Uno dei miei sogni ricorrenti è il bosco dei sicomori. Zaccheo, nel Vangelo, è quello strozzino amico degli esattori delle tasse che, curioso ed evidentemente insoddisfatto della propria torbida esistenza, cerca di vedere il passaggio di Gesù. E poiché è piccolo di statura e circondato dalla folla, sale su un albero di sicomoro. Gesù lo nota, lo chiama, si fa invitare in casa sua. Nella casa di un ricco che, di fronte al Maestro, decide di donare parte delle sue ricchezze ai poveri e di restituire il quadruplo del maltolto alle sue vittime. Pensate se migliaia di ricchi, nelle nostre città, molti dei quali pure si professano buoni cristiani, prendessero atto della loro condizione e decidessero di salire tutti, metaforicamente, su un albero per guardare più avanti, l?orizzonte della loro esistenza.
Il sicomoro evangelico è l?albero che restituisce la vita, così come quello del paradiso terrestre è, nel linguaggio mitico dell?Antico Testamento, quello che ha privato l?uomo della felicità. Dal sicomoro si vede l?orizzonte e si prende coscienza delle differenze e delle ingiustizie: nascono domande come ?cosa sarà delle ricchezze che ho accumulato quando non ci sarò più?? , ?a cosa serve, se ho già 100 e vivo nel lusso, possedere 200 o 1000?? …
Alcune settimane fa, mentre il presidente degli Stati Uniti obbligava i cosiddetti grandi manager a restituire i bonus, ossia quei premi milionari che si aggiungono, in base a una logica perversa, a stipendi già da favola, c?è chi in Italia ha timidamente proposto: applichiamo una tassa una tantum a chi ha reddito superiore a una certa cifra, insomma ai ricchi. A cominciare dai parlamentari. Qualcuno ha replicato: proposta inutile e demagogica. Qualcun altro ha giustificato: così si colpiscono gli onesti cittadini che pagano le tasse a beneficio dei grandi evasori fiscali.
Ho l?impressione che spesso, oggi, si etichetti come demagogico qualcosa che è davvero a favore dei cittadini e non ciò che rappresenta, come la storia di questa parola indica, la degenerazione della democrazia. E ho anche l?impressione, e non è mia soltanto, che la lotta all?evasione fiscale stia dando risultati più modesti di quelli che dovrebbero essere. Se un qualsiasi governo deve mettere nelle sue campagne elettorali e nei suoi programmi la lotta al reato fiscale o finanziario o alla criminalità, vuol dire che viviamo tutti nella resa, abbiamo perduto la consapevolezza che combattere i crimini deve essere la normalità e non l?eccezionalità.
(Leggi Noi e i Poveri suhttp://www.ceis.it/index.htm )
Noi e i poveri