischi di questa logica neanche il futuro Partito Democratico (PD) che sembra prendere le mosse dall?analisi demoscopica dei dati elettorali più recenti più che dall?interpretazione di autentici bisogni del paese, o almeno di parte di essi. Oltretutto se continuano a vivere logiche di spartizione e di lottizzazione del potere deprecabili e mai condivise dai cittadini si riuscirà sicuramente a far naufragare quella parte positiva e costruttiva che il futuro PD porterebbe con sé.
Per fare memoria di una esperienza recente in questo senso, e comune a molti di noi, basta ricordare l?esperienza dei Circoli della Margherita, tentativo di democrazia attiva dal basso naufragato tra le maglie rigide della burocrazia di partito.
2. LA SOCIETÀ E LA POLITICA
Mi chiedo quindi se il processo di costruzione del PD stia interpretando correttamente anche il desiderio di cambiamento ed i bisogni dei cittadini (italiani ed immigrati), quelli reali. Spesso, nelle diverse occasioni, ci sentiamo dire che il paese è sempre più distante dalla politica, che non capisce il linguaggio e certe litigiosità dei politici, le artate discussioni sul tesoretto o gli aumenti stipendiali autodeterminati in prossimità delle vacanze estive.
Penso che la creazione del consenso debba necessariamente partire dai bisogni espressi o inespressi del paese, che vanno ascoltati, accolti, elaborati e portati a compimento dalla classe dirigente (non solo politica) italiana.
Troppe volte, anche nel recente passato, abbiamo assistito a processi completamente opposti in cui come cittadini siamo stati costretti a subire l?azione politica che per noi definiva bisogni e soluzioni.
Se Politica e Polis sono in un rapporto stretto (e non solo per le comuni radici etimologiche) lo sono, e principalmente, rispetto allo forte delega di poteri e di responsabilità che alla politica è affidata nel rispondere ai bisogni di tutte le fasce di popolazione nell?ottica di un grande progetto che migliori le condizioni di vita di tutti, a partire dagli ultimi.
3. QUALI PRIORITÀ
E quindi mi trovo in piena sintonia con quanto espresso da Federico Colosi in un passaggio del suo intervento, nelle giornate alla Abbazia di Spineta organizzate da Enrico Letta il 9 e 10 giugno scorsi: ripartire dagli ultimi (fondando su ciò l?incontro tra cattolicesimo democratico ed esperienza diessina), ed aggiungo io, pensando in grande.
La scelta degli ultimi, oltre che terreno di confronto sul quale ci si può muovere trasversalmente rispetto a molti interlocutori politici e non, mi sembra una cifra particolare di umanizzazione delle nostre convinzioni etiche più forti, un?opzione fondamentale, antropologica prima che politica.
A questo unisco altri temi in ordine sparso: equa distribuzione di opportunità e di risorse, valorizzazione delle capacità dei singoli al di là delle differenze di genere e di classe, attenzione ai processi innovativi, monitoraggio della qualità dei processi politici.
Mi sembra che la proposta dell?Associazione, 360° che vede in Enrico Letta un punto di riferimento convincente, raccolga la maggior parte di queste istanze, seppur diversamente espresse, ma soprattutto possa rappresentare quella credibilità ed attenzione di cui ha bisogno il mondo politico ma soprattutto la nostra gente.
Molta cura dovrà essere rivolta al processo comunicativo che sia Letta che il movimento metterà in campo per veicolare contenuti e proposte. Su questo terreno si giocherà molto, anzi moltissimo del successo dei valori che ci portiamo dentro.